𝐏𝐓.𝐈𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐧𝐝𝐢𝐜𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨

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Jongho aveva portato Yunho nella cappella perchè era l'unico posto rimasto momentaneamente tranquillo

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Jongho aveva portato Yunho nella cappella perchè era l'unico posto rimasto momentaneamente tranquillo. La cappella non era altro che una grande stanza santificata e divisa in ale, in cui i detenuti di qualsiasi credo potevano andare a pregare e a professare la loro religione così come era giusto che fosse. Sembrava proprio che i detenuti non l'avessero calcolata per niente mentre invasero tutti gli altri spazzi distruggendo ogni cosa, forse perché si trovava nel lato più lontano del penitenziario dopo i bagni e non era un luogo di passaggio.

«Perchè siamo qui?» chiese Yunho, sapeva che Jongho lo aveva fatto per lui, ma sarebbero potuti benissimo restare assieme a tutti gli altri e vedere cosa succedeva. «Perchè tu esci tra pochissimo e non ti puoi permettere di finire in guai del genere» Jongho rispose con tono fermo per far intendere all'altro che non avrebbe dovuto ribattere, cosa che però fece «Siamo comunque in mezzo a tutto questo anche se stiamo chiusi qua dentro, pensi che alle autorità freghi qualcosa se siamo stati a pregare o a picchiare qualcuno!?». A quelle parole Jongho iniziò ad irritarsi, non voleva litigare ma non gli sembrava neanche tanto difficile da capire come cosa «Gli importerà quando dovranno pensare a dei provvedimenti per tutto questo!» rispose alzando il tono di voce. Yunho si voltò per fare due passi e calmarsi da quella frustrazione improvvisa che lo aveva invaso.

«E quindi vuoi stare qui per chissà quanto?» sbottò rivolgendogli di nuovo lo sguardo, «Tu si.» rispose Jongho consapevole che la reazione dell'altro non sarebbe certo stata delle migliori, ma lo stava facendo per lui e non si sarebbe arreso finché l'altro non lo avesse capito. Il rosso non era felice del fatto che tra pochi mesi non avrebbe più rivisto l'altro, erano entrambi consapevoli del fatto che una relazione in un posto del genere non può che avere delle fondamenta traballanti, ma lo stava facendo per lui, perchè la persona che amava doveva essere felice anche se lui non avrebbe potuto vederla sorridere. «Che vuol dire io si!? Hai intenzione di andare via e lasciarmi qui pretendendo che io ci resti!?» chiese il maggiore alzando notevolmente la voce, Jongho sussultò nel vederlo così arrabbiato come non lo aveva mai visto. Yunho era sempre stato un tipo calmo e tranquillo, non aveva mai dato fastidio a nessuno e vederlo arrabbiarsi per la prima volta così di colpo gli aveva fatto un certo effetto.

Il rosa non aspettò che l'altro ribattesse e si diresse verso la porta per uscire, ma Jongho fu più veloce e lo raggiunse spingendolo contro il muro. «Per favore Yunho, lo sto facendo per te» parlò con voce bassa guardandolo negli occhi. Il più piccolo voleva veramente aiutare l'altro, e Yunho lo sapeva bene, però non riusciva ad accettare che quello fosse il suo presente ma non il suo futuro. Lui voleva uscire, lo aveva sempre voluto, voleva tornare dal fratello e vedere se stesse bene, voleva rivedere la sua famiglia e ritornare alla sua vecchia vita. Ma ormai una parte di lui apparteneva al rosso, e non sarebbe stato facile scegliere a quale lato del suo cuore darla vinta. «Fammi uscire Jongho» rispose il rosa senza mai interrompere il contatto visivo con l'altro che adesso gli stava praticamente appiccicato per non farlo staccare dal muro.
Gli occhi di Jongho diventarono improvvisamente lucidi perchè era consapevole di star lottando per qualcuno pur sapendo che la sua felicità avrebbe significato la propria distruzione, ma andava bene, finché Yunho fosse stato al sicuro.

ƒєνєя || ᴡᴏᴏsᴀɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora