XVII | Bubble Gum

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Alla fine, quei dieci minuti si fecero quindici, poi venti, fino a che il chirurgo non comprese che Arche non avrebbe mai iniziato il discorso se non l'avesse fatto lui. Tuttavia, al momento, Law era ancora infastidito dal comportamento che aveva assunto la ragazza, per la sua irresponsabilità e per la sua testardaggine che le erano quasi costate la vita, e forse fu proprio per quello che decise di uscire dalla stanza: d'altronde, lui era orgogliosissimo, e sarebbe stato difficile, data la preoccupazione che gli aveva fatto venire, parlarle e chiarire come se niente fosse.

Nell'arco di tempo di un paio di giorni circa, i due si continuarono a ignorare come se non esistessero. Durante la riabilitazione della spalla di Arche, che era migliorata notevolmente in così poco tempo (probabilmente perché i possessori dei frutti del diavolo hanno una forza e resistenza fisica maggiore rispetto a un corpo normale), ad aiutarla c'erano Bepo, Uni e Ikkaku che le facevano fare qualche esercizio e venivano a controllare che fosse tutto okay ogni tanto, e in sole trenta ore dall'accaduto già la ragazza era fuori dall'infermeria e riusciva a fare i minimi movimenti con il braccio destro.

Law si presentò una volta sola, mentre Arche spostava i suoi effetti personali dall'infermeria alla sua camera, erroneamente credendo che la ragazza avesse già finito; ma fece finta di nulla e ritornò a perlustrare un piccolo scaffale di libri, forse in cerca di uno vecchio da riguardare per qualche suo nuovo studio, pensò lei; a parte quell'imbarazzante incontro, in cui mantenne il suo sguardo il più possibile sulle sue guide turistiche da rileggere e sulle bende di ricambio, non ci fu altro, ma se fosse stato chiesto a Shachi e Penguin, avrebbero sicuramente risposto di aver notato i loro sguardi durante pranzo e cena, composti da un ritmo quasi sistematico: lei si metteva a guardarlo per uno scarso minuto da un'estremità del tavolo, e proprio quando aveva riabbassato lo sguardo, dall'altra parte lui puntava i suoi occhi di ghiaccio sull'altra.

Anche in quei momenti, tra tutte quelle persone, quegli sguardi cercavano lo stesso di comunicare, e i due vice avevano capito che qualcosa fosse accaduto, e che prima o poi si sarebbero dovuti parlare; così, la seconda sera, mandarono Bepo stesso a parlare col capitano:

"S-salve capitano, mi perdoni immensamente per il disturbo durante la sua cena, volevo solo notificarla di un problema con la cabina di vedetta, mi chiedevo se potesse accompagnarmi a controllare, mi scusi davvero-"

Trafalgar ebbe qualche sospetto, ma essendo stato Bepo a chiederglielo, mise tutti i suoi dubbi da parte davanti a quel musetto bianco e annuì silenziosamente interrompendo quel ciclo infinito di scuse. Poi riportò lo sguardo verso Arche e, per un attimo di secondo, si guardarono; ma fu la ragazza per prima a riportare la visuale sul suo piatto d'insalata.

A tradimento di quel gesto, si poteva dire che fosse stata Arche stessa a cedere per prima. In parte perché sapeva di aver compiuto un'azione incosciente e altamente rischiosa, e, d'altro conto, le risultava difficile ignorare qualcuno a cui teneva per poco più di un giorno, ma  fu l'orgoglio a reggerle il gioco. 

Proprio mentre pensò che un'altra giornata senza aver chiarito con Law fosse passata, ritirandosi nella cabina di vedetta, scorse ai piedi di essa il diretto interessato che si guardava attorno, come per aspettare qualcuno: le ultime parole famose dell'orso, "Aye, finisco questi piatti e la raggiungo, capitano!".

Il corvino sospirò: era ovvio che si fosse già accorto della presenza della ragazza nelle vicinanze, ma cercò di far finta di nulla, appoggiandosi all'albero che reggeva in alto la stanza di guardia. Arche aprì la bocca nonostante l'altro le desse di spalle, ma si morse solo il labbro come per zittirsi, le onde del mare erano troppo forti e forse l'avrebbe solo disturbato. Non si fece scrupoli a sfiorargli la schiena col gomito per passare per le scale, e al suo gesto così inaspettato dopo due giorni passati a ignorarsi, Law dovette trattenere un brivido.

Tuttavia destino volle che, quella sera, a causa della ferita della ragazza alla spalla, ancora le risultava difficile mantenere perfettamente l'equilibrio, e non essendo quelle scale effettivamente attrezzate con delle sporgenze a cui attaccarsi in caso di caduta, due secondi dopo essere passata accanto a Law, Arche si ritrovò tra le sue braccia, realizzando qualche secondo dopo cosa fosse appena accaduto.

Nel frattempo, Shachi strinse fortissimo la zampa di Bepo per l'eccitazione, tanto che Penguin dovette tappargli il muso o si sarebbero fatti scoprire in men che non si dica, da dietro la finestra della cucina.

La ragazza cadde senza gridare né esclamare qualcosa, principalmente perché neanche si era accorta che avesse perso l'equilibrio, ma Law era riuscito a prenderla al volo grazie ai suoi riflessi repentini e preparati. Per qualche secondo, finalmente quegli occhi riuscirono a parlarsi da una ventina di centimetri di distanza, tanto che Arche poteva distinguere le diverse seghettature del suo pizzetto nero, ma il ghiaccio quasi ipnotico dei suoi occhi la riportarono con lo sguardo verso di loro. Esitò prima di dire qualcosa, e allo stesso modo fece Trafalgar, che con la bocca semichiusa non sapeva bene cosa dire o fare; ma alla fine la ragazza saltò giù dalle sue braccia e si ricompose, sentendo del fastidio naturale alla spalla dopo una caduta del genere.

"Scusa, starò più attenta."

Law la guardò con un minimo senso di sollievo per aver sentito finalmente la sua voce senza alcun astio, poi, leggermente confuso, le rispose:

"Non è colpa tua, è anche troppo che dopo soli tre giorni dall'operazione tu debba salire le scale-"

"No, idiota, non intendo quello", il chirurgo si accigliò per l'epiteto usato dalla ragazza; "intendo che...ho fatto davvero un gesto stupido e avrei potuto rischiare la mia vita inutilmente per la rabbia del momento, facendo preoccupare anche te e tutta la ciurma, del resto." riprese confidenza, alzando di poco il tono e portandolo a un volume normale, "Però volevo che sapessi che non è colpa tua se sono finita così. So che lo potresti sapere già, ma ti ho visto parecchio in pensiero, ecco..."

Lui indugiò; certo, gli altri erano stati molto in pensiero per Arche...ma Law si stava lentamente accorgendo che non fosse la stessa esatta preoccupazione che aveva provato lui durante l'operazione, durante il suo sonno e quando lasciò l'infermeria.
La ragazza lo guardò ravveduta, la testa leggermente abbassata che cambiava visuale dalle onde a degli occhi più chiari. Ci mise un po' a rispondere lui, facendo un sospiro dei suoi e pensando, come al solito.

"Non importa. Ho capito che hai cercato di compiere di tutto pur di proteggere la copertura di tuo fratello, comprendo la necessità di eliminare ogni dolore che gli può essere recato. Anche se, acciuga-ya.", anche lui spostò lo sguardo, dal cielo buio ai suo occhi, un po' più scuri delle stelle: "non ti rende debole chiedere aiuto. Specialmente il mio."

Così, entrambi si portarono reciprocamente rassicurazioni su quelle questioni che non avevano mai affrontato prima: Arche nel suo complesso di risultare vulerabile nel farsi dare una mano, e Law nel preoccuparsi esageratamente quando qualcuno a cui teneva si faceva del male, a causa del suo passato burrascoso, pieno di persone defunte e un bambino che non poteva evitare quei terribili destini.




RADICI ||𝙌𝙪𝙖𝙣𝙩𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙨𝙩𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙤𝙨𝙩𝙤 𝙖 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞𝙖𝙧𝙚?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora