Capitolo 27

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Alzo le mani d'istinto, il cuore batte a duemila, percepisco delle piccole gocce di sudore imperlare la fronte.

Una volta un mio ex compagno di classe mi disse che fare qualcosa di buono non porta assolutamente nulla, che ad essere brave persone si rischia la vita e basta. A suo tempo ricordo che avevamo iniziato un battibecco interrotto da una professoressa. Se oggi dovessi rincontrarlo gli chiederei scusa e gli darei ragione.

Sono venuto da Tiffany per convincere zia Madison ad andare in quello stupido albergo e cosa ci sto guadagnando? Un ladro che mi sta minacciando di spalle.
Insiste, mi richiede i soldi sempre con arroganza e voce roca.

«Va bene, va bene, posso abbassare le mani per prendere il portafogli?» chiedo.

E stranamente la mia voce non esce spaventata, anzi.
Sembro...Arrabbiato.

Con chi?

Ce l'ho con me stesso perché me la sto facendo sotto come un bambino.
Ce l'ho con Stephanie perché non ricambia i miei sentimenti.
Ce l'ho con Robert perché è colpa sua se adesso mi sono ficcato in questo casino. O forse è colpa di Madison e della sua testardaggine. Che cavolo le costa andare in quello stupido albergo? Perché ha dovuto fare i capricci come una bambina viziata?
E ce l'ho con questo stupido ladro, magari è un ragazzo della mia età che ha le capacità per cercare e trovare un lavoro, ma preferisce la rapida via della delinquenza.

Perché? Perché devo essere sempre lo scemo di turno? Quello di cui si approfittano tutti, quello che si abbassa sempre alle richieste più assurde. Quello che rischia di perdere soldi, carte di credito e quant'altro sempre per far felici gli altri.

Una scintilla scatta nella testa, una voce mi urla di dire basta, che è ora di pensare a me stesso anche rischiando il tutto per tutto.

Sono stufo di tutto.
Sono stufo di tutti.

E non ho visto tutti i film horror di questo pianeta con mia madre per niente.

Il mio corpo agisce da solo mentre pesta un piede dell'aggressore, lo sento imprecare ma la sua voce si strozza quando il mio gomito destro fa conoscenza con un punto non preciso del suo corpo, alzo l'avambraccio per rifilargli un pugno che, a giudicare dal dolore alle nocche, è andato perfettamente a segno.

Il bastardo ha lasciato cadere il coltellino con cui mi ha minacciato, lo raccolgo di fretta sentendolo stranamente leggero, girandomi di scatto lo vedo rantolare a terra con le mani sullo sterno.
Nell'ennesima rotolata i capelli biondi scivolano via dalla testa.

Un momento...Cosa?

La parrucca si stacca mostrando una cascata di capelli ricci castano scuro, ennesima girata del corpo e posso finalmente vederlo in faccia.

Spalanco occhi e bocca decisamente perplesso: «Robert?!»

Schiena a terra, come risposta alza il dito medio mentre l'altra mano si tocca il naso, quando vede del sangue sulle dita, alza la voce: «Che hai nel cervello?!»

«Io?!» ribatto aprendo le braccia, fumante di rabbia ma in parte consolato dal fatto di non aver fatto l'eroe rischiando di morire: «Ti sembra normale piombare così alle spalle delle persone con un coltello in mano?!»

«È un oggetto di scena, deficiente!»

Guardo il coltello, solo ora che il panico è sceso quasi del tutto mi rendo conto che è in plastica, metto un palmo sulla lama e premo facendola incontrare col manico più e più volte, senza provare dolore. «Oh, forte.»

«Oddio m'hai rotto il naso.»

Robert è in ginocchio, rivolto verso di me, effettivamente dal naso scende parecchio sangue, nonostante la vista il mio cuore ha un leggero freno riprendendo a battere quasi normalmente: «Si, e adesso ti rompo anche qualcos'altro.» lo minaccio andandogli vicino.

«Porca vacca, non è proprio come sui film.»

Non ci posso credere...L'ho colpito e lui sta...ridendo?

Come si fa ad avere quarant'anni suonati ed essere così scemi: «Si può sapere cos'avevi in testa?»

«Rimettimi a posto e te lo dico.»

Una sorpresa sotto la Neve [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora