Quel giorno Wooyoung si era alzato con una sensazione strana addosso, ed aveva continuato ad averla per buona parte della mattinata. Non sapeva il motivo, ma aveva la sensazione che di lì a poco sarebbe accaduto qualcosa, che con molta probabilità non sarebbe stato così bello. «Che hai oggi?» gli chiese San notando il suo strano nervosismo, l'altro scosse la testa come per dire di non avere nulla di che e San alzò le spalle stranito dal suo comportamento.
Purtroppo per lui, il moro non dovette aspettare molto per capire cosa gli causasse quel brutto presentimento, non era mai stato quel tipo di persone che sanno quando qualcosa andrà male, ma evidentemente c'è una prima volta per tutto e quella sembrò proprio la sua.Verso metà mattinata, mentre i due stavano in cella senza fiatare, sentirono le voci delle guardie provenire da poco più lontano «Tutti al muro, dobbiamo perquisire le celle!» asserì un uomo con tono duro. San, che stava appoggiato al muro a riflettere, si alzò di scatto cercando un contatto visivo con il compagno di cella, sapeva benissimo ciò che significava quella frase, e anche Wooyoung non ci mise molto a capire. «Che facciamo, cazzo, San che facciamo!?» quasi urlò preso dal panico alzandosi dal bordo del letto su cui stava seduto, «Non urlare e rimani calmo» disse il corvino per farlo stare tranquillo anche se ciò non avrebbe cambiato la gravità della situazione. Per Wooyoung quello sembrò essere un incubo che girava e girava come una pellicola cinematografica, sarebbe stata la seconda volta in cui l'avrebbero beccato con un oggetto proibito, e ora non sarebbe stato un telefono ma una vera e propria arma. Gli era già bastato passare quella settimana in isolamento all'inizio e non ne aveva la minima intenzione a ritornarci solo per colpa di un detenuto troppo egoista. Sentì il suo cuore iniziare a battere velocemente, più di quanto facesse normalmente per la presenza di San, l'ansia e la paura iniziarono a mangiarlo da dentro divorando ogni suo organo mano a mano mentre iniziò a fare avanti e indietro nella cella con la speranza che il momento di uscire non arrivasse mai.
«Come faccio a restare calmo!? Lo troveranno sicuramente e sarò rovinato» continuò torturandosi le mani ed a quel punto San si avvicinò a lui prendendolo per le spalle al fine di fermare la sua camminata nervosa. «Agitandoti non migliorerai le cose» disse guardandolo negli occhi e in quel momento la voce profonda si udì nuovamente «Avanti forza veloci tutti fuori dalle celle!». San voltò un attimo lo sguardo verso la porta alle sue spalle e poi tornò a guardare il minore «Non devi toccarlo, se te lo trovano addosso sarà peggio»
«Ma i-io non voglio tornare laggiù» borbottò Wooyoung abbassando lo sguardo per non sentirsi giudicato, anche se era inutile dal momento che San ormai lo conosceva forse meglio di chiunque altro. Wooyoung aveva paura, aveva molta paura, e il maggiore lo sapeva benissimo, non importava da quanto tempo fosse lì, avrebbe sempre avuto paura in quelle situazioni perché semplicemente era fatto così, non era mai stata una persona coraggiosa ed anche crescendo questa caratteristica non era cambiata. San lo aveva capito e adorava quel suo tratto, quanto alle volte sembrasse fragile e bisognoso di protezione, anche se non lo era veramente, gli piaceva vederlo sotto quella luce, e solo con quell'ultima semplice frase uscita dalle sue labbra si rese conto di quanto volesse proteggerlo lui stesso da tutto ciò che ci poteva essere di pericoloso.
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ƒєνєя || ᴡᴏᴏsᴀɴ
Fanfic⟨⟨𝐡𝐨 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐢 𝐢𝐫𝐫𝐞𝐪𝐮𝐢𝐞𝐭𝐨 𝐞 𝐧𝐨𝐢 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐭𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐞𝐭𝐞𝐫𝐞𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐢𝐬...