CRISI

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Zayra entrò correndo nell'ingresso della Fauxshore, chiudendo l'ombrello e abbandonandolo a terra. Era stata sorpresa dalla pioggia mentre tornava a casa dall'ospedale, dove aveva passato l'intera mattinata con Shawn, sperando che si svegliasse. Purtroppo, non aveva avuto fortuna.

Si diresse subito nella sala da pranzo, dove sapeva di trovare i ragazzi della Raimon a fare merenda. Varcata la soglia, percepì subito una forte energia negativa. - Porto buone notizie dall'ospedale! - annunciò:- Shawn si sta riprendendo, i medici lo stanno curando e a breve riprenderà conoscenza! -. Nessuno parve apprezzare quella novità. - Va tutto bene? - chiese, titubante, poi guardò meglio i compagni:- Sbaglio o manca qualcuno? -.

Erik si fece avanti:- Nathan ha lasciato la squadra -. Zayra registrò l'informazione. - Purtroppo Mark non l'ha presa bene -. Questo sì che era anomalo. - Che cosa intendi dire? -. - Prima si è rifiutato di allenarsi - spiegò Bobby:- Adesso è sul tetto sotto la pioggia -.

La ragazza guardò Jude, più corrucciato del solito. La situazione sembrava davvero grave. - Che facciamo? - piagnucolò Tod. - Ci alleniamo - disse con convinzione il regista:- Il Mark che conosciamo noi non accetterebbe di vederci mollare. Continueremo a lavorare finché il capitano non si sarà ripreso -. Zayra si augurò che i suoi calcoli fossero esatti anche questa volta.


Il mattino successivo, Zayra era di nuovo stata in ospedale da Shawn. Ancora non si era svegliato, però sembrava migliorare. Non vedeva l'ora di poter dire alla squadra che si era ripreso del tutto, in modo da portare un po' di gioia al gruppo.

Quando tornò alla Fauxshore nel primo pomeriggio andò subito da Jude per farsi aggiornare. - Mark ha passato tutta la notte sul tetto, si rifiuta di mangiare, Nelly e Silvia hanno provato a parlarci ma non ha funzionato... Non si è nemmeno presentato all'allenamento con Darren - riassunse il ragazzo. Zayra sospirò:- Jude, perché non gli parli tu? -. Lui scosse la testa:- Non servirebbe a nulla -. - Tu hai una grande influenza su di lui - insisté lei:- Almeno provaci! Lui l'avrebbe fatto per te -. - Credimi, lo so - mormorò Jude:- Quando avevo perso la speranza dopo la disfatta della Royal Academy contro la Zeus lui è venuto da me per aiutarmi... Ma io non sono come Mark. L'unica cosa che posso fare è lavorare qui, tenere unita la squadra, dandogli tempo di riflettere -.

Zayra non era d'accordo, ma non sarebbe riuscita a far cambiare idea al regista. - Bene, allora andrò io -.

Arrivata sul tetto, rimase molto scossa dall'immagine che si trovò davanti. Mark giaceva abbandonato contro la ringhiera, lo sguardo fisso a terra, gli abiti sgualciti dalla pioggia e i capelli disordinati. Era una pallida imitazione del capitano della Raimon. Zayra si parò davanti a lui, pensando a cosa dirgli per smuovere la sua coscienza, ma più ci provava più non aveva idee. Rimase lì per un po', in piedi, cercando una soluzione. Non la trovò.

Alla fine si sedette accanto a Mark. Il pavimento era ancora bagnato, sentì l'acqua contro le gambe nude sotto la gonna della divisa. Si rimproverò per non aver indossato la tuta. Rimase in silenzio, lo sguardo che passava dal capitano al cielo azzurro all'allenamento che si svolgeva nel campo sotto di loro. Il ragazzo era immobile. I suoi occhi erano profondamente tristi.

Zayra si avvicinò un poco e si appoggiò sulla spalla del capitano. In un primo momento Mark non reagì, ma poi lasciò che la sua testa si posasse su quella di lei. La ragazza percepì un po' di negatività allontanarsi.

Mantennero quella posizione per tutto il pomeriggio, senza aprire bocca. Quando ormai il sole stava tramontando e Zayra stava per alzarsi e scendere dagli altri, Mark mormorò:- Secondo te sono un pessimo capitano? -. La ragazza non lo guardò. - No, non lo sei -.


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Quella fu una delle settimane più dure che la Raimon si trovò ad affrontare. Certo, Shawn si era svegliato e sembrava che presto sarebbe tornato con loro, ma Tod aveva lasciato la squadra, Mark non accennava a riprendersi, il morale dei giocatori era a terra. Solo Jude teneva duro, ma non sapeva ancora per quanto ci sarebbe riuscito.

Zayra ormai passava le mattine in ospedale e i pomeriggi sul tetto. Era l'unica che fino a quel momento era riuscita a resistere a lungo in presenza del capitano nonostante il suo umore. "Stai facendo una sforzo emotivo enorme" l'aveva rimproverata il regista, con ragione; ma quello era l'unico modo in cui sperava di rendersi utile.

- Jude ha rifiutato il ruolo di capitano che la Schiller gli ha offerto - mormorò Zayra rivolta a Mark. - Sai, lui ha fiducia in te e ti sta aspettando. Anche per gli altri è così -. Mark si lasciò sfuggire un verso sommesso che la ragazza non riuscì a interpretare. In campo, intanto, il regista ed Erik stavano allenando Darren a eseguire la Mano del Colosso.

Poco dopo arrivò Silvia, che invitò anche Mark a guardare. Le ragazze si scambiarono uno sguardo d'intesa; se c'era una persona che poteva risvegliare il vero Mark, quella era Darren Lachance con la sua determinazione. La matricola della Fauxshore continuava a cadere e rialzarsi, ogni volta contando su forza nuova. - Non mi arrenderò mai! - lo sentirono urlare. Zayra vide negli occhi del capitano un bagliore che sembrava scomparso.

Il corpo di Mark tremava, la mano stretta contro la recinzione, il cuore scosso dalla passione che aveva dimenticato di provare. Quando Darren riuscì a eseguire la Mano del Colosso, provò una gioia e una consapevolezza così incontenibili che capì subito cosa doveva fare: tornare a lottare al fianco dei suoi amici per difendere il suo calcio. Non perse tempo e corse a raggiungere gli altri.

Zayra si sedette nel punto che per quei giorni era stata occupato dal capitano, esausta. - Sei stata brava - le disse Silvia:- Sei rimasta con lui nonostante tutto... Io non ho avuto la tua stessa forza. Grazie -. Lei sorrise riconoscente. Poi scoppiò a piangere.

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