Capitolo 9

545 31 8
                                    

Leyla

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Leyla

Abbandoniamo lo yacht salutando Julia insieme al lusso, lo champagne ed il relax. Alle 8:00 in punto di questo lunedì mattina dal cielo limpido, siamo pronti con i bagagli alla mano per riprendere il nostro viaggio.
Edward guida in rigoroso silenzio la Ford Ranger che abbiamo noleggiato, mentre io continuo a fissare la fede in oro giallo al mio anulare sinistro. Non riesco a fare altro da ieri sera. Eravamo entrambi alticci, ma non ho dimenticato il momento in cui Ed ha sottolineato il fatto che non ho ancora tolto l'anello, mettendo in dubbio la mia decisione riguardo al divorzio.
Sospiro, spostando lo sguardo fuori dal finestrino. Ci vorranno circa quattro ore per raggiungere la prossima meta e i minuti sembrano trascorrere lenti, troppo lenti.
«Perché hai scelto una macchina così grossa?» Non che mi interessi davvero, l'ho chiesto solo per spezzare questo insopportabile silenzio. «Siamo solo in due e abbiamo due bagagli piccoli.»

«Guidare deve essere un piacere» dice stringendosi nelle spalle. La verità è che, per quanto Edward non sia un amante dei lussi e abbia rinunciato a viaggiare in prima classe e agli hotel da cinque stelle in su, la sua passione per le macchine è rimasta forte come quando aveva solo sedici anni. So che a New York possiede una Ford Capri 1970 e una Range Rover Sport, che immagino tenga fisse in garage dato che lui si sposta in metro. Non sto ad elencare le auto che ha casa dei suoi genitori a Kensington perché ne ho perso il conto.

Appoggiata con la testa al finestrino, lo guardo pensando che sono contenta di aver ripreso il nostro viaggio, dopo la parentesi in yacht. Le lenzuola ruvide degli hotel a tre stelle iniziano ad essermi meno fastidiose al contatto con la pelle, così come viaggiare in seconda classe. Sto pian piano imparando a godermi i paesaggi fuori dal finestrino, senza preoccuparmi se il sedile sia abbastanza comodo o meno; ad accontentarmi di un panino per pranzo per evitare di perdere tempo sedendoci ad un tavolo e adoro scovare i ristoranti più nascosti e intimi tra i vicoli di un centro per la cena, assaporare i sapori di un posto senza dover andare in un ristorante troppo lussuoso quanto costoso. Anche se spostarsi così spesso è abbastanza stressante, sono felice di conoscere posti nuovi o tornare a visitare città che hanno preso un angolino del mio cuore già in passato e sono entusiasta di farlo con Edward, nonostante lui mi stia tenendo il broncio dalla discussione di ieri sera riguardo la fede. Il che non ha alcun senso, dato che la cosa non lo riguarda minimamente. Solo dopo aver fatto una breve sosta per fare colazione, sembra ritrovare il buon umore. Ogni tanto lo vedo sorridere per qualche battuta sentita alla radio, mentre io non capisco una sola parola dell'italiano. Ho studiato solo francese, tedesco e spagnolo.

«Facciamo il gioco delle verità, però senza domande: ognuno dei due dice una verità che si sente pronto a confessare, ma ovviamente deve essere certo che l'altro non ne sia già a conoscenza» se ne esce così, probabilmente annoiato, come me, dal viaggio.

«Ma sappiamo già tutto l'uno dell'altra» alzo le spalle con la convinzione di aver detto un'ovvietà, almeno finché Ed non mi risponde.

«Non credo. Negli ultimi anni siamo stati molto distanti, sicuramente ci sono cose che non ci siamo detti.»

PARTIRE PER RICOMINCIARE || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora