24. Verità

348 26 2
                                    

Noreen raddrizzò la schiena, ma andò a sbattere contro la parte superiore del cassettone nel quale stava frugando. Si massaggiò la testa, borbottando.

Quella mattina, si era svegliata con l'intenzione di controllare se si era salvato qualcosa nella casa di sua madre. Voleva scoprire di più su di lei.

Era uscita presto, prima che il Sole fosse sorto del tutto. Katla ancora dormiva tranquilla e non si era destata quando si era alzata dal letto e si era rivestita, attenta a fare meno rumore possibile. Si era infilata le scarpe fuori dalla casa, per non disturbare i ragazzi, soprattutto Sygal con il suo udito sensibile.

Aveva passato alcuni minuti ferma fuori dalla dimora che era appartenuta a sua madre, prima di trovare il coraggio di entrare. Non aveva mai realizzato, come in quel momento, quanto le fosse estranea. Non sapeva nulla di lei, nemmeno come fosse fatto il suo viso e non aveva alcuna memoria sua. La conosceva solo per ciò che Viltor le aveva raccontato.

Il salotto era del tutto anonimo. Non aveva trovato nessun oggetto che potesse permetterle di scoprire varie sfaccettature della donna che l'aveva messa al mondo. La camera da letto, al contrario, era ricca di oggetti personali, che erano però comuni e non le rivelavano nulla. Si era soffermata a osservare la spazzola con vari capelli biondi incastrati tra le setole. Aveva passato una mano sul lenzuolo del letto sfatto e aveva annusato il cuscino, non sentendo alcun odore particolare, con sua somma delusione.

Si era quasi convinta a uscire da quel luogo privo di ciò che cercava, quando l'occhio le era caduto sul cassettone posto in un angolo. Si era avvicinata a grandi passi e l'aveva aperto con furia, sperando di trovarci chissà cosa.

Quando la testa smise di pulsarle, riabbassò la mano e scostò la coperta pesante. Era ormai persuasa che sarebbe uscita da quella casa delusa, quando i suoi occhi si puntarono su un piccolo quadernino sul fondo del cassettone, coperto dai tessuti.

Lo afferrò con mani tremanti, sollevandolo con cura, per paura di rovinarlo. Era il primo oggetto davvero personale di sua madre che trovava.

Si rialzò in piedi e arretrò fino a sedersi sul bordo del letto, il quale scricchiolò sotto il suo peso. Lo aprì con il cuore che le batteva rapido nel petto e spalancò le palpebre, meravigliata di trovarlo tutto scritto. Solo le ultime due pagine erano bianche. Tornò alla prima pagina e lo avvicinò al viso per riuscire a leggere quella calligrafia serrata e raffinata.

Osservò le parole scritte e riuscì a immaginarsi sua madre seduta al suo posto, intenta a scrivere sul diario. Se la figurava mentre impugnava la penna con decisione e tracciava in fretta tutte le frasi.

La prima pagina risaliva a molti anni prima, dato che Dishga parlava della sua famiglia, della vita a Gadiya e di Viltor. Noreen sospirò a fondo. Era ancora nuova per lei quella scoperta. Faticava a pensare che Viltor fosse suo zio. Non sarebbe mai riuscita a vederlo come tale. Sarebbe stato per sempre l'uomo che l'aveva cresciuta e avrebbe continuato a chiamarlo "papà".

Corrugò le sopracciglia, sorridendo leggermente, nel leggere ciò che Dishga raccontava di un Viltor di diciotto anni.



Andò avanti a leggere il diario per tanto tempo e non si accorse che il Sole si trovava ormai in alto nel cielo. Delle voci la riscossero. Sentì chiamare il suo nome più volte e fece per alzarsi, quando la porta della stanza venne aperta di colpo e Kateur entrò come una furia nella camera.

Sul suo viso serio si dipinse un'espressione sollevata, non appena la vide. Distese le spalle e sospirò. «Cosa ti salta in mente?!» esclamò.

«Volevo vedere la casa di mia madre» mormorò, guardandosi intorno.

Il Principe Di GadiyaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora