XXVI | Even My Dad Does Sometimes

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Il risveglio di Kidd non fu dei migliori. Aveva ancora impressi nella testa gli occhi di Tana, così tranquilli poco prima che lo trapassasse quella dannata lama di quella dannata guardia.

Il rosso sognò quelli, assieme a come il corpo del vecchio cadde inconscio a terra subito dopo che fu estratta la spada dalla sua schiena. Parole confuse avevano attraversato la sua testa, passando per il petto arrivando fino al cuore, dove fu lasciato un dolore inimmaginabile per qualcuno le cui azioni per tutta la sua vita non aveva mai compreso, almeno, non fino a quel giorno. Furono riusciti a scambiarsi sì e no un centinaio di parole. E le ultime frasi del rosso furono gridate con rabbia, ovviamente. Oh, si odiava così tanto per quello che aveva fatto, per l'odio che nacque nel suo cuore dopo che morì la madre, nella confusione del non sapere bene perché fosse rimasto nel villaggio di Himitsu, con gli anni crebbe in lui il pensiero che lo fece per semplice codardia.

Se solo Kidd avesse saputo primacosa aveva dovuto passare il povero Tana, quanti anni di astio si sarebbe risparmiato, quante ore, giorni in più avrebbero potuto passare assieme. E invece, era rimasto nel villaggio in cui era arrivato con la madre, fece amicizia con un altro speciale ragazzo, Killer, e neanche si rese conto qualche anno più tardi che, in giovane etá, si fosse ritrovato a salpare i mari con una ciurma.

Lui era fermo, immobile sul suo letto con la schiena appoggiata al muro. Se solo, almeno, avesse potuto vendicare il padre...

"Perché cazzo si deve mettere sempre in mezzo?"  sussurrò, la testa china che osservava i palmi delle sue mani, appoggiati alle gambe non più immobilizzate.

D'improvviso prese una bottiglia di vetro contenente acqua, la scaraventò sul pavimento di legno e si ruppe in mille pezzi. La sua mente era ora annebbiata, accecato dalla rabbia e dalla tristezza, pensava che fosse solo colpa di Arche in quel momento, e che se fossero stati entrambi più attenti, se almeno l'avesse lasciato vendicare il padre... il suo onore sarebbe rimasto.

Sbatté la porta della camera e spinse a terra Killer che ebbe cercato di fermarlo, ma in pochi minuti Kidd era lì, all'entrata della sala principale.
I loro occhi si specchiarono in quelli dell'altro, e la ragazza avvertì subito la rabbia del fratello, quasi come se avesse preso una scossa.

Chiuse la chiamata al lumacofono e lui riuscì a sentire la voce di quel pirata da strapazzo che chiedeva cosa stesse succedendo, e forse fu proprio la sua voce fastidiosa a risuonare nella sua testa a farlo parlare una volta per tutte. Col respiro ancora irregolare per la corsa che aveva fatto da camera sua, aggrottò le sopracciglia e le ringhiò:

"Perché mi hai fermato?!"

Era chiaro inoltre che, oltre ad essersi infuriato per aver sabotato la sua rivendicazione, non riusciva a concepire come l'avesse paralizzato come niente fosse, per aggiunta di nuovo, dopo la prima volta che si erano rivisti. Era sua sorella e la amava, ma qualsiasi momento sarebbe stato più adatto di quello.

Neanche si rese conto che i suoi occhi già avevano iniziato a pizzicare.

"Kidd. Vieni qua."

Arche non aveva paura di lui, affatto. Lo conosceva dopotutto, rimaneva suo fratello, e sapeva perfettamente come la rabbia fosse il suo modo prevalente di esprimere le emozioni più intense che provava, anche quella del lutto. Sapeva quindi che il fratello mai e poi mai le avrebbe fatto del male seriamente, e senza timore prese un bel respiro, dopo aver chiuso gli occhi.
Le braccia rilassate cadevano sui fianchi, e si avvicinava a lui continuandolo a guardare, come se avesse il potere di bloccare quella scintilla elettrostatica.

Kidd, dal canto suo, si buttò avanti in aria di sfida e la prese per entrambe le spalle con le mani, senza troppa violenza (che, secondo gli standard di quest'ultimo, si trattava lo stesso di qualcosa di doloroso) schiaffò la sorella al muro. Lei sorbì il colpo strizzando gli occhi, ma li riaprì subito dopo e li allineò di nuovo con quelli più scuri e pieni di ira dell'altro.

Un sussurro trattenuto, che cercava di non esplodere in grida.

"Non pensi che papà avrebbe voluto che i suoi figli vendicassero il suo nome?"

Arche alzò lentamente una mano in risposta, senza compiere gesti repentini, e la fece scorrere dietro la sua schiena; per quanto fosse grande, lo fece avvicinare a sé, fino a che non riuscì a farsi abbracciare. Era aspettato come il tessuto della sua maglia verde fluorescente era diventato, in pochi secondi, zuppo di lacrime. Le sue labbra si curvarono dolcemente in un sorriso, mentre rilassava il viso, la fronte. Le prudeva un po' quel suo piercing sul ponte del naso, ma un abbraccio del genere col fratello aveva in quel momento la precedenza. Sentiva dei singhiozzi trattenuti, così gli diede un piccolo bacio sulla testa. Era triste anche lei, certamente, ma sapeva che da qualche parte il papà era ora a guardarli con la mamma, finalmente riuniti. Chi lo poteva sapere, magari anche loro li stavano abbracciando in quel momento, perché Arche sentì un'improvvisa corrente di calore sfiorarle le braccia e la testa.

Lei era l'unica che riusciva a comunicare in quel modo con Kidd, l'unica che sapeva effettivamente calmare il fratello. Neanche Killer riusciva a placare la sua rabbia, tanto che molto spesso doveva aspettare qualche minuto prima di farlo riflettere, o sarebbe diventato tutt'uno col pavimento; ma con Arche era diverso. Erano due facciate della stessa medaglia, e nonostante a primo impatto nessuno avrebbe pensato che fossero fratelli, quando stavano insieme tutto cambiava.

Le loro anime erano unite.

"Papà avrebbe preferito avere dei figli vivi piuttosto che dei figli devoti a lui e morti. Non trovi, fratellino?"

Il biondo con l'elmo si era già rialzato da terra da un po', e, portando attenzione al loro discorso in caso fosse dovuto intervenire per calmare il capitano, li guardava ora sorridendo sottecchi dall'entrata: Kidd si era rivelato totalmente un'altra persona, un essere migliore, da quando Arche era rientrata nella sua vita.

RADICI ||𝙌𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙨𝙩𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙤𝙨𝙩𝙤 𝙖 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙖𝙧𝙚?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora