XXVIII | Like Real People Do

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Nonostante Arche fosse contenta di rivedere il pirata dopo quei giorni che erano sembrati infiniti, si chiedeva che cosa ci facessero in infermeria e quale problema avesse il suo corpo.
Dopo aver fatto quel commento sui suoi poteri, rimase in silenzio, seduta sul lettino oscillava le gambe infantilmente e guardava il chirurgo, girato di spalle verso la sua scrivania a prendere delle bende e del nastro cinesiologico. Riprese a parlare mentre chiudeva i cassetti:

"Ho notato che hai dei problemi interni alla spalla," sussurrò successivamente tra sé e sé, "suppongo sia inutile usare la terminologia adatta con te."

"Avrei anche voglia di sfidarti, caro Trafalino, se non fosse per la stanchezza del viaggio."

Lui si girò e Arche si rimosse la maglia, coprendosi subito dopo, senza troppa timidezza, il petto con essa. Mentre applicava un paio di creme sulla pelle assieme al nastro colorato, continuò a parlare, stavolta un po' più a bassa voce di prima; alla fine erano vicini e gli altri stavano dormendo, non c'era bisogno di rischiare di svegliarli. Lui la guardò per un nanosecondo negli occhi, tradendo il suo solito comportamento freddo e dimostrando interesse nel viaggio con suo fratello.

"Ah, com'è andata?"

La ragazza non seppe da dove iniziare e come spiegargli tutto l'accaduto, così cercò di farla sembrare una cosa breve, di non mettere l'accaduto eccessivamente al centro dell'attenzione. Non voleva compassione, ma era felice che gli interessasse sapere cosa fosse successo, quindi iniziò a spiegare al chirurgo:

"Siamo arrivati come calcolato, ovviamente abbiamo dovuto coprire il viso di Kidd e i suoi capelli o non sarebbe potuto entrare. Abbiamo capito che papà era innocente, che alla fine erano tutti ricatti passivi e minacce dei portavoce del Governo dell'isola e che lui non c'entrava niente, ma..." la ragazza si fermò, non sapendo come spiegare il continuo della frase.

Law le stava ora applicando le bende, fissandole con cura, ogni tanto dovette tirarle per assicurarsi che non fossero troppo allentate, causando dei piccoli sussulti nella ragazza, mentre cercava di pensare. Dopo un po' continuò, vedendo che le era stato lasciato del tempo per riflettere, senza alcun intervento da parte dell'altro.

"In qualche modo sono riusciti a scoprire Kidd, forse siamo stati tutti e tre troppo incauti, non so... era tutto troppo veloce, avevano preso papà come ostaggio, avevamo sconfitto tutti tranne una maledetta guardia e...e papà non ce l'ha fatta."

Il corvino la osservava ora dalla sedia girevole accanto al letto, si trovava a mezzo metro dal suo viso, intento ad ascoltarla attentamente e a osservare ogni singolo millimetro delle sue espressioni facciali. Abbassò lo sguardo all'ultima frase.
Adesso anche lei sapeva, seppur in modo diverso, la dolorosa culla di quello che era il lutto di entrambi i genitori. Riflettendoci su, il chirurgo notò come, al contrario suo, la ragazza avesse avuto solo un assaggio di quello che potesse essere stata la sua famiglia, perché già a pochi anni dalla nascita aveva perso la madre ed il fratello. A pensarci, Law si ritrovava un enorme senso di vuoto, peso nel petto, e sapeva che lei provasse sensazioni simili in quel momento, e il mare solo sapeva quanto avrebbe voluto colmare quella malinconia con sensazioni accoglienti e calorose che neanche lui pensava di poter provare o trasmettere.

Il fatto era che soffriva nel vederla soffrire, era più empatico del solito con quella ragazza dagli occhi del colore del sole. 

Perdendosi così nei suoi pensieri, si rese conto dell'abbandono agli antri più oscuri della propria mente che stava vivendo l'altra, così, gli venne in mente una cura a quella ferita che solo l'unico medico più importante di lui gli insegnò: il padre gli diceva sempre come gli abbracci fossero la migliore cura a ogni pianto del cuore.

Così, con diversi momenti di esitazione, alla fine riuscì nel proprio intento e, lentamente, approfittandone dell'incredulità della ragazza, fece passare le sue braccia attorno al suo busto, sfiorandolo appena con le mani e facendo giungere quest'ultime alla schiena. La sua maglia era così sottile, non aveva mai freddo, di notte?
Subito dopo la strinse, portandola verso di sé e sporgendosi leggermente dalla sua sedia per riuscire a farle poggiare il suo morbido mento sulla sua solita felpa. Una mano sulla schiena, l'altra le accarezzava la testa ora libera dal suo stesso cappello, e Law non poté far altro che arrossire quando sentì quanto fossero soffici i suoi capelli blu a contatto coi suoi polpastrelli, dovette ringraziare il fatto che non potesse vedergli il viso, o la sua reputazione da impassibile sarebbe stata distrutta.

Arche, dal canto suo, passò dal non credere ai propri occhi alla realizzazione del bene che il ragazzo sempre provava nei suoi confronti, e si ricordò che era adesso tornata dalla sua vera famiglia; lentamente fece passare da sotto le braccia di lui le mani pallide quasi come la luna, strinse tra le dita il tessuto morbidissimo della felpa gialla e nera. Non sudava mai di giorno con quella cosa? Perché si sentiva nel posto migliore tra tutti quelli che aveva visitato fino ad ora?

"Non sei più sola."

Tante domande le scorrevano per la mente, la quale, emozionalmente stanca, mandò una richiesta di aiuto al suo corpo facendole appesantire le palpebre, i muscoli che stringevano il tessuto ora più allentati. Lui notò quest'azione e si staccò con lentezza, osservandole il viso adorabilmente assonnato. Si alzò dalla sedia:

"Ti lascio riposare, sappi che domani mattina arriviamo alla Red Line, se senti trambusto è per quello- probabilmente ti verranno a svegliare Shachi, Bepo e Uni."

Distrattamente la ragazza annuì, con la testa già poggiata al cuscino di quello scomodissimo lettino, e neanche due secondi dopo si ritrovò già a respirare profondamente, come se fosse direttamente sprofondata in fase REM, pensò il ragazzo. Tra sé e sé sorrise per la tenerezza di quella scena, e, dopo essersi assicurato che la temperatura della stanza non fosse né troppo calda né troppo fredda, accostò la porta di legno e si sedette davanti ad essa.

"Non dispiacerebbe affatto alla ciurma se rimanessi un po' di più."

Rifletteva, rivolgendosi a lei. Sapeva che in quel momento la bella stesse dormendo, e forse proprio per quello l'aveva detto, per preparare se stesso in qualche strano modo a dirle che non avrebbe voluto che partisse, dopo il raggiungimento della Linea Rossa. Non avrebbe voluto dirle addio, né tanto meno un arrivederci, non ora che si erano incontrati di nuovo, non ora che lui aveva così bisogno di averla attorno a sé, ogni singolo giorno.

Avrebbe trovato un modo... dopo tutto, rimaneva l'astuto Trafalgar Law.

(nda.)

CIAO BELLI ecco una piccola sorpresa nella copertina del capitolo :3 spero vi sia piaciuto, ci ho messo un po' ed anche se è incompleto ne vado molto fierx!! tutto questo semplicemente per ringraziarvi del continuo supporto che moltissimi di voi danno quotidianamente a questa storia! non voglio fare i discorsi da premi oscar sdolcinati, ma volevo solo dirvi che fa molto piacere sapere che delle proprie creazioni piacciano agli altri. detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo di Radici! byebye!

RADICI ||𝙌𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙨𝙩𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙤𝙨𝙩𝙤 𝙖 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙖𝙧𝙚?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora