Cap. 1 - Una seconda vita.

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Era un giorno come un altro, ai margini del Regno dell'Oscurità, uno dei quattro Regni Primordiali, non che uno dei tanti Regni esistenti nel mondo di Eudasia. Una bambina di nome Lue dell'età di 9 anni, era appena tornata a casa di sera, dopo una giornata di divertimento con i suoi amici passata a giocare a nascondino, acchiapparella e qualche ora sull'erba soffice. Suo papà, era seduto a tavolo in cucina mentre la mamma stava cucinando. Lue andò immediatamente dai suoi genitori sorridendo, chiedendo ad entrambi la loro attenzione. Mostrò loro un giglio bianco, non il massimo dello spettacolo, ma i genitori le sorrisero a loro volta, dicendole che era un fiore molto bello. Il padre lo prese, poi andò in una stanza affianco alla cucina che fungeva anche da sala da pranzo. Lue, cercando di spiare dentro la pentola da dietro i ricci bruni della madre, le chiese cosa stava preparando e la madre le rispose dicendole che stava cucinando del coniglio, il suo piatto preferito. Lue sorrise, ringraziò la madre abbracciandola; e il padre tornò da loro, mostrando a Lue il giglio bianco all'interno di un vaso di vetro con dell'acqua all'interno, per farlo rimanere fresco e Lue ne fu veramente molto felice, così il padre mise il vaso al centro del tavolo, come decorazione. Arrivò l'ora di mangiare, la madre chiamò la figlia a tavolo, e Lue arrivò poco dopo dalla sua camera dopo essersi dedicata al disegno. Parlarono di cose come sport, di quello che fece Lue con gli amici quel giorno e di quello che avrebbero voluto fare il giorno dopo. Nonostante la loro situazione, la loro era una famiglia che non poteva lamentarsi affatto. Una volta finita la cena e aver dato la buonanotte ai suoi genitori, Lue tornò nella sua camera per finire il disegno di prima, che avrebbe poi lasciato sulla scrivania prima di andare a dormire. I suoi genitori però stavano discutendo di quello che sarebbe stato del futuro di loro figlia, qualcosa che al padre, un uomo molto comprensivo ma allo stesso tempo paranoico, premeva molto: "Nostra figlia non può crescere con noi... lo sai bene... noi siamo schiavi... non siamo cittadini del Reame Oscuro, mentre lei... lei sì... lei è nata qui, lei è stata toccata dall'oscura divinità che vive in questo Reame... si merita una vita migliore di questa, non credi..?". Queste furono le parole della moglie, che insieme a suo marito, vennero catturati in guerra decine di anni prima, ma a differenza della maggior parte dei reami, nel Regno Oscuro non vi erano prigioni, ma non vi era nemmeno una via d'uscita per chi non possedeva l'Oscurità nel proprio corpo, per questo i prigionieri di guerra venivano lasciati vivere in case adatte alla vita, ma ai margini del regno, e nel caso in cui non vi era spazio, chi avanzava veniva ucciso seduta stante. Il Reame Oscuro era un posto raggiungibile solo grazie alla magia Oscura, che permetteva il teletrasporto in questa che sembrava essere una dimensione diversa, nella quale ergeva il vero Regno Oscuro, mentre quella che risiedeva nel mondo vero e proprio era una grande colonia, che poteva anch'essa essere considerata un Regno utile a svolgere funzioni burocratiche, ma ovviamente non aveva la stessa importanza:         "So bene che nostra figlia merita di meglio, ma non c'è molto che possiamo fare. Anche io vorrei che lei si possa vantare di avere una famiglia forte come se fosse la verità, ma povera lei, non conosce la vera situazione in cui si trova." rispose il marito.                                                                              Lue non conosceva il ruolo dei suoi genitori nella società, pensava di essere figlia di due cittadini del Reame Oscuro, non di due schiavi, non che per lei avrebbe fatto differenza. Era comunque una ragazza felice, vivace, anche se un po' timida e goffa. Amava divertirsi, amava essere felice, e la sua felicità era contagiosa, non si poteva non voler bene ad una bambina come lei. I genitori di Lue rimasero a parlare ancora per poco, fino a quando non decisero di andare a dormire. Il giorno dopo, Lue si svegliò con il sorriso, prese il disegno che fece la sera prima, scese le scale e andò immediatamente in cucina, sapendo che la madre passava la mattinata lì, mentre il padre usciva sempre per andare a lavorare. Lue mostrò il disegno a sua madre, la quale le disse che era molto bello sorridendo e le disse di metterlo in vista sullo scaffale vicino alla cucina, così che lo potessero osservare ogni volta che passavano per di lì, e Lue annuì. Rimasero a parlare per poco in quanto la mamma doveva andare al centro della città da dove poi sarebbe potuta andare al castello reale. Si preparò e prima di uscire diede un bacio sulla fronte a Lue, le disse di fare la brava, e uscì, lasciando Lue da sola a casa senza preoccuparsi che si possa sentire sola o triste, in quanto sapeva che era abituata a rimanere a casa da sola e anche se non sapeva dove la madre si stesse dirigendo, tranquillamente iniziò a fare un nuovo disegno sul letto. La madre di Lue si presentò all'ingresso del castello, un grande portone aperto per tutto il giorno, ma chiuso la notte. Al suo interno, un lungo tappeto rosso che finiva in due troni. La stanza era molto larga, ai lati c'erano delle colonne e dietro di esse diverse stanze, mentre dietro i troni delle scale, che portavano ai piani superiori. Le guardie erano sia al portone principale che ai lati del tappeto, ma a qualche passo di distanza e ovviamente si trovavano anche vicino al trono. Le due guardie davanti al portone aveva l'ordine di non far entrare nessuno che non avesse un mandato, ma da in fondo al corridoio si udì la voce della Regina Oscura dire alla guardie di farla entrare, incuriosita dalla presenza di una schiava lì. Non erano di certo marchiati in alcun modo, ma il loro corpo non era oscuro all'interno ed era ben percepibile dalla Regina. La madre di Lue entrò, avanzando lentamente lungo il tappeto e arrivata ad una distanza limite dai Sovrani dell'Oscurità, venne fatta inginocchiare a forza da delle guardie. La Regina Oscura la guardò, chiedendole cosa potesse mai lei volere da loro: "Sono qui, per chiedere un aiuto in denaro... siamo schiavi di questo Regno... lo so bene... ma abbiamo una figlia... lei non è come noi, lei è Oscura, esattamente come voi... vogliamo garantirle una vita degna... ma attualmente non riusciamo...". Queste furono le parole della madre di Lue, usate nel tentativo di persuadere il Re e la Regina dell'Oscurità. Il Re le disse che una prigioniera di guerra non si doveva permettere di chiedere certe cose a loro e di andarsene subito facendola alzare e lentamente allontanare da loro, ma la Regina Oscura ordinò alle guardie di fermarsi: "Anche se tua figlia è Oscura come dici, e so che lo è, non possiamo lo stesso darvi un aiuto in denaro. Quel che possiamo fare però, è garantirle una vita al nostro fianco, nel castello, come principessa."    Il Re Oscuro lasciò parlare la Regina, interessato da quello che stava dicendo e aspettando una risposta dalla madre di Lue, la quale rimase in silenzio, pensando. Si girò poi verso la Regina, chiedendole che cosa volevano in cambio di ciò. La Regina Oscura la guardò dritta negli occhi sorridendo, e poi rispose: "La tua vita, e quella di tuo marito. Tua figlia non può crescere come una principessa se sa di non essere nata come tale, per questo le faremo dimenticare di questa misera vita e siccome voi potreste essere d'intralcio nel suo cammino, dovremo uccidervi." Il Re ne rimase divertito, esultando al fatto che aveva sposato una moglie non solo bellissima ma anche molto divertente. La madre di Lue non riuscì a guardare negli occhi della Regina a lungo, ma con tranquillità, amarezza e un goccio di lacrime decise di accettare: "Bene. In una settimana dovrete essere qui, tu e tuo marito e ovviamente con vostra figlia". Si concluse così l'incontro e la madre di Lue tornò a casa. La settimana per lei sembrò durare un'infinità, e cercò di passare tutto il tempo che poteva con sua famiglia, sapendo ciò di cui sia lei e il padre non erano a conoscenza. Arrivò quindi il giorno aspettato dalla madre di Lue, che portò suo marito e Lue stessa al castello del Regno Oscuro, nella totale confusione del marito ma con l'entusiasmo di Lue che era ben felice di trovarsi lì, ed entrarono nel castello. Si ritrovarono presto al cospetto del Re e della Regina dell'Oscurità, quest'ultima poi li invitò a salire al piano superiore e una volta saliti, la Regina fece avvicinare la bambina a delle ragazze incappucciate e coperte con un lungo vestito, ma mentre uno di questi era di colore nero, l'altro era decorato con delle strisce di colore viola e un filo d'oro lungo l'estremità delle maniche e della lunga gonna. Entrambe le ragazze tennero Lue vicina a loro, mentre i suoi genitori venivano portati su un balcone, e fatti inginocchiare. Davanti a loro c'era una grande folla, che urlava e augurava loro la morte. La madre li guardava con uno sguardo triste ma anche sollevato, accennando un sorriso, mentre suo marito che si ritrovò con le ginocchia a terra temeva sempre di più per la loro vita, nonostante non fosse sicuro di quello che stava accadendo. La Regina Oscura si mise dietro di loro parlando alla folla, dicendo che oggi erano tutti lì uniti per assistere all'esecuzione di quei due prigionieri del Regno Oscuro. Lue osservava, non capiva le parole della Regina dell'Oscurità ma era entusiasta di vedere i suoi genitori così vicini a lei, ma al contrario il padre era particolarmente spaventato. Cercò uno sguardo da parte della moglie che glielo rivolse con una lacrima lungo la guancia. Cerco poi di guardare la Regina ma una bastonata da parte di una guardia lo costrinse a guardare davanti a se. In quel momento Lue iniziò a perdere la felicità, non sapeva perché suo padre venne colpito e perché sembrava così preoccupato. Cercò di muoversi da lì, ma la presa delle due ragazze sembrava d'acciaio. La Regina a quel punto, guardando con disprezzo e astio il padre di Lue, alzò la mano destra e una pistola a pietra focaia con una N sul manico comparve nella sua presa e la puntò alla testa dello schiavo che sentì soltanto una leggera pressione sulla nuca. Nonostante non sapeva bene cosa fosse, Lue iniziò a preoccuparsi veramente molto, ma nonostante mise più forza negli strattoni che faceva, niente sembra funzionare per liberarsi da quelle due ragazze. Nonostante fossero solo degli schiavi, la madre di Lue le chiese con infinita grazia se la Regina non potesse farlo ad entrambi allo stesso momento. Vista la sua infinita grazie, la sovrana oscura alzò anche la mano sinistra in alto, facendo comparire una seconda pistola, questa volta con una E incisa sul manico, dicendo alla madre di quella che sarebbe presto stata la sua nuova figlia che l'unico motivo per cui stava esaudendo un suo desiderio era che aveva portato lei quella splendida fanciulla. Su quel balcone e all'interno del castello si potevano udire i singhiozzii' del padre di Lue; aveva capito cosa stesse accadendo, ma era comunque distrutto per quello che stava per succede a lui e alla moglie che tuttavia non perse il suo splendido sorriso nonostante in una situazione del genere, dove entrambi avevano le lacrime non solo agli occhi ma lungo il viso. Dopo poco tempo si sentirono due spari allo stesso momento e i corpi morti dei due caddero di lato tra le esultazioni della folla. Lue urlava e piangeva con estrema rabbia, paura e tristezza, ma la reazione durò pochi secondi; una delle due ragazze le mise una mano sulla fronte, canalizzando dell'energia e facendo perdere i sensi alla povera bambina. Mentre il Re osservò tutta l'esecuzione e l'addormentamento di Lue, la Regina ordinò qualcuno di pulire il sangue su quel terrazzo che ebbe la funzione di palco dell'orrore. Andò dalle due ragazze incappucciate, dicendo di prendere Lue e di portarla nella sua camera, e così venne fatto. La stesero a letto, e iniziarono a cambiarle i ricordi, a partire dal suo primo attimo di coscienza fino a quel giorno, sostituendo i ricordi dei suoi genitori con altri ricordi riguardanti il Re e la Regina dell'Oscurità, i suoi giorni nella sua casa, i giorni passati nel castello, e la sua vita da semplice bambina, in ricordi di una vita da principessa, come se avesse vissuto una seconda vita che tuttavia doveva ancora cominciare.

EudasiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora