13. Infiltrato

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«Non compiere gesti avventati» si raccomandò Viltor, mentre lo osservava prepararsi.

Kateur annuì all'ennesimo monito e strinse i lacci degli stivali. Si raddrizzò e allacciò la fibbia della cinghia che reggeva il fodero della spada dietro alla schiena.

Pess e Viltor lo studiavano, proferendo di tanto in tanto qualche consiglio.

Kateur sistemò al loro posto i coltelli nella cintura e alzò la testa, puntando gli occhi sui due uomini. Mosse il capo per far capire loro che era pronto.

Uscirono dalla casa e trovarono il drago nero immobile ad aspettarli. Katla, Galapey e gli altri erano poco lontani, anch'essi attenti alla scena.

Kateur si avvicinò alla spalla sinistra della belva scura e afferrò uno degli spuntoni aguzzi con una mano, mentre si dava la spinta con la gamba per balzargli sulla groppa. Montò sul drago con un'agilità che aveva sviluppato negli anni, andando a cavallo, e si sistemò.

Pess si incamminò verso di lui. «Ricordati del ciondolo» mormorò. Nei suoi occhi era presente una velata preoccupazione. Kateur assentì, sicuro.

Pess gli aveva ceduto la sua collana, collegata tramite la magia a quella uguale di Viltor. Gli sarebbe bastato schiacciare la perla azzurra posta nel centro perché quella di Viltor si illuminasse. In quel modo, se fosse stato in pericolo avrebbe potuto avvertirli. Avevano concordato che se avesse schiacciato la perla una volta avrebbe significato richiesta d'aiuto, mentre se l'avesse fatto due volte sarebbe stato il segnale per mandare uno dei draghi a riprenderlo, si sperava, in compagnia di Noreen e Sygal.

Il drago nero sbuffò e Kateur avvertì i suoi muscoli tendersi a contatto con le sue gambe.

Lanciò un'ultima occhiata a Katla e Galapey, i quali lo osservavano fermi e inespressivi. Avevano deciso che sarebbe stato il drago nero ad accompagnarlo perché più grande ed esperto dei suoi amici. Inoltre, essendo di colore scuro, avrebbe potuto mimetizzarsi meglio con il buio.

Era ormai notte buia e Kateur diede una pacca sul collo sinuoso della belva, per invitarlo a partire.

«Uccidi solo se necessario» proruppe Viltor, mentre Pess indietreggiava e lo affiancava.

Kateur annuì. Era meglio non lasciare tracce del suo passaggio all'interno del forte di Gadiya e dei cadaveri lo sarebbero stati di certo.

Il drago spalancò le enormi ali e mosse qualche passo per distanziarsi dai due uomini. Dopodiché, con un balzo, si sparò verso il cielo. Kateur strinse le cosce contro le squame dure dell'essere e si aggrappò agli spuntoni presenti sul lungo collo.

La sensazione della caduta da Sygal era ancora ben vivida nella sua testa, ma cercò di non badarci. Non poteva farsi indebolire da quel ricordo. Aveva una missione da compiere e tutto dipendeva da lui. Se non fosse riuscito a liberare Noreen e riportarla lì, avrebbero avuto poche speranze di vincere.

Con Noreen così lontana, più passavano i giorni e più i draghi si indebolivano. Lo aveva potuto notare soprattutto in Katla e Galapey, che avevano iniziato a passare più tempo a dormire sdraiati sull'erba, piuttosto che volando ed esplorando l'isola. Solo il drago sotto di lui sembrava immune alla lontananza della Regina. Era ancora in forze e pareva pronto a sorvolare le intere terre di Daktsee in una notte.

Il drago volò a lungo sopra alla distesa d'acqua sempre più scura, man mano che la notte avanzava.

Kateur osservò la Luna di fronte a loro. Sembrava che si stessero dirigendo proprio verso di lei. Illuminava il loro tragitto e riusciva a trasmettergli un po' di calma. Malgrado non l'avesse dato a vedere, era teso e l'idea di quello che avrebbe dovuto affrontare da solo, delle responsabilità che gravavano sulle sue spalle lo agitava.

Il Principe Di GadiyaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora