Lontano dagli occhi, lontano dal cuore

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Faccio tesoro del consiglio che mi ha dato Alba e ne approfitto per passare un po' di giorni con Teo nella casa in campagna.
Nonostante io mi reputi una madre abbastanza severa, ho sempre avuto un ottimo rapporto con mio figlio. Ho sempre approfittato di ogni momento libero per passare del tempo con lui, ma ultimamente purtroppo, tra le ultime riprese di Vis a Vis e La Casa di Carta, gli attimi da poter passare insieme sono sempre meno.
Questi giorni lontana dalla città quindi, oltre che essere la mia via di fuga dalla realtà, saranno anche l'occasione perfetta per cercare di recuperare, almeno in parte, il tempo perso con lui.

La decisione di partire è talmente immediata che preparo in fretta la valigia appena Alba se ne va, e senza alcun preavviso comunico la mia idea a Teo,  che accetta con grande entusiasmo.
Partiamo subito e dopo circa un'ora e mezza di viaggio arriviamo.
Ho sempre adorato questo posto: la natura immensa che circonda la casa, la piscina, la tranquillità, la privacy che dà...proprio quello di cui avevo bisogno.
Faccio giusto in tempo a fermare la macchina, che Teo corre in casa e sparisce dalla mia vista per 10 minuti.
Non capisco cosa stia facendo e mentre io ne approfitto per disfare i bagagli, lo vedo correre in tutta fretta dalla sua stanza: ha indosso il costume da bagno e, con la stessa impazienza di un bambino il giorno di Natale, si lancia in piscina; vederlo felice è tutto quello che mi serve per stare bene.

Mentre sono completamente imbambolata a guardarlo, lo sento chiamarmi:

"Mamma, mamma...dai, vieni a far il bagno con me. È passato così tanto tempo dall'ultima volta che neanche mi ricordo quand'è stata" esclama Teo entusiasta.

Senza pensarci due volte, lascio i bagagli, mi metto il costume e corro da lui, pronta a passare il pomeriggio migliore degli ultimi tempi.

Passano così tre giorni, completamente isolati dal mondo visto che i cellulari non prendono, tra risate, bagni in piscina e passeggiate nel bosco insieme a Bala.
Cosa potrei volere di più?

Il mio piccolo paradiso però finisce presto; Il lavoro e la vita di tutti i giorni mi chiamano.
Così, il quarto giorno, io e Teo prepariamo di nuovo i bagagli, pronti a tornare a casa.
Sono felice... in questi giorni ho raggiunto il mio obiettivo: sono riuscita a non pensare, o meglio, ho pensato, ma non in modo ossessivo.
La mia testa era completamente dedicata a mio figlio, e a me, lasciando da parte tutto il resto.

Ci mettiamo in macchina e non appena ci allontaniamo dalla zona di campagna, i nostri cellulari iniziano a suonare. Messaggi e chiamate degli ultimi 3 giorni iniziano ad arrivare.
Teo da adolescente qual è, si lancia subito sui social e risponde ai messaggi dei suoi amici.
Mentre guido lancio un'occhiata al telefono per vedere se avessi ricevuto qualche chiamata importante, e tra le tante, il mio occhio cade su un nome in particolare: "Rubia".
Si, è lei, di nuovo lei, e come se non bastasse ho ancora il suo contatto salvato così.
I miei occhi si sbarrano, e noto che non c'era solo una chiamata persa, ma almeno 5, più alcuni messaggi.

"Najwa dove sei?"
"Perché non mi rispondi?"
"Per favore ho bisogno di parlarti"
Recitavano alcuni messaggi che sono riuscita a leggere di sfuggita.

Poso il telefono concentrandomi a guidare, ed è così che tra il silenzio di mio figlio, impegnato a recuperare i tre giorni persi sui social, e quello che ho appena letto sul mio cellulare, i miei pensieri iniziano a viaggiare di nuovo.
Eccoci, ci risiamo.
È come se questi tre giorni non fossero mai esistiti, come se improvvisamente la spina che tanto avevo voluto staccare, si fosse attaccata di nuovo riaccendendo i miei problemi... il mio problema... un problema dal quale, per quanto possa provarci, non si scappa.
Non si scappa da un uragano così grande che si catapulta su di te senza preavviso; puoi girarti in qualsiasi direzione, ma ormai sei circondata; ed è quello che sta succedendo a me, avevo trovato un riparo negli ultimi giorni, ma purtroppo è volato via...
Sono di nuovo in mezzo a quest'uragano chiamato Maggie Civantos.

È incredibile come basti un attimo, un messaggio, per far cambiare l'umore di una persona; è impensabile che Maggie abbia questo potere su di me...lei, il suo modo di fare... mi manipola, mi controlla.

Dopo un viaggio estenuante, fatto di code interminabili e pensieri per la testa, lascio Teo a casa del padre e mi dirigo verso casa, ignara di quello che sarebbe successo di lì a poco.

Entro nel vialetto, parcheggio l'auto e nello scaricare i bagagli la vedo: è Maggie.

Alla sua vista impallidisco, questa ragazza è la mia persecuzione ma, Dio, quant'è bella.
Cerco di far finta di non essere scossa dalla sua presenza e, come al solito, faccio affidamento sul sarcasmo:

"Mi stai perseguitando per caso?" le dico senza neanche salutarla.

"Hai finito di scappare da me?" risponde Maggie come se avesse preparato un copione

Non solo evita la mia domanda facendomene a sua volta un'altra, ma ha anche capito esattamente il motivo della mia improvvisa e fugace vacanza con Teo.

"Ma chi ti credi di essere Maggie?" le rispondo davvero duramente, ma questa volta non devo fingere, il suo modo di fare mi sta innervosendo.

"Il motivo della tua fuga da Madrid innanzitutto...o vorresti negarlo?" replica mettendomi alle strette.

"Ah quindi ora il mio mondo dovrebbe girare intorno a Maggie Civantos? Vivevo bene lo stesso anche prima di conoscerti, sai?"

Si, è vero, vivevo bene anche prima di conoscerla, ma dove trovo il coraggio di dirle che, solo da quando lei fa parte della mia vita, ho capito cosa vuol dire vivere davvero?
Con lei ho riscoperto sensazioni che non provavo dall'adolescenza: l'agitazione prima di vederla, l'idea che sarà una bella giornata solo perché la passerai con lei, la minuziosa attenzione che poni nello scegliere i vestiti per essere sempre bella davanti ai suoi occhi... le vorrei dire tutto questo, ma non le darò la soddisfazione di vedermi debole.

"Certo infatti vivevi talmente bene prima di conoscermi, che ora non fai altro che pensare a me" mi dice con il suo tono presuntuoso ma allo stesso tempo ironico. 

Sono lì lì per aprire la bocca e risponderle, ma cosa le dico? Ha ragione... ha colto di nuovo il punto esatto.
È incredibile come Maggie riesca sempre a leggermi con tanta facilità... sono un libro aperto davanti ai suoi occhi.
Come al solito uso il mio sarcasmo, l'unica arma che fin'ora mi è stata d'aiuto:

"Beh, se sei qui a quanto pare non sono io quella che tra le due pensa all'altra, o sbaglio?"

"No, non sbagli" ammette senza troppi giri di parole "ma io a differenza tua lo ammetto".
"Ti ho chiamata per 3 giorni, ho dovuto scrivere anche ad Alba... mi stavo preoccupando" continua lei con un tono che sembrava realmente preoccupato.

"Sono stata in campagna con Teo, lì i telefoni non prendono" do subito la mia spiegazione senza giri di parole.

"Beh potevi dirmelo" replica lei.

"Da quando devo dirti quello che faccio? Non sapevo di doverti chiedere il permesso" rispondo in fretta.
Inizia quasi a farmi innervosire, perché dovrei dirle quello che faccio?

"Andiamo Najwa smettila, non devi chiedermi nessun permesso... ma davvero credevi che dopo l'altra sera non ci saremmo più sentite?"

"Beh era quello che volevo" non credo neanche io a quello che dico, ma il mio lato orgoglioso prende il sopravvento come al solito.

"Mm si certo, come no" risponde lei con un sorrisetto provocatorio che mi fa scaldare, e no... non in senso negativo.

Prende una delle valigie che ho appena scaricato dalla macchina e si dirige verso la porta:

"Allora? Mi fai entrare?" esclama all'improvviso

Adesso non posso certo cacciarla... e poi non voglio farlo, perché dovrei?
Proverò a mettere il mio orgoglio da parte; Poi ha detto che vuole parlarmi, voglio proprio sapere cos'ha da dirmi.

Apro la porta ed entro in casa. Maggie mi segue, e appena oltrepassa la soglia della porta, mi sale un brivido lungo la schiena.
Non è la prima volta che entra in casa mia, eppure mi sembra tutto così nuovo.
Lascio che la porta si chiuda alle mie spalle e mi volto verso Maggie.
La guardo, siamo io e lei in una casa vuota, la mia casa... così deserta e silenziosa, ma mai stata così piena; in quel momento, c'era tutto quello di cui avevo bisogno.

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