𝐏𝐓.𝐈𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢𝐝𝐮𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨

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Il sole di mezzogiorno entrava dalle piccole finestre poste in alto nella grande stanza vuota, o almeno in parte

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Il sole di mezzogiorno entrava dalle piccole finestre poste in alto nella grande stanza vuota, o almeno in parte. Nelle ultime ore infatti un gruppo di detenuti aveva deciso di stanziarsi nella cappella assieme a Yunho, il quale era rimasto solo perché Jongho aveva deciso di andare a prendere qualcosa da mangiare e fare un giro per vedere come era la situazione. Al rosa non era importato molto, erano un gruppo di uomini piuttosto tranquilli che probabilmente aveva trovato un posto più silenzioso e meno confusionario di tutti gli altri per poter passare le successive ore a parlare o semplicemente riposarsi. Yunho li aveva sempre osservati da un angolo, non aveva voglia di unirsi a loro e preferì attendere pazientemente l'arrivo di Jongho, purtroppo però alcuni di loro facevano avanti e indietro, erano liberi di andarsene e tornare a loro piacimento e questo faceva stare male il rosa. Improvvisamente si sentì in trappola, soffocato da quelle parenti su cui ormai aveva iniziato a disegnare stanghette per contare lo scorrere delle ore ed annoiarsi di meno, ma a parte quello non poteva fare molto e si sentiva anche inadeguato in un posto come quello, infondo neanche ci era mai stato da quando era in carcere.

Provò a resistere, si sforzò veramente tanto, e tutto per l'amore che provava per Jongho, ma vedere gli altri uscire ed entrare lo fece sentire letteralmente chiuso in gabbia e alla fine non resistette e cedette. Si incamminò a passo spedito verso l'uscita, deciso a cercare il rosso e spiegargli come si sentiva, sapeva che si sarebbe arrabbiato e che avrebbe fatto di tutto per tentare di riportarlo là, ma lui non si sarebbe fatto convincere. Dopotutto una rivolta è una cosa che capita una volta nella vita e onestamente passare quel poco tempo di libertà chiuso in una stanza gli sembrò un assoluto spreco. Non pensò alla sua condizione, ormai aveva già deciso da dopo aver parlato con Mingi, si sarebbe consegnato sperando che il suo aumento di pena non fosse troppo alto, era tutto ciò che poteva fare ora come ora e decise che lo avrebbe fatto anche per Jongho e non solo per sé, con la speranza che in quel modo un giorno si sarebbero potuti rivedere senza niente e nessuno a tentare di dividerli.

Oltrepassò la porta ritrovandosi in un corridoio praticamente vuoto, comprensibile dato che in pochi arrivavano fino laggiù anche durante i giorni normali. Prosegui senza sapere cosa aspettarsi, o meglio, un po' lo sapeva dato che non ci voleva un genio per capirlo, ma vederlo era tutta un'altra cosa, la totale assenza di guardie fu talmente strana da fargli credere per un attimo di non essere più in carcere. Continuò arrivando fino alla zona del celle, camminò lentamente lì davanti, non aveva fretta e si lasciò coinvolgere dall'atmosfera completamente diversa dal solito e a cui lui non era abituato. Gruppi di detenuti sparsi stavano parlando di chissà cosa mentre altri, come lui, andavano da un parte all'altra cercandosi un'occupazione. C'era chi dormiva nelle brandine ancora intatte all'interno delle celle e chi, sempre su quelle brandine, stava facendo qualcosa di più "ricreativo", era pressoché tranquilla la situazione, il momento di rabbia e furia era passato anche perché ad un certo punto le cose da distruggere erano terminate.

Sembrava quasi di stare in un altro mondo, nessuno che brontolava se si correva, nessuno che squadrava tutti dalla testa ai piedi con volto freddo e impassibile, quasi inquietante si può dire, era tutto dannatamente strano e diverso, Yunho non riconobbe neanche più quel posto. Si chiese come fosse stato assistere a tutto quello senza chiudersi in una stanza come conigli in trappola. In quel momento si rese conto quanto la logica di Jongho fosse stupida, magari il primo giorno aveva potuto avere ragione, ma adesso non c'era motivo di preoccuparsi dato che la situazione si era calmata. Andò nella sua cella, era vuota naturalmente e si guardò in giro notando che le loro cose erano state prese da qualcuno, non se ne preoccupò dato che probabilmente non le avrebbe riavute comunque una volta che tutto quello sarebbe finito, ma poi notò qualcosa sul pavimento. Corse subito a prenderla rendendosi conto di averla trovata senza neanche sapere di averla persa, era convinto che fosse nella sua tasca mentre a quanto pare doveva essergli caduta prima che tutto quello cominciasse ed era rimasta lì interra a prendere la polvere, era sopravvissuta alla furia di detenuti che aveva invaso tutto e quella parve una prova abbastanza solida al ragazzo per convincerlo ulteriormente delle scelte che avrebbe dovuto compiere. Era una foto di lui e suo fratello, piccolina e totalmente consumata, ma non abbastanza da non poter mostrare i due bambini sorridenti per le strade di Seoul. La poggiò sul suo petto ed alcune lacrime scesero dai suoi occhi, sarebbe dovuto uscire il prima possibile, voleva ritornare da suo fratello più di ogni altra cosa e aveva bisogno di riprendere in mano la sua vita e smettere di agire sempre succube delle azioni degli altri.

ƒєνєя || ᴡᴏᴏsᴀɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora