𝐏𝐓.𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐢𝐧𝐭𝐨

1K 88 95
                                    

Aprì gli occhi ancora stordito, la luce bianca di quella stanza lo stava accecando mentre cercava a fatica di tenere aperte le palpebre

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Aprì gli occhi ancora stordito, la luce bianca di quella stanza lo stava accecando mentre cercava a fatica di tenere aperte le palpebre. Dei lamenti soffocati giunsero alle sue orecchie e iniziò a mettere a fuoco dove si trovava, i muri non erano grigi come nel resto della struttura ma coperti da piastrelle di un colore misto tra celeste e grigio, sul soffitto era posto un lampadario rotondo retto da un filo talmente sottile che sembrava potesse cedere da un momento all'altro. A sinistra e a destra la sua visuale era impedita da due tende dello stesso colore delle piastrelle mentre il muro e il pavimento erano di un bianco sporco. Abbassò lo sguardo e osservò le coperte bianche su cui si trovava, c'erano delle macchie di sangue qua e là, si guardò le mani e i bracci per vedere se avesse qualche ferita, ma non c'era niente. Il suo sguardo si posò poi sul vassoio in metallo accanto al letto con all'interno un kit da sutura e delle garze.

Improvvisamente si ricordò cosa era successo, tutti i ricordi gli ripassarono davanti come un fulmine. Lui era lì sdraiato in terra con il viso che gli bruciava e avrebbe voluto urlare dal dolore, se solo non fosse stato così forte da impedirgli perfino l'utilizzo delle corde vocali, quel ragazzo lo stava picchiando con così tanta forza, non le aveva mai prese da nessuno in quel modo, eccetto qualche pugno volato durante piccole risse. Ma perché? Era veramente così tanto grave ciò che aveva fatto? Queste domande erano tutto ciò che gli ronzava per la testa.

⟨⟨Non avrei mai dovuto avvicinarmi a lui, non sarei dovuto rimanere lì impalato⟩⟩

Si toccò la faccia tastando i punti che gli erano stati messi e le zone livide, le lacrime si fecero largo sulle sue pupille mentre si malediceva per essere stato così sciocco da pensare che con l'arroganza si sarebbe fatto rispettare. Evidentemente non c'era un modo giusto per comportarsi in un posto del genere, dovevi solo sperare di non essere tu la prossima vittima.
Scese dal lettino e si avvicinò lentamente allo specchio che aveva avvistato poco più lontano, era piccolo attaccato alla parete e probabilmente stava lì più per il medico che per i detenuti, ma questo non importava. Si piazzò davanti ad esso solo per poi rimanere scioccato alla vista del suo volto tumefatto. Aveva una grossa cicatrice sopra all'occhio sinistro e una più piccola sullo zigomo dello stesso lato, la maggior parte dei lividi stavano sulla sinistra dal momento che il corvino era destro. Si toccò il naso e non sentì altro dolore se non quello del livido che aveva sull'occhio, e rilasciò un sospiro di sollievo nel dedurre che non fosse rotto; il suo labbro inferiore adesso aveva un grosso taglio da cui continuava ad uscire del sangue ogni tanto. In quel momento decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riuscire ad uscire da quel posto, sarebbe voluto scappare e non restare lì un secondo di più, ma sapeva benissimo che non poteva e che l'unica possibilità che aveva era accettare la cosa ed andare avanti senza avvicinarsi mai più a quel mostro. Decise comunque di provare a chiamare il suo avvocato, magari avrebbe potuto fare qualcosa per aiutarlo, fargli ottenere uno sconto di pena, farlo trasferire in un altro centro di detenzione, qualsiasi cosa sarebbe andata bene in un momento come quello.

ƒєνєя || ᴡᴏᴏsᴀɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora