XV | NFWMB

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L'invitante odore di latte e caffé pervadeva la sala da pranzo del Polar Tang, quella mattina.

Arche aveva appena terminato il suo turno di vedetta ed era ora di fare, finalmente, una gustosa colazione; si sedette al tavolo principale, accanto a Uni, Ikkaku, l'unica ragazza della ciurma, e qualche altro componente. Nella loro conversazione quotidiana sulle proprie passioni, come l'artigianato per Uni e il dipingere per l'altra ragazza, ad Arche venne posto un quesito a cui, effettivamente, ancora non aveva pensato.

"Ma quindi...sei una piratessa?"

"Boh, penso."

"COME BOH, PENSI?" Bepo si sporse dall'angolo della cucina affacciato alla sala, "NON PUOI P E N S A R E DI ESSERE UNA PIRATESSA, scusa se sembro impertinente..." l'orso non riuscì a finire la frase che si interruppe coi suoi soliti complessi d'inferiorità, ma Uni riprese il suo discorso.

"In effetti ha ragione! Diamine, hai buttato in mare Kidd, una supernova, e per di più il CAPITANO della sua ciurma!"

Arche ridacchiò tra sé e sé, avrebbe dovuto aggiungere altro al discorso del ragazzo, parlandogli di tutti i marinai storditi e i soldati tramortiti per passare nei luoghi più remoti della città? Per non parlare di quando le capitava un'ingiustizia sotto gli occhi, come l'abuso di potere di un qualche comandante, quello non l'aveva mai tollerato nella sua intera vita; tuttavia la ragazza rimase in silenzio facendo spallucce, dopo aver riflettuto parlò:

"Effettivamente la mia reputazione ce l'ho, ma non so se esista una mia taglia o qualcosa di simile, in qualsiasi caso mi va bene la vita che sto vivendo ora."

In molti al tavolo la guardarono con le scintille agli occhi in segno d'ammirazione, alcuni sussurrarono quanto fosse audace e altri quanto volessero essere come lei. Quel momento a dir poco imbarazzante e paradossalmente esilarante per la ragazza venne interrotto da un improvviso tonfo proveniente dall'entrata principale:

"UNA NAVE PIRATA HA APPENA INGAGGIATO IL COMBATTIMENTO!! NON C'È TEMPO DA PERDERE, FORZA!!" Penguin urlò (ovviamente, che sorpresa) dallo stipite della porta, correndo da dove era venuto, probabilmente per preparare le armi del sottomarino. Dalla stessa entrata fece capolino il capitano, che con la sua espressione paziente contrastava l'atmosfera che si era appena creata nella stanza, in cui tutti avevano un compito prestabilito da svolgere e si affrettavano, che fosse qualcosa da attuare o da preparare.

Arche si alzò di scatto, stava per raggiungere Bepo per chiedere come aiutare, quando Law interruppe la sua camminata frettolosa senza toccarla, ma solo parlando, con un tono più alto del solito a causa del chiasso generale per farsi sentire.

"Non sono dei pirati pericolosi, in una decina di minuti dovremmo esserci liberati di loro. Nonostante ciò, ti chiedo di rimanere qua dentro e di non muoverti per nessuna ragione; non sappiamo cosa possa succedere, potrebbero vederti e segnalarti alla marina, potresti diventare il loro nuovo bersaglio per arrivare a Eustass-ya. In ogni caso...rimani qua. Inteso?" Law comunicò chiaramente le sue intenzioni, non le fece suonare come un ordine ma come una richiesta, e Arche fu in parte felice di ciò- dopotutto, mica era un suo subordinato.
Ciò nonostante, le dava fastidio non poter fare di testa sua, ma se era per il bene di suo fratello, sarebbe rimasta sotto coperta.

Dopo che dimostrò di aver compreso il messaggio, la ragazza si sedette, finalmente sola, su un divanetto nella sala da pranzo appena sotto a una larga finestra, da cui si potevano udire chiaramente i rumori della nave che si avvicinava e dei pirati che invadevano la parte esterna del sottomarino, credendo di potercela fare spudoratamente.

Arche si era quasi del tutto tranquillizzata quando sentì che i rumori di calci, spade e pistole erano finalmente cessati, ma nel silenzio rimbombò una voce esile. Sembrava quasi qualcuno steso al pavimento, a giudicare dall'udito impeccabile della ragazza, ringraziando il suo frutto del diavolo.

"Non importa quello che avete fatto ai miei compagni..."questo corpo si era ora tirato su, e le parole suonavano molto più vive rispetto a prima, quasi come se avesse vigliaccamente finto di venire ferito. "IO VI PRENDERÒ TUTTI, RIUSCIRÒ A OTTENERE LE TESTE DI TUTTE LE SUPERNOVE, TUTTE!! AHAHAHAHA!"

Il rumore di qualche lama riempiva l'aria, Shachi aveva urlato qualcosa che Arche non ascoltò perché era già diretta verso l'uscita. Avrebbe preso tutte le supernove? Neanche per sogno. Chiunque egli fosse, sarebbe dovuto passare prima su di lei per arrivare a Kidd...e pensandoci bene, anche Law. Certo, uscendo allo scoperto avrebe fatto rischiare la copertura al fratello, ma sarebbe successa la stessa cosa anche se fosse rimasta dentro, quindi lei continuava a camminare a testa alta.

Non ci mise molto, una volta fuori, a individuare da dove provenissero quelle luride parole, e subito iniziò a fargli entrare in testa il primo motivetto che le venne in mente.

"Nessuno tocca le persone a cui tengo."

Trafalgar non fece neanche in tempo a rendersi conto di quello che stesse accedendo, che il capitano nemico rise davanti alla ragazza. Lui subito fece dei passi avanti, arrivando a un paio di metri da lei. Era certamente infastidito dal il fatto che Arche non l'avesse ascoltato, ma soprattutto, in quel momento, si sentiva preoccupato che lei potesse ferirsi in qualunque modo.

"PAHAHAHA! Dolcezza, credi davvero di essere così scaltra? Conosco i tuoi poteri fin troppo bene..." il capitano pirata davanti ad Arche, un buzzurro vero e proprio, gradasso e probabilmente anche legato all'alcol da come puzzava il suo alito e dalle sue movenze, scostò i lunghi capelli avvolti in una coda per rivelare dei minuscoli tappi per orecchie, argentei. Arche non comprese, il chirurgo sì.

Erano fatti di agalmatolite marina.

Ma quando il corvino comprese che l'altro capitano fosse immune alla ragazza, che era ora vulnerabile, fu troppo tardi: con due pugnali tenuti tra le nocche della mano, le si fiondò sulla spalla destra, pericolosamente vicino alla giugulare.

Arche non seppe descrivere bene quello che avvenne più tardi: le ultime parole che sentì furono gridate da Trafalgar, ma era troppo inconscia per distinguerle e ricordarsele. Certamente, era ben evidente il dolore e le fitte provenienti dalla spalla, il sangue che andava a macchiarle il croptop e il braccio, forse anche la tuta di qualcuno dei pirati heart, ricordava del bianco improvvisamente sporco di rosso bordeaux, e i minuti infiniti di viaggio da lì all' infermeria, ogni secondo diventava il doppio col pulsare del sangue, che nonostante fosse tamponato continuamente, fuoriusciva copiosamente dal corpo della ragazza, poi...

fu tutto scuro.


RADICI ||𝙌𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙨𝙩𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙤𝙨𝙩𝙤 𝙖 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙖𝙧𝙚?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora