XXXVII | Nessuno mi può giudicare

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La rotta sul Polar Tang in quei caldi giorni d'autunno era troppo tranquilla: ci si poteva quasi aspettare che, da un momento all'altro, si sarebbe illuminata una lampadina in una delle tre teste dei combinaguai di quel sottomarino, e sarebbe stata sicuramente un'idea non approvata dal capitano: ormai Shachi aveva ricevuto la divina ispirazione dal suo pisolino pomeridiano, e si stava dirigendo di corsa verso Bepo e Penguin come se dovesse comunicargli il tredicesimo comandamento.

"FACCIAMOLI CONSUMARE!"

Lì per lì Bepo sputò il suo frullato di kiwi alle parole del ragazzo dai capelli a punta, mentre il compagno col cappello con un adorabile pinguino sospirava rumorosamente, preparandosi alla spiegazione più elaborata del secolo d'oro per la pirateria. Aiutò Bepo con un fazzolettino arancione a ripulirsi dal frullato, mentre Shachi confabulava nel loro posto segreto (aka uno dei tanti magazzini del sottomarino):

"Vi GIURO, vi PROMETTO che stavolta neanche li seguo, voglio solo che accada, proprio come tutti voi miei testimoni!" 

Su quell'ultima esclamazione entrambi avevano da ridire, ma lo fecero andare avanti e, ascoltando il piano, pensarono che, indipendentemente dal fatto che i due loro piccioncini dovessero procreare o meno, sembrava un'idea carina lasciarli soli soli  nella prossima tappa.

Non fu difficile per Bepo convincere il capitano a fermarsi alla prossima isola più vicina per acquistare del latte speciale della zona (apparentemente gli serviva per un dolce "da regalare al suo capitano preferito"), e in poco tempo il piano fu messo in atto.

Quel giorno, infatti, l'orsetto aveva avuto un mancamento, e, chi perché doveva svolgere i suoi compiti giornalieri, chi perché doveva assistere Bepo tra i vice, fecero rimanere solo Arche tra le anime pie che potessero accompagnare il solitario capitano per svolgere il compito dell'orso al posto suo.

Ovviamente non andò davvero così: tutta la ciurma di Trafalgar fischiettò allontanandosi dalla cucina e rimasero solo la ragazza e l'altro, non a coscienza del piano, che si guardarono e, dopo un sorriso di Arche come per acconsentire, si diressero sull'isola.

La ragazza dagli occhi felini neanche pensò troppo a cosa mettersi: alla fine era solo una semplice faccenda da portare a termine, quanto ci sarebbe voluto? Era uscita con i suoi vestiti da giornata del bucato, e avrebbe fatto lo stesso anche Law, se non fosse per i dieci doppioni della sua amata felpa gialla e nera.

Il tessuto di quella stessa felpa lo stavano sentendo ora le dita della ragazza, timidamente per la prima volta mano per la mano col pirata in pubblico. Giurò di aver visto un giornalista registrarli col suo video-lumacofono, ma alla fine nessuno dei due si preoccupò più di tanto: quella era un'isola locale, non sarebbe importato a nessuno, nemmeno alla marina militare, di chi si trovasse tra le poche persone che la abitavano...almeno così credevano tutti.

"Okay Acciuga-ya, hai la minima idea di dove si trovi questo contadino di cui parla la tua guida?"

Il corvino attirò la sua attenzione stringendo lievemente la presa, al che lei smise di vagare con lo sguardo tra la folla e parlò sorridente:

"Per chi mi hai preso?", lo incalzò con tono di sfida, interrompendosi subito dopo "assolutamente no. L'ho appena rub-*coff coff* comprata. Dopo la restituisco."

Lui alzò gli occhi al cielo aspettandosi una riposta del genere, così le sfilò la guida dalla mano libera che aveva e diede un'occhiata alle prime pagine: niente di niente. Dopo qualche minuto entrambi decisero di chiedere a qualche gestore del luogo, sperando che potessero trovare quel latte che lentamente si stava rendendo maledetto.

Da persona più estroversa, Arche aveva preso l'iniziativa di rivolgersi a tutte le persone che potessero sembrare del luogo, ma nonostante ciò nessuno dei due riuscì a estrapolare alcun'informazione, nemmeno dopo un'ora persi a camminare da una stradina all'altra.

Mancava un'ultima signora a cui rivolgersi, di sicuro del posto: vendeva un'importante risorsa per gli abitanti dell'isola, lana per fare vesti invernali per quando arrivava l'inverno e il clima si rendeva più gelido rispetto a tutte le altre temperature del mondo, perciò, con visi sorpresi, i due trovarono una lunga fila di persone in attesa. 

La ragazza-acciuga stava per iniziare a disperarsi teatralmente davanti a Law per la stanchezza, ma venne preceduta dal ragazzo stesso:

"Faccio la fila. Se vuoi, nel frattempo puoi prendere un posto a sedere nella taverna qui di fronte per entrambi." fece cenno con la testa ai tavoli all'aperto a pochi metri da loro.

Con occhi commossi dalla premura del ragazzo, quasi come se fossero un miraggio la pigra Arche scattò verso le porte del locale, salutando con un bacio veloce il suo ragazzo. Nonostante lo amasse con tutta se stessa, in quel momento avrebbe amato di più un bel bicchierone di acqua fresca, meglio ancora se fosse stato un succo di mirtilli.

Contenta come un cane col proprio osso siedeva ora al bancone della taverna, sorseggiando con una cannuccia il suo amato succo di mirtilli mentre sfogliava la sua guida presa in prestito: alla ragazza piaceva fare come da bambina e perdersi nelle immagini prima di leggere, come se fossero interi libri da capire e interpretare anche quelle. Le piacque particolarmente vedere le foto dei due templi di quel posto sconosciuto, e il primo ristorante aperto del luogo aveva i proprietari con dei sorrisi che arrivavano fino alle orecchie. Le trasmetteva...calore. 

Era probabilmente passata una buona mezz'ora, e affacciandosi dalla finestra poco distante da lei poté intuire che Law era riuscito a parlare con la signora finalmente. Non sapeva perché, ma le piaceva così tanto andare in giro a fare commissioni solo con lui, quasi come una coppia di vecchietti sposata...

Ecco, ora le sue guance erano dello stesso colore della sua bevanda, e quando pensò di essersi ripresa le sfiorò la spalla una mano che pensava di conoscere bene:

"CHIRUR-"

Girandosi, Arche poté notare che l'uomo davanti a lei non aveva affatto quell'orrendo pizzetto quasi a forma di gatto e che non indossava assolutamente quella sua morbida felpa, anche perché molto probabilmente non gli sarebbe entrata, era un omone ripugnante.

Senza timore alzò le sopracciglia come per chiedere le sue intenzioni.

"Beh? Un uomo non può neanche sfiorare una donna?"

Prendendo un bel respiro, la ragazza rispose:

"Uomo o donna che tu sia, non mi sembra di aver mai detto che mi piaccia il contatto fisico con gli sconosciuti.", Arche non era mai stata un'attaccabrighe in tutta la sua vita- se non con quelli che davvero le stavano antipatici.

Ecco, quel signore era uno di loro. "...con te specialmente.", aggiunse con fare schifato.

"Brutta insolente..! Non fare la troia ribelle, lo sa tutta l'isola chi sei tu e con chi sei venuta, tu e quel buono a nulla di Trafalgar..."

In quel momento, Arche sembrava essere stranamente calma: non le era mai importato degli appellativi che le venivano attribuiti, ne aveva ricevuti così tanti che avrebbe potuto riempire dieci salvadanai enormi se avesse avuto una beri per ognuno di essi, e rimase fin troppo pacata, fino a che non venne nominato il suo compagno.

Law era considerabile di tutto tranne che un buono a nulla. Sarebbe potuto essere uno stronzo, un senza cuore, l'uomo più cinico sulla terra, ma non buono a nulla. Quell'uomo aveva la minima idea di quello che aveva passato il capitano dei Pirati Heart? 

Forse, Arche stava lentamente scoprendo che aveva ereditato un certo aspetto di rabbia da suo fratello quando si parlava male di chi amasse più di ogni altra cosa al mondo. Ma fino a quanto si sarebbe potuta trattenere prima dell'arrivo di Trafalgar?


RADICI ||𝙌𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙨𝙩𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙤𝙨𝙩𝙤 𝙖 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙖𝙧𝙚?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora