Vedere il mio camice bianco buttato a terra fa male, infatti le lacrime non tardano ad arrivare e con loro il rimpianto delle mie scelte e dell'aver rinunciato troppo facilmente a tutto quello che in qualche modo mi piaceva fare.
È stato difficile ma non impossibile, ok basta. Richiudo la scatola e prendo la valigia. Ho messo solo il necessario per me e per lei credo che basti, al massimo mi posso comprare altre cose lì. Scendo con la valigia che pesa quanto me se scherziamo e vado verso l'ospedale.
<<Scusami e la mia macchina?>> dico consegnandoli le chiavi della sua macchina
<<dammi le tue chiavi che le lascio a uno dei miei ragazzi che te la porta a casa>> certo, un criminale che poi mi incastra e vengo arrestata per colpa tua.
<<Come faccio a fidarmi? Cioè cosa mi dai come garanzia?>>
<<Ti do un'altra auto>> lo guardo male.
<<Tieni... un solo graffio e considerati in debito con una Ferrari>> ok ho esagerato, gli consegno il paio di chiavi e entro dentro alla sua macchina affianco ad Elizabeth occupata a parlare con qualcuno in videochiamata.<<No purtroppo non posso esserci alla sfilata di domani a Los Angeles... di a Marina che ho dei problemi personali e non riesco a venire ... ti chiamo dopo devo andare, ciao>> guardo fuori dal finestrino e cerco di non pensare a niente.
Ma quanto sarebbe rilassante riuscire per anche un solo secondo non pensare a nulla? Purtroppo è scientificamente impossibile non riuscire a pensare a nulla, peccato sarebbe stato bello.
Arriviamo a New York e devo dire che il viaggio in aereo non è stato dei migliori, primo perché ero affianco a quella insopportabile di Elizabeth che è stata al telefono per tutto il volo a parlare di vestiti, del suo fidanzato e altre cose a me incomprensibili. Ho cercato di non sentirla mettendomi le cuffie ma vi lascio immaginare, volume al massimo eppure si sentiva la sua voce stridula.
Neanche Back in Black e tutta la mia playlist è riuscita a distrarmi, ma almeno ora siamo arrivati e ha chiuso la chiamata. Spero sia stata l'ultima, perché giuro che sennò prendo lo sgabuzzino come camera piuttosto di stare con lei.
<<Allora ragazze, questa è la vostra camera e questa è la mia, qualsiasi cosa vi chiamo e viceversa ok? Cambiatevi e poi andiamo in ospedale da vostra madre che è arrivata già da un pezzo>>
Guardo Elizabeth che annuisce come un cagnolino <<Certo papino>> entro in camera facendo si che il mio silenzio fosse un sì, che bello dovrò condividere la stessa camera con lei a tempo indeterminato.
<<Allora Aria, Aria, Aria, siccome staremo un bel po' insieme ti chiedo solamente una cosa, lasciami stare ed io forse lascio stare te>> espiro forte
<<Menomale non ti devo parlare, molto meglio così, tu basta che stai zitta e mi va bene>> mi butto sul letto <<Ok sto zitta e non ti do fastidio se ti fai un cambio totale di look, il nero ti sta da schifo fattelo dire>> spalanco gli occhi.
<<Tu cosa vuoi farmi?>>
<<Aria carissima, anche io mi annoio perciò io mi terrò impegnata ogni giorno vestendoti e truccandoti e tu ottieni il mio silenzio>> mi porge la mano e gliela stringo, pensateci bene avrò il suo silenzio
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Suffer
RomanceAvevo due opzioni, fare ciò che volevo realmente oppure continuare a vivere la mia vita tra sogni e speranze tutte tinte di nero. Evidentemente sono proprio una gran psicopatica per aver scelto la prima opzione... o forse no e se lo meritava davver...