Capitolo 25

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"Tienimi su quando sto per cadere
Tu siediti qui, parlami ancora se non ho parole
Io non te lo chiedo mai
Ma portami al mare, a ballare
Non ti fidare
Sai quando ti dico che va tutto bene così
E perdonami, sono forte, sì
Ma poi sono anche fragile
Non serve a niente di particolare
Solo tornare a pensare che tutto è bello e speciale
Non si dice mai, ma voglio impegnarmi
E salvare un pezzo di cuore
Io non vivo senza sogni e tu sai che è così
E perdonami se sono forte, sì
E se poi sono anche fragile
Vieni qui
Ma portati gli occhi e il cuore
Io ti porto un gelato che non puoi mangiare
E piangiamo insieme che non piangi mai, mai
E non nasconderti con le battute, non mi allontanare
Invece dimmi cosa ti andrebbe di fare
E ridiamo insieme che ridiamo sempre, sempre, sempre
Ma non basta mai, mai
Io un confine non lo so vedere
Sai che non mi piace dare un limite, un nome alle cose
Lo trovi pericoloso e non sai come prendermi, mi dici
Ma non so se ti credo
Senza tutta questa fretta mi ameresti davvero?
Mi cercheresti davvero?"
Elisa - Anche fragile.

Leyla

Sono passati molti anni dall'ultima volta che ho visto il mio migliore amico soffiare sulle candeline. Ricordo che quando ero più piccola mi divertivo ad aiutare Anne, la madre di Edward, ad organizzare le feste di compleanno per lui e così ho fatto fin quando non ha deciso di andarsene da Kensington.
Ho sempre dato molta importanza ai compleanni. Qualsiasi cosa io decida di organizzare, tutto deve essere perfetto, curato nei minimi dettagli, esattamente come i matrimoni di cui mi occupo.
Stasera, vederlo spegnere le candeline, mi ha ricordato un po' quelle feste in giardino con il tavolo pieno di dolci, i palloncini colorati attaccati ai rami degli alberi e noi che scorrazzavamo felici.

Al ritorno in hotel ci buttiamo sul letto un po' provati dalle ultime ore frenetiche. Le nostre gambe si intrecciano sotto le lenzuola ed io non posso fare a meno di sorridere ripensando a quelle notti piovose dove il cielo brontolava, i tuoni riecheggiavano sopra Londra e noi finivamo accoccolati e nascosti sotto le coperte del mio letto a una piazza e mezza.
«Vieni qui» mi sorride allungando un braccio ed io non perdo tempo ad affondare il viso nel suo petto. Edward tira il piumone fin sopra le nostre teste e adesso mi sembra davvero di essere tornati indietro nel passato. Il suo profumo al sapore di tabacco e vaniglia che è rimasto il solito a distanza di anni mi invade le narici, il mio cuore prova un senso di pace. E cosa importa se in realtà non siamo a Kensington, se fuori non c'è alcun temporale e se noi non siamo più quei due ragazzini senza pensieri? Siamo sempre Leyla e Edward — cresciuti, un po' persi e incasinati — ma comunque due persone che ritrovano la serenità solo stando insieme.

«Non perdiamoci di nuovo» lo supplico stringendomi ancora di più al suo corpo.

«Tu non ci sei mai quando torno a casa» parla con voce roca e insicura, forse per timore di litigare.
È vero ciò che dice, non posso negare. Ogni volta che sua madre veniva ad informarmi del suo imminente ritorno da New York, io non perdevo tempo a prenotare un viaggio. Scappavo. Le volte in cui mi è andata male e lui è tornato prima della mia partenza, mi concedevo giusto il tempo di un abbraccio.
«Non sopporto incontrarti sapendo che poi sono obbligata a vederti andare via di nuovo. So che ormai è una storia che va avanti da anni, ma non sono ancora riuscita ad abituarmi alle tue partenze».

«Io, invece, non sono mai riuscito ad accettare che tu non mi permetti di salutarti».

Una lacrima riga il mio volto. Mi chiedo come mai il nostro rapporto non sia capace di crescere insieme a noi: era inevitabile che prima o poi ci saremmo allontanati, eppure io non sono riuscita ad accettare la sua partenza improvvisa e lui non ha mai compreso il mio volerlo allontanare definitivamente per soffrire meno. Mi rispondo che forse è successo troppo presto, forse non eravamo ancora pronti.


PARTIRE PER RICOMINCIARE || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora