I genitori di Jongho lo avevano sempre cresciuto bene, erano persone normali con i loro problemi e le loro fortune. Suo padre lavorava come medico primario nel principale ospedale di Seoul, era molto conosciuto per la sua bravura da chirurgo, aveva faticato duramente per arrivare ad occupare quella posizione ed era grazie al suo impegno e alla sua dedizione in quel campo che la sua famiglia poteva vivere una vita agiata. La madre lavorava invece in una clinica privata come semplice infermiera, si può dire che la medicina fosse una parte importante nella vita di quella famiglia e l'uomo avrebbe voluto che anche il figlio seguisse le sue tracce e si specializzasse in quel campo.
Jongho però era sempre stato un ragazzo ribelle, non gli piaceva che qualcuno gli dicesse cosa fare e tanto meno che fosse costretto ad intraprendere quella carriera. Non che disprezzasse particolarmente la professione di chirurgo o medico in generale, ma perché era sempre stato un ragazzo che di voglia di studiare ne aveva molto poca. Aveva superato gli anni delle superiori più per fortuna che altro, copiando qua e là e ingraziandosi gli insegnanti. Non è un mistero che entrare a medicina sia una delle imprese più ardue in cui un aspirante studente universitario possa cimentarsi. Jongho non sapeva cosa sarebbe voluto essere da grande, non ci aveva mai pensato e quando era arrivato alla fine della scuola si era ritrovato spaesato senza sapere nulla sul suo futuro.
Il padre lo iscrisse all'università tramite conoscenze e per questo non fu difficile per lui poter intraprendere quel percorso di studi. Decine e decine di altri studenti avrebbero voluto trovarsi al posto suo, avere la possibilità di inseguire il sogno della loro vita senza venire esclusi dal programma, ma Jongho non se ne rendeva conto e continuava a non apprezzare gli sforzi che il padre faceva per lui. Nonostante la sua riluttanza nello studiare, l'uomo provò lo stesso a farlo diventare un buon medico aiutandolo quanto più poteva, ma di certo il figlio si sarebbe dovuto impegnare perché non avrebbe mai voluto mettere sul campo un medico incapace. Jongho dal canto suo decise di provare a cimentarsi in quella materia, non aveva idea di cos'altro fare altrimenti e con quel briciolo di intelligenza che possedeva, aveva capito che era una fortuna avere quella possibilità e che lasciarsela sfuggire sarebbe stato uno dei suoi più grandi rimpianti.
Iniziò così a studiare e a provare a impegnarsi in quella cosa per una volta nella sua vita, ma non è semplice quando si è abituati a passare il tempo a bere e a scherzare con gli amici. Le sue abitudini rimasero e non andavano proprio a braccetto con gli impegni di uno studente universitario, passare giornate intere a studiare non era una cosa che sarebbe mai riuscito a fare e lo sapeva benissimo anche lui. Cominciò ad andare sempre più male quando iniziò a frequentare un gruppo di ragazzi della sua età che si ritrovavano quasi tutti i pomeriggi in un vecchio campo da basket. Erano tutti ragazzi come lui, delle teste calde con un indole ribelle e nessun soldo, di fatto Jongho era l'unico tra loro che viveva una vita agiata grazie ai soldi del padre, ma da quando conobbe quelle persone desiderò non averli quei soldi. Non gli interessava del denaro, dell' università e di nient'altro, gli piaceva stare per la strada insieme agli amici, andare a divertirsi la sera nei pub con qualche ragazza o ragazzo. La vita da studente non faceva proprio per lui e lo aveva capito dopo essersi fatto un'altra seconda vita mentre il padre pensava che stesse studiando per gli esami.
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ƒєνєя || ᴡᴏᴏsᴀɴ
Fanfiction⟨⟨𝐡𝐨 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐝𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐢 𝐢𝐫𝐫𝐞𝐪𝐮𝐢𝐞𝐭𝐨 𝐞 𝐧𝐨𝐢 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐭𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐞𝐭𝐞𝐫𝐞𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐢𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐢𝐬...