X | From Eden

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La giornata era finalmente giunta al suo termine e le stelle quella notte erano ben visibili, sarebbe stata la prima, dopo quattro notti sott'acqua, finalmente sotto il cielo scurissimo che si confondeva col mare. 

Arche non stava già nella pelle, si era preparata tutto l'occorrente: la sua guida, gli incensi che aveva acquistato e, immancabilmente, un piccolo lumacofono che le aveva prestato Uni con diverse funzioni, tra cui quella radio, che sarebbe interessata principalmente alla ragazza.
Salutò il resto della ciurma finita la cena, buttando un ultimo sguardo su Law prima di lasciare la stanza. Lei non lo sapeva, ma andandosene dal salone, Shachi notò come,  quando proprio lei si fu girata, lui aveva appena iniziato ad osservare la sua camminata decisa, come se, dovunque Arche avesse deciso di andare, sarebbe di sicuro stato un bel posto ai suoi occhi felini.

Una volta raggiunta l'alta cabina di vedetta, si guardò attorno: guardò prima verso l'alto: il cielo era pieno di piccole stelle qui e lì, nulla di eclatante, nessuna enorme costellazione visibile al 100% e nessuna stella cadente, ma quel tappeto di lucine intermittenti era forse il suo preferito proprio per essere così unico e semplice, indistinto. Il colore del mare le faceva venire voglia di appoggiare i polpastrelli al vetro di quella cabina e di spostarlo con un solo tocco, di fiondarcisi dentro e ricordarsi com'era nuotare nel mare di notte, prima che mangiasse il suo frutto del diavolo. 

Arche chiuse gli occhi sorridendo e passò lo sguardo sulle onde dolci e lente che ogni tanto si presentavano sui contorni del sottomarino, vedeva le stanze, tutte a luci spente, tranne una: quella di fronte alla sua. Perché quel ragazzo non dormiva mai? Avrebbero potuto tranquillamente porle la stessa domanda, ma dopo un'estenuante lavoro durato mesi, certamente lei si sarebbe riposata per giorni interi (probabilmente perché in primis non avrebbe mai impiegato così tanto impegno così a lungo per qualcosa). Pensò a cosa diavolo potesse star facendo adesso, che si stesse rilassando con svaghi o che avesse già iniziato un nuovo progetto? Imparando a conoscerlo, e ascoltando anche i racconti di Uni e Penguin, Arche avrebbe  scommesso di più sulla seconda opzione. Sorrise sbuffando tra sé e sé e si rilassò continuando a buttare ogni tanto lo sguardo verso l'orizzonte.

Quando passò un'oretta ormai, e lei era giunta alla fine di quel piccolo libro, sentì il legno qualche metro sotto di lei scricchiolare. Si guardò indietro con la coda degli occhi, poi si sporse per il vetro: Law si stava guardando attorno, appoggiato alla ringhiera. Stava gesticolando cn una mano, Arche non capì fino a che non se lo ritrovò dietro di sè, di spalle, anche lui a guardare fuori al vetro con le mani in tasca, mentre quelle della ragazza erano ancora bramanti di sapere, appoggiate ai vetri un po' appannati.

"Mi aspettavo che prima o poi ti saresti addormentata, Acciuga-ya."

Il rumore delle onde la calmava così tanto che forse fece pace con quel soprannome infantile.

"E invece, proprio come qualcun altro su questa nave, io rimango sveglia" pronunciò la frase con un piccolo sorrisetto scaltro e si girò senza paura; si sedette a un paio di metri da lui a guardare il suo stesso panorama.
"Trafalgar, perché sei sveglio? Non dovresti riposarti almeno stanotte?"

"Che c'è, ti preoccupi per me?"

Arche sbuffò alzando gli occhi al cielo, scosse la testa

"Non riesco semplicemente a capacitarmi di come tu non dorma dopo un lavoro così estenuante. Chiunque dormirebbe."

Law ghignò come era solito fare, senza girarsi verso di lei e senza spostare lo sguardo dalla linea invisibile nel bui tra il mare ed il cielo, "Chiunque tranne me." rispose.

"E sentiamo, cosa ti avrà mai tenuto sveglio?" Lei rise piano, in fondo era sempre interessante parlare con lui. 

