XXXIII | All Day and All of the Night

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Un gran respiro.

Uno, due colpi parati.

Il terzo colpo, sferrato da quell'omone di Jean Bart, nonché prediletto aiutante di Arche, stavolta colpì la ragazza, fortunatamente con poca forza.

"ANCORA UNA VOLTA!"

Si rialzò lei, saltando in piedi e preparando le braccia per pararsi: quel primo giorno avevano deciso di cominciare dalla difesa, e scelsero di allenare Arche innanzitutto nel combattimento corpo a corpo; solo successivamente avrebbero provato a vedere le abilità del frutto della ragazza, del quale nel frattempo se ne stava occupando Ikkaku: a quella piratessa piaceva parecchio fare ricerche, perciò possiedeva diversi archivi ufficiali "presi in prestito" dal governo, con tutti i tipi di informazione su quasi qualsiasi cosa le venisse chiesta.

Non era alla fine così estenuante fisicamente come percorso, rifletteva Arche, ma di certo sarebbe stato impegnativo mantenerlo giorno dopo giorno. Tuttavia, sapeva che sarebbe servito a non essere d'intralcio per gli altri e, soprattutto, a migliorare sé stessa come piratessa, e nonostante non le importasse molto delle etichette che le venivano attribuite, decise di impegnarsi per diventare una migliore combattente.

Mentre la ragazza dagli occhi felini dava il meglio dei sé con determinazione, Law riprendeva i suoi studi per una futura rotta, cercando di comprendere gli eventi accaduti in quegli ultimi giorni per trovare un luogo sicuro.

Non aveva fretta nell'attuare il suo piano di una vita per vendicare Corazon, e aveva letto sui giornali come Mugiwara, il suo unico ipotetico e futuro alleato, fosse impegnato a raggiungere il fratello a Marineford, e di certo la guerra che si sarebbe venuta a creare non avrebbe riguardato il chirurgo, non con Arche sul suo sottomarino: sarebbe stato fin troppo rischioso e tutti lo sapevano. Sfogliando alcuni vecchi giornali, si ricordò anche di come avessero evitato la presenza del Buster Call chiamato per Eustass-ya e, da quanto leggeva sulle notizie, anche per la confusione creata dallo stesso Mugiwara-ya.

Di certo avevano avuto parecchia fortuna; non che fosse difficile combattere contro la Marina, ma sarebbe stata una vera seccatura, e il corvino pensò a come Arche non sarebbe potuta essere più d'accordo con quel suo ultimo pensiero. Sorrise minimamente, prendendo una penna e iniziando a segnare alcune coordinate che avrebbero calcolato gli altri marinai addetti alla navigazione. Sì, era proprio innamorato, innamorato perso di lei.

Passarono alcuni giorni molto rilassanti per tutti i Pirati Heart, addirittura Bepo aveva coltivato una particolare passione per il sonnellino pomeridiano nella stanza degli allenamenti in cui faceva il tifo per Arche per i primi cinque minuti, poi sprofondava nei meandri dei suoi sogni da visone per le seguenti cinque, sei, a volte anche sette ore. Era effettivamente così determinata, la ragazza, da spesso saltare la cena, e arrivare ad allenarsi da sola, con le sole luci dei lampioni al di fuori del Polar Tang.

Ogni singola sera, Law passava per controllare come stesse, per passare del tempo con lei in tranquillità- aveva anche imparato a non arrossire quando Uni gli consigliava di portarle qualche avanzo della cena...

"Oi, Acciuga-ya."

Arche era particolarmente assorta, quella sera. Fu il chirurgo, infatti, a chiamarla per attirare la sua attenzione, visto che di solito era lei ad aspettarlo. Lo guardò per un istante con quei suoi occhi parlanti, lei era così intensa, quella sera, da far paura, ma allo stesso tempo avrebbe voluto baciarla più e più volte proprio per quello. Silenziosamente, la aspettò mentre si dava una veloce ripulita, poi portò entrambi sulla cabina di vedetta con una Room; ormai era diventato il loro posto.

"Cosa c'è per cena?"

Sembrò essere tranquilla, senza alcun pensiero che le appesantisse la testa, ma quello sguardo di prima Law ce l'aveva ben impresso nella mente. Cercò di rimandare quel suo pensiero a dopo, e pensò a rispondere alla ragazza, porgendole il piatto coperto.

"Nulla di eccezionale, carne al vapore e, ehm, pane dolce."

Un enorme sorriso a bocca chiusa le si formò sul volto, causando un'espressione interrogativa da parte dell'altro.

"Scusa, scusa, è che sembri troppo una scolaretta giapponese col suo senpai adesso che mi porti il cibo ogni sera! AHAHAH!"

Lei cercò di trattenersi inutilmente, anzi, dovette girarsi per non ridere in faccia all'altro, ora irrigidito da quella sua risposta.

"Beh, potresti tranquillamente prendertelo da sola la prossima volta! Non è colpa mia se Bepo-"

Velocemente lo baciò, come per zittirlo ma al contempo ringraziarlo per quel gesto così carino che dimostrasse quanto il ragazzo ci tenesse a lei, e lui non si staccò, mugugnando qualcosa come debole segno di protesta ma continuando a baciarla. Dopo un po' si allontanò da lei, e Arche iniziò a mangiare con la testa appoggiata alla sua spalla, mentre entrambi scorgevano il mare.

Le stelle brillavano ogni sera di più, era un cielo di lampadine a luce calda su un tappeto di veli blu che a malapena facevano rumore.

"Oi."

Arche alzò la testa verso di lui, continuando a mangiare, come per sentirlo meglio nonostante la poca distanza tra i loro visi. Adorava sentirsi chiamare da Trafalgar, perché ogni volta era impacciato nel farlo, come se avesse paura di dimostrare che volesse parlare con lei.

"Va tutto bene? Intendo...oggi ho notato qualcosa di particolare in te."

Lui ricambiò il suo sguardo senza timidezza, osservò con quella luce perfetta per il suo viso le labbra, il naso e le sopracciglia. Notò anche il piercing un pò storto ma non disse nulla, perché in quel momento ci teneva molto a sapere cosa le passasse per la testa. Passò una mano sulla sua, accarezzandogliela.

Lei abbassò lo sguardo e lo rialzò, sorridendo impeccertibilmente: certo che era proprio attento a lei, quel chirurgo.

Lo baciò dolcemente ancora una volta, solamente staccandosi subito dopo, e parlò con un tono sottile, quasi come se fossero in una stanza piena di persone e lei dovesse sussurrargli all'orecchio qualcosa di privato, ma erano solo loro e le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza.

"Va tutto bene." I suoi occhi gialli lo osservarono, poi specificò:

"A volte penso a chi ho perso e a quello che avrei potuto fare, ma..." fece una pausa di qualche istante, come per trovare le parole adatte a esprimere quelle sue ragioni per continuare a sorridere ogni giorno, tra cui lo stesso Trafalgar, "è tutto successo. Non succede, non succederà. Non potrò mai più riportarlo indietro, ed è sciocco per me vivere nei ricordi. Però, ogni tanto, mi è utile usare questi sentimenti per spronarmi a combattere, a trovare altra forza di volontà, e oggi era uno di quei giorni."

Avendo finito di parlare, Law la guardò come l'aveva sempre guardata, ogni singolo istante aveva questo sentimento dentro di lui che gli graffiava le interiora come una belva, ma che allo stesso modo lo curava da ogni male, più da quelli interni che esterni:

"Ti amo, Arche."

Ridacchiò l'altra, stringendogli la mano e dandogli un veloce bacio a stampo sulla guancia.

"Vorrei tanto dirti "anch'io", ma mi stai facendo freddare la carne, quindi ti meriti solo un bacio veloce."

Con un ghigno da parte di lui, anche quella giornata giungeva ad una fine, e presto la ragazza avrebbe iniziato a scoprire come sfruttare al meglio il suo potere.

 

RADICI ||𝙌𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙨𝙩𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙤𝙨𝙩𝙤 𝙖 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙖𝙧𝙚?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora