PARTIRE PER RICOMINCIARE || H.S.

Capitolo 32

"Ho sognato di volare con te
Su una bici di diamanti
Mi hai detto sei cambiato,
Non vedo più la luce nei tuoi occhi
La tua paura cos'è?
Un mare dove non tocchi mai
Anche se il sesso non è
La via di fuga dal fondo
Dai non scappare da qui
Non lasciarmi così
Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
E pagherei per andar via,
Accetterei anche una bugia
E ti vorrei amare ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi"
- Mahmood e Blanco - Brividi

Tiro su il lenzuolo a coprire i nostri corpi nudi e mi accoccolo sul suo petto. Stasera vorrei restare nascosta tra le sue braccia più di ogni altra volta. Il pensiero di ciò che mi aspetta fuori mi angoscia. «Resti a dormire qui?»

«Non posso. È tornato Edward e sua madre mi aveva invitata a cena stasera, le ho detto che sarei passata a salutarlo dopo il ristorante».

«È tornato?» si alza a sedere per guardarmi meglio negli occhi «non mi avevi detto nulla».
Scrollo le spalle in risposta, come a sottintendere che non ho dato peso al suo ritorno.
«Allora vai, è già tardi». Sospiro riconoscendo una luce diversa nei suoi occhi, nonostante le sue parole. Mi alzo dal letto e mi rivesto velocemente. Sono già le dieci e mezza, forse neanche farò in tempo ad andare dai Miller, non posso certo presentarmi a casa loro in piena notte.

«Ci vediamo domani?»

«Ma figurati! Adesso che è tornato Edward, sparirai per minimo una settimana.»
Mi acciglio alle sue parole. Non ho più intenzione di dare spazio a chi non ha saputo darne a me. Ad oggi, William e Julia sono le uniche persone al di fuori della mia famiglia che meritano il mio tempo.
«No. Ci vediamo domani» rispondo decisa. Mi abbasso per lasciare un bacio sulle sue labbra «Ti amo».

Salgo sulla mia adorata Bentley Continental G8 (nonostante l'autista di famiglia, ho voluto prendere la patente a tutti i costi per sentirmi più indipendente) e metto in moto con l'intento di tornare a casa. Mi darò una rinfrescata, una ritoccata al trucco... e poi andrò a casa di Edward, se non sarà troppo tardi. In fondo, potrei ugualmente andarci domani, lui è appena tornato da un lungo viaggio e sarà sicuramente stanco, meglio non disturbarlo.
Parcheggio nel viale difronte al garage, ma quando scendo dall'auto per poco non mi prende un colpo.
Lui, seduto sullo scalino davanti alla porta d'ingresso, alza lo sguardo nel sentire lo sportello sbattere.
Il cuore mi esplode nel petto.

«Cosa ci fai qui?» chiedo avvicinandomi cautamente.
I suoi capelli sono molto più lunghi dall'ultima volta che ci siamo visti, indossa una bandana verde militare sulla testa per non far cadere i ricci sugli occhi.

«Ti stavo aspettando, visto che a cena si è presentata tutta la tua famiglia tranne tu...»
dice stringendosi nelle spalle.
Oddio, è così strano averlo a pochi passi da me dopo dodici mesi. Mi sembra di vivere in un sogno. L'emozione mi tappa le orecchie annullando ogni cosa che ci circonda, riesco solo a sentire il battito del mio cuore fuori controllo e il respiro bloccato.
«Sarei venuta» riesco a rispondergli.

«Ne sei sicura?» Resto in silenzio e immobile, mentre sento gli occhi inumidirsi. «Beh, non mi abbracci?»
Non faccio un solo passo in avanti, è lui a venirmi incontro ancor prima di terminare la frase. Resto immobile mentre la sua presa è così stretta intorno alla mia vita da rendermi difficile respirare. Ma il suo profumo, il suo maledetto profumo così familiare, mi investe senza chiedere il permesso. Ricambio il suo abbraccio e non riesco ancora a credere che sia reale. È così bello e allo stesso tempo doloroso essere di nuovo insieme. Per quanto possa aver sofferto in tutti questi mesi senza di lui, solo adesso capisco quanto realmente mi sia mancato.
«Non piangere, ti prego» mi prende il viso tra le mani e asciuga le mie lacrime. Mi bacia la punta del naso e poi la fronte.