Kateur finì di saldare l'ennesima asse di legno e si passò una mano sulla fronte sudata. Alzò la testa per guardare in direzione di Gadiya. Noreen e Sygal erano spariti ormai da quattro giorni. Il secondo giorno, non vedendoli tornare, si era fatto portare da Katla vicino a un villaggio nei pressi di Gadiya e aveva ottenuto le informazioni che cercava. Era difficile comunicare con Katla e Galapey, ma i draghi sembravano capirlo quando parlava, anche se non potevano rispondergli. Avevano deciso, di comune accordo, di non provare a liberarli dalla loro prigionia. In tre avevano poche speranze di riuscirci e volevano evitare che il principe diventasse ancora più guardingo. Non avevano idea di cosa fare. Avevano lasciato passare un po' di giorni, sperando nell'arrivo di nuovi draghi. La Lanterna era attiva e Katla e Galapey la avvertivano, quindi stava funzionando, eppure nessun drago si era fatto vivo.
Per tenersi occupato, aveva iniziato a riparare le case meno danneggiate, in modo da renderle di nuovo abitabili. Aveva tappato i buchi presenti in alcuni tetti, arrampicandosi con agilità oppure facendosi sollevare dai compagni. Aveva messo in ordine le stanze, eliminando la polvere e i mobili rotti. Aveva lavorato senza pause, fino a che non era più riuscito a reggersi in piedi.
Di solito, Galapey andava in esplorazione nei dintorni e tornava con delle prede che lui poi cucinava per sé. I draghi, al contrario, preferivano mangiarsele crude. Katla, invece, si accucciava sul prato verde vicino alle case che lui riparava e rimaneva ferma per ore, al Sole. Kateur non aveva ancora capito se stava lì per fare la guardia a lui oppure perché non aveva niente da fare. In ogni caso, non le parlava, tutto assorto nelle sue faccende. L'aveva sorpresa più volte a fissarlo, ma i suoi occhi bianchi erano imperscrutabili.
Afferrò un'altra asse e la posizionò di fianco alla precedente. Poi, prese due chiodi e li fissò nel legno con un martello che era riuscito a trovare in una delle case. Il Sole ormai era alto nel cielo e picchiava su di lui. Con uno sbuffo, Kateur si levò la camicia sudata e si portò indietro i capelli. Non aveva mai apprezzato l'estate e il troppo caldo. A Nauh, dov'era nato e cresciuto, le stagioni erano miti e la temperatura era perfetta per i suoi gusti. Lì, invece, c'era molta più afa, trovandosi più a sud rispetto a Nauh.
Kateur continuò a lavorare e ciò lo distrasse per un po' dalla calura. Si rialzò in piedi e sospirò, stanco ma soddisfatto. Aveva riparato un altro tetto. Presto anche quella casa sarebbe stata pronta per essere vissuta. Si guardò intorno, spostando gli occhi su tutto il villaggio disabitato. Un velo di tristezza quietò il suo entusiasmo. C'erano elevate probabilità che nessuno avrebbe mai vissuto lì, in quelle abitazioni che stava aggiustando.
Scosse la testa e lasciò cadere il martello a terra, insieme alla camicia, prima di calarsi giù a sua volta. Afferrò il bordo del tetto con le mani e si lasciò ciondolare nel vuoto, finché non riuscì ad appoggiare i piedi sul bordo di una finestra. Un lieve borbottio gli fece girare il volto. Katla lo stava fissando e sembrava accigliata. La ignorò e si lasciò andare, afferrando con prontezza il davanzale. Strinse i denti e serrò le dita intorno al legno più che poté. I muscoli delle spalle e della schiena gli bruciavano, dopo aver lavorato tutta la mattina. Appoggiò i piedi sulla finestra a piano terra e si accucciò, prima di saltare a terra.
Si chinò sulle ginocchia per attutire la caduta e si passò le mani sul collo bagnato. I suoi occhi si puntarono in direzione della costa. Avrebbe tanto voluto farsi un bagno nel mare, ma temeva che ci fossero creature pericolose. Nessuno sapeva cosa ci fosse nei mari di Daktsee e non aveva intenzione di scoprirlo a sue spese.
Si voltò verso Katla, con le mani sui fianchi. «Non c'è un lago da queste parti?».
Katla lo guardò rimanendo immobile. Vide i suoi occhi da predatore ricambiare il suo sguardo, per poi abbassarsi lungo le sue spalle e il torace. Kateur contrasse la mandibola e attese. Katla finì di studiarlo e si alzò in piedi con uno sbuffo. Poi, senza preavviso, aprì le ali e si sollevò da terra, afferrandolo con i forti artigli. Il suolo sparì da sotto i suoi piedi. Avvolse le braccia intorno alla zampa di Katla, timoroso di cadere. Il drago volava basso, appena sopra gli alberi e la presa su di lui era decisa, ma non troppo stretta. Kateur si rivide la sera in cui erano stati attaccati, quando Sygal l'aveva fatto cadere per schivare la rete. Ricordava in maniera distinta gli artigli aguzzi dell'amico che gli perforavano le spalle, mentre cercava di afferrarlo per salvarlo. La nebbia era così fitta che per pochi istanti non era più riuscito a distinguere il sopra dal sotto. Solo il dolore causato dalle unghie di Sygal aveva dissipato il suo disorientamento. Una volta atterrato, Sygal si era allontanato da lui per combattere contro alcuni degli uomini che li avevano attaccati, mentre lui aveva afferrato la spada e aveva provato a duellare, mentre la pelle sulle spalle si spaccava sempre di più, bagnandogli i vestiti e il petto di sangue.
Si riscosse da quelle visioni così confuse e sfocate che gli parevano dei sogni oppure i ricordi di qualcun altro. Sotto di lui comparve un laghetto e, prima che potesse dire qualcosa, Katla lo lasciò andare. Kateur lanciò un urlo e precipitò per alcuni metri, prima di essere accolto dall'acqua fresca. Per sua fortuna, non atterrò male, ma entrò delicato nel lago. Aprì gli occhi e dimenò le braccia e le gambe, nel tentativo di ritrovare la superficie. Non si era preparato e gli mancava già l'aria. Emerse e prese una boccata. Si levò i capelli da davanti gli occhi e lanciò un'occhiata tagliente a Katla, la quale era atterrata sulla riva e lo fissava. Poteva giurare che se la stesse ridendo, malgrado non potesse fisicamente farlo.
Nuotò verso di lei con un paio di bracciate. Il suo corpo ricordava come compiere quel movimento che aveva ripetuto migliaia di volte. I suoi genitori l'avevano sempre portato a nuotare, vivendo in una città sulla costa.
I suoi piedi toccarono presto la sabbia sul fondale e si ritrovò con il busto sopra la superficie. Katla era a pochi metri da lui. Le schizzò un po' d'acqua addosso. «Mi vendicherò, lo sai?!».
Katla emise un borbottio e Kateur le lanciò altra acqua. Il drago si spostò, scoprendo le zanne. Kateur sogghignò. Aveva smesso di fargli paura da tempo.
Prese un profondo respiro e si immerse, nuotando sul fondo cristallino. Era sempre stato bravo a trattenere il fiato e voleva vedere se quei mesi senza allenamento avessero modificato la sua resistenza. Si rilassò e si mosse piano, in modo da risparmiare l'aria. Quando non ce la fece proprio più, si diede una spinta con le braccia e ritornò in superficie. Si girò verso Katla e realizzò che si era allontanato un bel po' dalla riva.
Tornò da lei nuotando e uscì dall'acqua con i pantaloni e gli stivali zuppi. Si levò le scarpe e le lasciò sulla riva ad asciugarsi, prima di sdraiarsi a sua volta al Sole. I pantaloni bagnati contro la sua pelle gli davano fastidio, ma non gli sembrava il caso di levarseli di fronte a Katla.
Chiuse gli occhi e rilassò ogni muscolo. Si concentrò solo sull'udito. Pian piano, iniziò a captare ogni tipo di rumore e suono, anche quelli più lievi che di solito non avrebbe sentito. Percepiva di essere osservato e intuì che Katla lo stesse studiando come suo solito. Decise di non darci peso e rimase con le palpebre abbassate.
Si era quasi addormentato, quando sentì dei passi che si avvicinavano a loro. Si mise seduto di scatto e afferrò gli stivali quasi asciutti. Anche i pantaloni erano poco bagnati e più comodi da indossare. Si pentì di non avere nessun'arma con sé. Notò Katla, ancora accucciata e tranquilla e inarcò un sopracciglio. I passi erano sempre più vicini e si alzò in piedi, più confuso che nervoso.
Abbassò le spalle, non appena riconobbe il muso verde di Galapey. Il drago emise un brontolio e si avvicinò a loro in fretta. Kateur corrugò le sopracciglia e alternò lo sguardo tra i due compagni. Galapey era fremente e non ricordava mai di averlo visto così esaltato. Katla si agitò a sua volta e gli fece segno di salirle sulla schiena. Kateur obbedì, senza provare a chiedersi cosa fosse preso agli amici.
I draghi si levarono in volo e puntarono in direzione della parte a ovest dell'isola. Kateur si guardava intorno, ancora perplesso. Spalancò le palpebre quando sotto di loro, su una spiaggia rocciosa vide tre draghi.
Katla ruggì, raggiante e attirò l'attenzione dei tre rettili. Atterrarono piano e i nuovi venuti si ritrassero non appena lo videro. Katla emise un lieve sibilo, che li fece tranquillizzare.
Kateur li scrutò a uno a uno. Il primo era un drago nero e possente. Gli occhi parevano delle pozze di oscurità e Kateur non riuscì a sostenere il suo sguardo. La belva scura pareva più sicura e pericolosa degli altri due, quindi Kateur si ripromise di tenerlo sempre d'occhio. Capiva l'astio dei draghi nei suoi confronti. Era un umano, come quelli che avevano massacrato le loro famiglie. Avrebbe dovuto conquistarsi la loro fiducia. Se Noreen fosse stata lì, sarebbe stato più facile. Avrebbe potuto trasformarli in umani e fare da mediatore.
Gli altri draghi erano uno di colore arancione, con una cicatrice sul muso e una più grossa sul petto e l'altro di un blu scuro. Il secondo era più piccolo dei compagni e tendeva a starsene in disparte, dietro agli altri.
Kateur guardò gli amici, volendo capire cosa avessero intenzione di fare. Fu Katla a prendere l'iniziativa. Fece segno ai draghi di seguirli e, dopo avergli dato il tempo di salirle di nuovo sulla schiena, si alzò in volo per tornare al villaggio.
Kateur guardò i nuovi arrivati volare dietro di loro. Ora erano in sei e, se fossero riusciti a organizzarsi in qualche modo, avrebbero potuto provare a liberare Noreen e Sygal.
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Il Principe Di Gadiya
FantasySECONDO VOLUME DELLA SAGA Noreen ha conosciuto l'assassino dei suoi draghi e di sua madre, ma la resa dei conti sembra ancora lontana. Per porre fine a questa storia, dovrà sfruttare tutto il coraggio e la tenacia di cui dispone e lottare con tutte...