𝐏𝐓.𝐈: 𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐫𝐭𝐨

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Wooyoung stava camminando lungo il buio corridoio che portava al bagno. Si stava dirigendo lì volendo stare un po' da solo, i suoi compagni di cella non gli davano fastidio per il momento, però preferiva stare in un posto in cui non c'erano tutti quei detenuti che camminavamo da una parte all'altra parlando e lanciandogli occhiatacce, aveva sempre amato il silenzio e la solitudine tanto quanto amava la compagnia, ma in quel posto i momenti per stare solo non erano così facili da trovare.
Voleva del tempo per riflettere sulla sua nuova situazione, infatti anche se era lì da qualche giorno ormai, si trovava ancora spaesato, certi momenti diceva a se stesso che avrebbe potuto superare anche quello e che sarebbe stato bene, bastava solo che non si facesse mettere i piedi in testa. Ma altre volte andava nel panico più totale e aveva paura di fare un qualsiasi passo falso che lo avrebbe portato nel baratro.

Di certo non pensava di finirci così presto.

Attraversò la porta grigia e si rese subito conto che qualcosa non andava, non era solo. Voleva tornare indietro e trovare un altro posto, ma qualcosa gli disse di proseguire. Forse era stata la curiosità provocatagli da quei gemiti sconnessi che arrivavano alle sue orecchie, o forse il semplice fatto che non sapeva minimamente in che altro posto andare, però i suoi piedi si mossero come se non fossero più comandati dal cervello e lo fecero camminare per qualche metro fino alla parete di lavandini, di fronte alla quale cera quella delle docce. Facendo silenzio, scrutò attentamente il vano quadrato da cui arrivavano quei lamenti, sempre più voglioso di sapere cosa fossero, anche se ormai se ne era fatto un'idea.

Si sporse leggermente fin quando riuscì a vedere chiaramente le due figure intente a divertirsi in un modo in cui lui non aveva mai fatto. La vista di quel ragazzo dall'aria così spaventosa e molto arrogante che aveva incontrato qualche mattina prima, completamente nudo e che stava tenendo fin troppo strettamente l'altro per i capelli, quasi come se lo stesse costringendo a fargli quella cosa, lo spiazzò del tutto. Sarebbe dovuto andare via e non guardare più in faccia nessuno dei due, ma non lo fece. I suoi piedi rimasero incollati al pavimento in quell'esatto punto, appoggiò una mano sul lavandino alle sue spalle e continuò ad osservare i due quasi come accalappiato da quella scena. Non sapeva neanche lui cosa provare, ciò che sapeva era che non si sarebbe mai voluto trovare al posto del rosso e provò disgusto per lui. A Wooyoung non piaceva succhiarlo, lo aveva fatto una volta e da quel momento aveva sempre evitato dicendolo apertamente a tutti i pochi compagni che aveva avuto fino a quel momento, con i quali però non era mai arrivato fino in fondo, perché semplicemente non sentiva che fossero le persone con cui voleva farlo veramente, anche se ormai a ventidue anni aveva capito che quell'esperienza gli sarebbe piaciuto provarla prima di finire lì dentro.

Gli si gelò il sangue non appena vide gli occhi del moro finire dritti dentro ai suoi e trafiggergli il cuore inniettandoci la paura più profonda che qualcuno possa provare. Non fece neanche in tempo a realizzare ciò che aveva fatto, che il ragazzo era uscito velocemente dalla doccia legandosi un asciugamano in vita e andandogli in contro «Che cazzo fai!?».
Furono proprio quelle parole a risvegliare i muscoli del suo corpo spingendolo a correre verso l'uscita, cosa aveva appena fatto? Si era veramente fermato ad osservare un ragazzo che faceva un pompino ad un altro? Come gli era saltato in testa!? Beh non fece in tempo a domandarsi ciò che il maggiore lo aveva già preso per il collo e sbattuto contro la parete più vicina. Wooyoung lo osservò in quegli occhi che esprimevano nient'altro se non rabbia e odioso egocentrismo «Che c'è adesso non parli!?» chiese quasi urlando e facendo sussultare il più piccolo, ormai in preda al panico. «Eh!? Vuoi farlo anche te?» sembrò quasi serio nel chiedere quella cosa, ma ciò che più di tutti dette la forza a Wooyoung di fare la sua prossima mossa, fu la mano dell'altro che andò a stringere di colpo il cavallo dei suoi pantaloni.

ƒєνєя || ᴡᴏᴏsᴀɴDove le storie prendono vita. Scoprilo ora