Prologo

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18 anni prima.

Una giovane donna dai lunghi capelli biondi aprì la porta che dava accesso al verde e curato cortile del castello. Venne colpita dal Sole splendente del mattino, che la costrinse a socchiudere le palpebre, mentre gli occhi si adattavano alla luce. Aveva sempre amato trascorrere le giornate in quel piccolo giardino fiorito, perché non era frequentato da quasi nessun cortigiano. Ciò le permetteva di passare del tempo da sola in pace, di perdersi nelle sue riflessioni e nei ricordi passati che la sua mente custodiva con cura.

Era una tiepida giornata di primavera e la donna aveva preso l'abitudine di sedersi ogni giorno sotto un grande Aleppo dai rami lunghi e dalle foglie verdi. Lì sotto era fresco e poteva cullare in tutta tranquillità la sua bambina, nata poche settimane prima.

Si accomodò all'ombra e chinò la testa per guardare il fagottino tra le sue braccia. La piccola bambina già mostrava qualche ciuffo rosso, segno che i capelli sarebbero diventati come quelli del padre. Gli occhi erano di un verde splendente, al contrario dei suoi azzurri. La donna si rammaricava che la neonata non somigliasse molto a lei, così come il figlio maggiore.

La bimba si agitò un poco tra le sue braccia e subito si preoccupò di cullarla con dolcezza per farla riaddormentare. Guardò con amore colei che rappresentava tutte le sue speranze. La sua bambina aveva un compito importante che l'attendeva.

Ripercorse con la mente quando, dieci anni prima, era dovuta andare via, allontanandosi dal marito e dal figlio, di soli cinque anni. Era stato doloroso per lei affrontare l'addio, ma non aveva potuto opporsi. Dieci anni prima era diventata la nuova Regina dei draghi. Un uomo si era presentato a corte, con la richiesta di parlare con lei e le aveva raccontato tutto, svelandole quale fosse il suo destino. La precedente Regina, sua madre, era ormai vecchia e faticava a svolgere i suoi doveri.

Si era ricordata di quando il padre le aveva raccontato della partenza improvvisa della madre. All'epoca, lei aveva pochi anni. Aveva detestato sua madre per tutta la giovinezza e, nonostante ora sapesse il vero motivo della sua assenza, faticava a perdonarla. La chiamava sempre per nome, parlandole con distacco, come se non ci fosse alcun legame di sangue tra loro. La donna non aveva mai provato a chiarire e la trattava con altrettanta indifferenza.

Ricordava ancora il viso di suo figlio, rigato dalle lacrime, mentre la pregava di non andarsene, di non lasciarlo. Si era odiata con tutta sé stessa per quel gesto, ma aveva preferito salutarlo, piuttosto che sparire da un giorno all'altro. Sapeva che, in ogni caso, sarebbe stato bene con il padre. Malgrado fosse una persona severa e poco incline a dimostrare affetto, era sicura che sarebbe stato un ottimo genitore.

Si era sentita un mostro quando era tornata al castello, dopo dieci anni in cui non si era fatta viva. Il marito l'aveva guardata per lunghi minuti senza dire nulla, probabilmente non credendo ai propri occhi. L'aveva accolta di nuovo e l'aveva perdonata. Il figlio, ormai adolescente, si era rifiutato per settimane di guardarla in faccia o rivolgerle la parola. Pur di riappacificarsi con la sua famiglia, aveva raccontato loro tutto: dei draghi, del suo ruolo di Regina e del perché fosse partita. «Avete preferito dei mostri a me». Erano state le uniche parole che il figlio le aveva rivolto, prima di alzarsi da tavola. Era scoppiata a piangere, mentre il marito provava a consolarla. Sapere che suo figlio la odiava la faceva soffrire, ma era cosciente di meritarselo.


Dishga sospirò, appoggiando la nuca contro il tronco dell'albero. Si sentiva divisa. Una parta di lei amava la vita al castello e la famiglia che si era costruita, l'altra non vedeva l'ora di ritornare sull'isola dei draghi. Guardò il viso rilassato di Noreen, pensando a ciò che l'attendeva. Sperava con tutta sé stessa che la figlia avesse una vita più tranquilla della sua. Lanciò un'occhiata al maniero di pietre grigie di fronte a lei. Tra poco sarebbe partita di nuovo, ma questa volta sapeva che non avrebbe più fatto ritorno. Noreen sarebbe venuta con lei e sarebbe stata cresciuta fin da subito per essere Regina, nonostante sua madre non approvasse. Per lei, le future Regine dovevano crescere come ragazze normali ed essere informate del loro destino solo negli anni successivi. Dishga, invece, riteneva che sapere quale fosse il proprio compito fin dalla più tenera età sarebbe stato meglio per Noreen.

Si sentiva crudele a essere tornata a Gadiya dal marito solo per avere un altro figlio, ma alcuni dei draghi più anziani le avevano consigliato di mettere al mondo la nuova Regina. Sua madre, infatti, era ormai molto anziana e tutti sull'isola temevano che la sua fine non fosse più tanto lontana.

Suo figlio, quando aveva scoperto che di lì a poco sarebbe nato un altro bambino, l'aveva scrutata per lunghi istanti, con gli occhi verdi tanto simili al padre e a Noreen. «Avete intenzione di abbandonare pure lui?!». Aveva deglutito, avvertendo tutto il rancore presente nella voce del figlio. Sapeva che l'avrebbe odiata ancora di più non appena avesse scoperto che Noreen sarebbe venuta con lei.

Quando era tornata, aveva subito notato un cambiamento radicale nel figlio. Era diventato più freddo, più triste e purtroppo più cattivo. Trattava tutti i servitori del castello con superiorità e malignità. La cosa che l'aveva stupita di più, però, era stato sentire con chiarezza la magia pulsare dentro di lui. Il ragazzo aveva, quindi, preso da lei e non dal marito, il quale non aveva il minimo accenno di potere.

Ne aveva subito parlato con il consorte, il quale le aveva risposto che un valido mago lo stava seguendo e che il ragazzo faceva enormi progressi. A Gadiya, la magia era a malapena tollerata e lei lo sapeva bene, essendo cresciuta con il timore di essere vista come una diversa e venir emarginata. Non ricordava che ci fosse mai stato un principe portatore di poteri magici. Suo figlio avrebbe cambiato il modo di vedere la magia, o almeno, se lo augurava. Era diventato molto alto. La superava di parecchi centimetri e i capelli rossi si erano scuriti. I lineamenti delicati della giovinezza stavano lasciando il posto a quelli più duri da uomo. Si allenava con costanza nel cortile a duellare e maneggiava con maestria la sua spada. Assisteva il padre durante i consigli e le faccende politiche ed era veloce a imparare come governare e non farsi manipolare.

Nonostante tutto, era fiera di lui, di come era cresciuto ed era maturato anche senza la guida di una madre. Era a conoscenza che la levatrice lo avesse accudito e provava una fitta al petto quando lo vedeva parlare con garbo all'anziana donna, per poi comportarsi in modo freddo e distaccato con lei.


Noreen riprese a piangere ed evocò delle piccole fiammelle sulla mano per distrarla. La piccola allungò le manine per toccarle, ma non glielo permise, per non farla bruciare. Presto si riaddormentò e poté avere ancora un momento di pace.

Quando alzò lo sguardo, sorprese il figlio a guardarla da una finestra del castello. Aveva sempre cercato di non usare la magia in presenza del giovane ed era la prima volta che lui la vedeva evocare i propri poteri. Gli sorrise, sperando in un cenno simile, ma il giovane uomo la guardò serio, per poi girarsi e sparire.

Riabbassò lo sguardo, mentre una lacrima le percorreva la gote. Non si sarebbe mai riappacificata con Hanea e mancava poco a quando gli avrebbe detto addio per sempre. Aveva pianificato tutto alla perfezione. Sarebbe sparita di notte, mentre il castello dormiva. Avrebbe sfruttato l'invisibilità per eludere i controlli delle guardie. Aveva già preparato le lettere d'addio per il figlio e per il marito, sperando che capissero. In ogni caso, non aveva scelta. Doveva mettere al primo posto i suoi draghi e Noreen. Non poteva che augurarsi che Hanea maturasse e diventasse un principe giusto e buono.


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Eccoci con il prologo del secondo volume!  

Vi auguro un buon viaggio in questa seconda tappa :)

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