Law aggrottò le sopracciglia e fece una piccola pausa, stava per alzare il braccio per portarselo al viso ma si rimise composto. Che forse non fosse stata una buona domanda? 

Ma Arche si ricredette subito quando vide di nuovo quel ghigno di profilo, tirò fuori dalla sua tasca una piccolissima boccetta di vetro chiusa con un tappo di sughero, sopra un'etichetta con un'illegibile scritta. La guardò incuriosita, inconsciamente si era spostata un po' più vicina a lui. 

Ancora in silenzio, indicò il suo libro come per chiederle di farselo passare, e dopo che la ragazza esitò con la mano per aria verso la guida, la prese e gliela consegnò senza parlare, cercando di meditare su cosa potesse essere questa sua invenzione, anzi, miscela trasparente.

Law fece molta attenzione e con quelle mani esperte piene di segni e simboli tolse il sughero e versò qualche goccia sul libro; quello che accadde dopo bastò per far spalancare la bocca ad Arche in un enorme sorriso meravigliato, come quando un bambino vedeva un robot o riceveva dello zucchero filato: la guida per quell'arcipelago aveva iniziato ad emanare una luce chiara che alle estremità andava a colorarsi di un acceso arancione; durò solo qualche secondo, ma era magico vederlo in quel momento, al buio, tra le stelle e senza alcun'informazione al riguardo- ma il capitano rimediò.

"E' una miscela chimica che rivela l'aura degli oggetti per qualche secondo. Non avendo né una potenza né dei poteri fisici, l'aura è caratterizzata solo da questo bagliore colorato, che cambia anche di qualche grado o di colore di sfumatura in ogni oggetto: pensa a chi ha una copia della guida come la tua. Ecco, quell'altra copia potrebbe avere un'aura azzurra, ad esempio."

Law spiegava con nonchalance, non sembrava neanche disturbato come al solito. Le raccontava quelle nozioni come se fossero eventi che accadevano quando uno andava a fare la spesa e ops! per sbaglio trovava l'aura di un oggetto inanimato. I suoi occhi brillavano in quel buio, forse erano solo quelle banali, ordinarie stelle a rendere i suoi occhi illuminati da un banale, ordinario scintillio, ma Arche si ritrovò a fissarlo per troppo a lungo, tanto che si scordò di rispondergli. Lui le ridiede il libro facendolo scorrere sulla panda di legno con l'indice e il pollice, mentre abbassava lo sguardo.

"E' davvero magico" 

Lui alzò lo sguardo, come per ascoltarla.

"E' magia come degli ingredienti chimici possano creare certe... sorprese che il mondo ci tiene nascoste." 

In realtà, Trafalgar pensò di correggerla quando disse "ingredienti" con "elementi", ma per una delle prime volte nella sua vita, decise di starsi zitto. Non sorrise, ma strinse le labbra ed annuì, perché in fondo pensava quello che la ragazza aveva appena detto ogni volta che iniziava un nuovo progetto, era questo a portarlo avanti, e il sorriso dell'altra gli faceva capire che poteva essere particolarmente più rilassato del solito con lei. Forse era solo un tratto della sua personalità, ma il chirurgo notò che Arche riusciva a far sentire le persone bene attorno a lei.

Dopo qualche altro minuto a rassicurarsi sulla vedetta e a fare un altro paio di volte quella piccola magia chimica con il libro, Law le diede la buonanotte, e lei in cambio si fece garantire almeno due ore di sonno da parte del chirurgo, che erano comunque qualcosa. E così, la nottata in bianco alla fine la fece la ragazza, un po' a pensare alle magie del pirata Heart e un po' a sentire come le onde lentamente si rendevano più innocue, quasi impercettibili, assieme all'arrivo di una nuova alba.

<< Babe,
There's something tragic about you
Something so magic about you
Don't you agree?

Babe,
There's something lonesome about you
Something so wholesome about you
Get closer to me

No tired sighs, no rolling eyes, no irony
No 'who cares', no vacant stares, no time for me

Honey, you're familiar like my mirror years ago
Idealism sits in prison, chivalry fell on its sword
Innocence died screaming, honey, ask me I should know
I slithered here from Eden just to sit outside your door

Babe, there's something wretched about this
Something so precious about this
Oh what a sin... >>

RADICI ||𝙌𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙨𝙩𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙤𝙨𝙩𝙤 𝙖 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙖𝙧𝙚?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora