Confrontarsi

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Non ho il coraggio di aprire gli occhi... ho paura di farlo.
Aprirli vorrebbe dire affrontare quello che è appena successo e io non riesco, non ora.
È una situazione più grande di me.
Sono qui, in mezzo alla strada con la persona che più desidero, eppure dentro di me c'è qualcosa che non va.
Mi sento nuda e indifesa, come se Maggie avesse scoperto il mio tallone d'Achille.

Non ricambio il bacio e la spingo via.

"Maggie fermati...tutto questo è sbagliato", le ripeto  più volte mentre lei continua ad avvicinarsi a me.

"Non ho bisogno della tua compassione né tanto meno di farti pena" aggiungo.

Le getto addosso queste parole avvolte da uno velo di cattiveria.
Mi sento ferita e umiliata; Cinque minuti fa mi ha definita "la sua amica" e ora, avendo capito le mie fragilità, si comporta come se dovesse proteggermi da tutti i mali del mondo? Beh, so difendermi benissimo da sola, non ho bisogno di lei.

"Perché devi sempre prendere tutto come un attacco personale?" mi risponde lei.

Dal suo tono percepisco che sia un po' infastidita dal mio discorso, ma l'unica che dovrebbe esserlo sono io.
Non mi lascia il tempo di dire una parola e continua :

"Sai, a volte proprio non ti capisco:
Prima devo costringerti a dirmi la verità perché se fosse per te ora sarei ancora all'oscuro di tutto.
Mi sputi addosso la tua verità preferendo scappare piuttosto che affrontarmi, e poi? quando sono io a fare un passo verso di te cosa fai? Ti metti sulla difensiva come se qualcuno mi avesse costretto a baciarti.
Dio, a volte mi sembri proprio una bambina..."

Di fronte a queste sue parole rimango in silenzio.
Ha ragione, ha completamente ragione. Ma io sono fatta così, quando mi sento minacciata, quando ho paura di essere ferita, attacco gli altri e scappo... e anche questa volta non sono da meno.

"È perché ho 15 anni ma sembro più vecchia", le rispondo cinicamente

La guardo dritta negli occhi come se fossi la persona più sicura del mondo e continuo:

"Si è fatto tardi, è meglio che vada. Piacere di averti rivista Maggie"

Sto morendo dentro ma nonostante tutto non perdo il controllo, mi allontano da lei e mi incammino verso casa.

Cammino così velocemente da non sentire neanche più il dolore che questi dannati tacchi mi stanno provocando ai piedi.
Mi trovo da sola, nel bel mezzo della notte, a vagare per una Madrid deserta e, come se non bastasse, casa mia è lontanissima da qui... senza un taxi è impensabile arrivarci. Però ero così concentrata dallo scappare da Maggie che non ci ho neanche pensato.
Per mia fortuna il primo taxi non tarda ad arrivare e in meno di mezz'ora sono a casa.
Sono fisicamente e psicologicamente stravolta, questa giornata sembrava infinita.
Ora l'unica cosa che voglio è andare a dormire e smettere di pensare... già... come se fosse facile.

È giorno e vengo improvvisamente svegliata dal campanello.
Mi alzo in tutta fretta e senza capire veramente cosa stia succedendo, mi dirigo verso la porta.
Con aria distrutta e la vestaglia stropicciata mi ritrovo davanti Alba.

"Najwa, ero preoccupata... ieri sera eri strana. Stai bene?" mi dice precipitosamente.

"Buongiorno anche a te Alba" rispondo io ironicamente.

"Buongiorno, mi fai entrare?" replica lei molto seria.

"Si, scusami mi sono appena svegliata. Andiamo in cucina, mi faccio un caffè"

Mi preparo un caffè e ne porgo uno anche a lei.
Alba mi guarda stranita, come se si aspettasse che fossi io a parlare.

"Beh? " esclama come se mi avesse letto nel pensiero

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