Capitolo 33 - Nicholas

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Apro uno spiraglio di porta e Robert ci si fionda in mezzo come un fulmine per poi richiuderla, si appoggia al legno con un lungo sospiro e alzando gli occhi al cielo: «Velocissimo.» commenta: «Mi sento come Pierce Brosnan in 007.»

«Perché non Daniel Craig o Roger Moore?» chiedo senza pensare.

«Perché per me il vero 007 è Pierce.»

Lo vedo camminare per la stanza con sicurezza, ogni tanto lancia delle occhiate all'arredamento stiracchiandosi un po' non appena raggiunge la vetrata che si affaccia sulle montagne mi risveglio dall'incantesimo.

«Perché cavolo non mi hai avvisato del tuo arrivo?»

«Lo sai che dimentico le cose.» si giustifica sbuffando e andando in camera da letto, un tonfo mi avvisa che si è appena buttato a peso morto sul materasso.

«Ma questa è una cosa importante, come hai potuto dimenticarla?»

«Perché sono Robert Shannon» si mette seduto con un colpo di reni, incrocia le gambe e raddrizza la schiena: «Lo sai.»

«Non è una risposta, zio.» okay, meglio non pensarci e andare subito al sodo, mi avvicino al letto senza sedermi, piuttosto mi appoggio alla parete lì vicino incrociando le braccia: «Allora, qual è il piano?»

«E che ne so? L'idea è stata tua.»

Spalanco gli occhi così forte da farmi male, allungandomi appena lo osservo sorridere divertito.

«Dai, scherzavo.» occhiolino che mi avrebbe steso se fossi stato una ragazzina alla sua prima cotta: «Il tempo di sistemarsi e le donne andranno alla spa, nel mentre andrò a parlare con la direttrice per delineare gli ultimi dettagli. Le donne usciranno dalla spa, si rilasseranno e ho deciso con tuo padre che cenerete tutti insieme nella stanza dei tuoi.»

«Addirittura?»

«Beh, non sarete certo i primi ospiti a voler cenare in camera.»

«Si ma tu che farai, resterai solo?»

Robert scuote la testa con sicurezza mentre scende dal letto: «Sarò nelle cucine per parlare con lo chef, voglio che prepari la stessa pietanza che io e Madison abbiamo mangiato insieme la prima volta e voglio lo stesso vino. Deve essere tutto identico.» si avvicina mettendomi entrambe le mani sulle spalle: «Grazie Nik.»

Raramente l'ho visto guardarmi con tanta gratitudine e sono fermamente sicuro che non stia recitando.
Ci diamo un abbraccio così forte da togliere il fiato, i nostri cuori battono all'unisono e devo fare una fatica immensa per non scoppiare a piangere.
Quando ci stacchiamo noto che anche lui ha gli occhi lucidi ma fa di tutto per resistere.

«Nel mentre tu puoi fare quello che vuoi, non stare qui dentro.» mi dice indicando un punto a caso fuori dalla finestra: «Comportati come se fossi veramente in vacanza...E poi lo staff è per la maggior parte composto da ragazze, divertiti un po' alla faccia di Stephanie.»

«Mi dispiace lasciarti solo.» ammetto ed è vero, ho altri giorni per godermi la vacanza improvvisata, non è giusto che io vada a divertirmi o rilassarmi mentre lui rimane chiuso in camera come un uccellino in gabbia. Peggio pure, è stata una mia idea quindi mi sento maggiormente responsabile.

«Starai scherzando, spero!» esclama Robert nemmeno mi avesse letto nella testa, prendendo la via della porta: «Non vedevo l'ora di stare un po' da solo. Quando ti sposerai, capirai.»

***

Ho lasciato Robert nella mia stanza, quando avrò la certezza che Madison, mamma e Kim saranno all'interno della spa gli manderò un messaggio così da poterlo far uscire in tutta sicurezza, ha proprio ragione: sembra di essere in un film con James Bond.

Sorrido divertito mentre controllo il cellulare seduto su una delle tante poltrone in pelle della hall, c'è un meraviglioso silenzio dato dalla totale assenza di clientela, se mi concentro posso perfino sentire il flebile vento che accarezza gli alberi all'esterno. Penso che più tardi mi vestirò a dovere e andrò a fare una passeggiata proprio tra gli alberi, essendo un ragazzo di città mi manca attraversare un bosco, sentire la vita che pulsa attraverso la corteccia di un albero, respirare l'aria frizzante di montagna e non maleodorante dello smog, ascoltare il canto degli uccelli e non clacson isterici.

«Allora Nicholas, la stanza era di tuo gradimento?»

Mi alzo di scatto non appena vedo Ling di fronte la poltrona su cui sono seduto: «Ehm si, grazie.»

«Scusa, non volevo disturbarti.»

«No figurati, stavo solo pensando a che fare.»

«Se ti interessa abbiamo una palestra, la spa, sala lettura, posso anche prepararti un aperitivo da consumare dove meglio credi.»

Scuoto la testa sorridendo cordiale: «Grazie ma credo farò una passeggiata qui attorno.»

«Vuoi una mappa dei sentieri consigliati?»

Com'è gentile, chissà se lo fa per professionalità o per carattere.

Scaccio il pensiero scuotendo nuovamente la testa, probabilmente sembrando un ebete: «Non credo mi allontanerò troppo ma grazie lo stesso.»

«Figurati, se hai bisogno di me sono alla reception.» indica alle spalle e prima di andarsene mi saluta incorniciando il viso con un radioso sorriso.

E non appena se ne va, la sua figura viene sostituita dal trio di donne che nelle ultime ventiquattr'ore sta terrorizzando Robert.

Quando Madison mi vede le si illuminano gli occhi, lancia uno sguardo a Ling e immediatamente muove la mano destra in alto e in basso. Mi sta chiamando e sicuramente so già dove vuole andare a parare, lentamente mi avvicino e ogni passo forma una piccola menzogna da raccontare nel caso in cui le sue domande dovessero diventare un po' troppo curiose.

«Dì a zia, è lei la fortunata?» chiede non appena la raggiungo, il tono di voce basso ma gli occhi incollati su Ling concentrata sullo schermo di un pc.

«Ehm, sì, certo.» mento spudoratamente evitando gli occhi di mamma ma cercando aiuto in quelli di Kim.

«Scusa ma non avevi detto si chiamava Stephanie?»

Domanda lecita. E adesso cosa ti inventi?

Grazie al cielo Kim, che è l'unica delle tre ad aver visto effettivamente la vera Stephanie, coglie il mio sguardo d'aiuto e prende il braccio dell'amica quasi di scatto: «Dai Mad, i giovani d'oggi sono fatti così. Qualsiasi ragazza non si presenterebbe mai con il vero nome al primo appuntamento, viviamo in un mondo pericoloso oggi giorno e non sai mai di chi puoi fidarti.» guarda immediatamente mia madre che la sta fulminando con gli occhi, se c'è una cosa in cui ha investito tutta la vita è proprio la mia educazione: «Non sto dicendo che Nik sia un delinquente ma che è normale non fidarsi all'inizio. Dai ragazze, lo abbiamo fatto anche noi.»

Le due donne si prendono una manciata di secondi per pensare, secondi in cui il mio cuore batte così forte che temo possa uscirmi dal petto, i nervi sono tesi come cavi d'acciaio. Alla fine è proprio Madison a prender parola per prima dopo avermi messo una mano sulla spalla, è incredibile quanto assomigli al marito anche nei semplici gesti: «Giocati bene questa seconda possibilità, mi raccomando. Dimostrale che vali la pena.»

«Lo farò, zia.»

«Aspettate un secondo!» sbotta mamma battendo persino un piede in terra: «Perché ero l'unica a non saper nulla di questa ragazza?»

«Scusa non mi ricordo, dopo quanto tempo hai parlato di Charles ai tuoi genitori?»

Alla domanda di Madison mamma diventa di un colore misto a peperone e pomodoro, borbotta qualcosa a testa bassa senza riuscire a trattenere un sorriso imbarazzato.

Le lascio andare alla spa tirando il sospiro di sollievo più lungo di tutta la mia giovane vita.

Una volta rimasto solo spedisco un messaggio di via libera a Robert. Adesso sì che ho bisogno di quella passeggiata nei boschi!

Una sorpresa sotto la Neve [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora