La cena era terminata, la tavola sparecchiata, e i piatti stavano venendo lavati dal maggiordomo mentre Nerine e Blell erano andati nella loro camera da letto. Nella stessa stanza dove stavano venendo lavati i piatti, si trovava anche la damigella superiora, la responsabile delle damigelle, figura più importante per quelle che vivevano nel castello. Seduta a tavolo, mangiava un semplice panino con una fetta di tacchino nonostante a cena abbia mangiato parecchio, come ogni sera. Nessuno le chiedeva mai il perché, ma la cosa più strana era che non prendeva mai peso. Nonostante il maggiordomo non si fidasse delle damigelle e nonostante non avesse mai parlato con lei, decise di chiedere qualcosa sulla sua esistenza e quella delle altre damigelle. Lei non rispose immediatamente, aspettò diverso tempo, tempo che per il maggiordomo sembrava infinito e anche snervante, chiese quindi alla damigella superiora se lo stava ignorando con tono un po' innervosito. Lei ridacchiò e gli disse di non prendersela per così poco e di tranquillizzarsi. Sorrise, e iniziò a parlare. La sua esistenza e quella delle damigelle dipendeva dalle persone con cui stringevano un contratto. Purtroppo, non tutti erano in grado di rispettarlo e quando succedeva... la damigella si fermò col parlare. Chiese il maggiordomo, cosa succedeva quando non lo rispettavano. Il sorriso della damigella, unica cosa visibile da sotto il suo cappuccio, divenne leggermente inquietante, e continuò la frase dicendo che uccidevano chiunque facesse parte della struttura in cui si trovavano, indipendentemente da quale struttura, una taverna, una casa, una villa, o un castello. Al maggiordomo gelò il sangue per un secondo mentre continuava a lavare i piatti, ma la damigella superiora continuò. Il loro castello e la loro famiglia era l'unica che era riuscita a mantenere il contratto per così tanto tempo ma anche a spingersi ai limiti delle possibilità. Rendendosi conto però di non aver risposto precisamente alla domanda del maggiordomo, e dandosi della sbadata, tornò a parlare della loro origine. Disse che loro erano streghe, provenienti da diversi reami, non venivano tutte da uno solo e la loro età veniva bloccata nel tempo nel momento dell'unione con la loro congrega, quindi non invecchiavano mai, ma erano ovviamente capaci di morire anche se uccidere una sola di loro era molto difficili in quanto erano addestrate all'omicidio e non venivano mai prese altre streghe che non erano capaci nel combattimento almeno la metà di quanto lo era lei. Smise di parlare, e il maggiordomo non era sicuro di aver capito tutto, non era sicuro di aver capito niente in realtà ma cercò di parlare e chiederle qualcosa di più semplice e meno spaventosa. Chiese quindi, come mai lei mangiava così tanto. La damigella superiora disse che il primo motivo, era la sua golosità, semplicemente le piacevano i vari cibi, soprattutto quando li preparavo lui. Il secondo motivo, naturalmente più importante, avrebbe dovuto scoprirlo da solo, lasciandolo sulle spine e non volendo dire una cosa importante come quella. Confuso, il maggiordomo chiese come poteva essere quella una cosa che non voleva dire perché riteneva troppo importante, ma gli ha raccontata tutta la storia dei massacri. La risposta era semplice quanto macabra. Il contratto prevedeva che i proprietari della struttura conoscessero i loro modi poco eleganti, ma non avrebbero mai dovuto dirlo a nessuno, altrimenti, poteva immaginare cosa sarebbe successo. Era parecchio strano quello che il maggiordomo stava ascoltando, e si sentiva sinceramente preso in giro, ma chiese un'ultima cosa, chiedendole il permesso, dicendole che poi l'avrebbe lasciata stare. La damigella gli chiese di andare avanti, quindi il maggiordomo le chiese che cos'altro era previsto nel contratto. Ci fu un attimo di silenzio da entrambi, ma la risposta fu semplice. Pulivano, facevano da guardie, aiutavano quando ce n'era bisogno e glielo veniva chiesto. IL maggiordomo fu sollevato, almeno quella era una risposta normale e tranquilla, ma era diventato tardi ormai anche per la damigella superiora che doveva richiamare tutte le altre e farle tornare nel dormitorio, quindi finì il suo panino e si alzò dal tavolo e andò verso la porta della stanza, ma prima di uscire disse una cosa importante al maggiordomo, ovvero di dimenticarsi tutto. Lui si girò di fretta chiedendole sorpreso e spaventato di cosa stava parlando ma la damigella era sparita. Nonostante questo, non voleva sapere cosa sarebbe successo se non avesse provato a dimenticare quello che lei gli ha detto o quello che sarebbe successo se avesse parlato di questo a qualcuno fuori dal castello, continuò quindi a lavare i piatti di cui pochi erano rimasti sporchi e una volta finito, decise di andare da Lue per passare la notte vicino a lei per proteggerla o cercare di rassicurarla in caso si fosse agitata, ma la porta era stranamente chiusa a chiave dall'interno. Questo fece preoccupare il maggiordomo, avendo paura che la damigelle le stessero facendo del male all'insaputa del Re e della Regina ma in quel esatto momento si ricordò di quella che la damigella superiore gli disse, di dimenticare. Strinse il pugno, non potendo fare molto a quella porta, decise quindi di andare a riposare anche lui nella sua camera personale. Il giorno dopo fu una giornata regolare, se così poteva essere definita. Lue era sempre a letto, ma questa volta c'era il maggiordomo a suo fianco. Al suo risveglio, aveva trovato la porta della camera aperta ma senza le damigelle all'interno. Nonostante però la sua scarsa fiducia, doveva dire che non aveva trovato niente di strano nella stanza o in Lue e questo lo rendeva felice. Fortunatamente quella mattina sia il Re che la Regina stavano al castello, quindi anche se avesse dovuto lasciare Lue alle damigelle, avrebbe potuto contare sull'occhio vigile di Nerine. La mattinata fu interessante, iniziò con una lettera per la Regina dell'Oscurità arrivata dal Reame della Luce, precisamente da Eliana. La lettera riguardava la visita che Elior avrebbe voluto fare al castello, in totale tranquillità e senza secondi fini, anche se sia Eliana che Nerine sapevano che il suo intento era stare insieme a Lue in un momento come quello. Nonostante Nerine sapesse cosa veramente voleva Elior e nonostante avrebbe dovuto normalmente rifiutare la cosa, scrisse una lettera di risposta ad Eliana, dove permetteva questa visita e in allegato scrisse che avrebbe voluto vederla uno di quei giorni visto che non si vedevano da tanto. La lettera venne sigillata con un marchio dalla forma particolare ma che ricordava i temi angelici e sacri ed essa iniziò a dissolversi in piccole scintille dorate, il che significava che la lettera era stata mandata. Entrò Blell nello studio di Nerine poco dopo, chiedendole a chi aveva mandato la lettera e che aveva sentito il rumore del marchio di Ermete ricordandole che era un marchio costoso e non avrebbe dovuto usarli per cose non importanti. Non era una cosa importante, disse Nerine, ma per lei sono molto più comodi e se li poteva permettere senza troppe lagne avendo entrate molto più alte delle sue. Cercando di portare la sua autorità ad un livello superiore, Blell alzò la voce contro di lei dicendole che non deve parlargli in questo modo e che era una grande mancanza di rispetto. Il carattere di Blell era abbastanza esplosivo, a differenza di quello di Nerine, che dimostrò di essere calma come l'acqua di un torrente dicendo suo marito di uscire dal suo studio e che non voleva schiamazzi al suo interno. Blell sbatté il pugno sulla scrivania di Nerine chiedendogli che cosa aveva che non andava con lui e che ha sempre cercato di darle tutto, nonostante non fosse la verità e lo sapevano entrambi, infatti Nerine gli disse chiaro e tondo mentre si alzò che lui ci ha messo solo la faccia, i soldi per il castello, per le forniture di cibo, per gli arredamenti e per tutte le spese fatte li ha messi lei, lui era solo in grado di essere una dittatura che usa la violenza contro la sua famiglia ma agli occhi degli altri si fa bello e buono. Blell, che era su tutte le furie, sfoderò la tua sua spada cercando di colpire Nerine ma lei fu abbastanza veloce da spostarsi, lasciando che il colpo di Blell colpisse la scrivania, incastrando la spada al suo interno. Nerine quindi sfoderò una delle sue pistole puntandogliela alla testa e dicendogli che come lui ha messo a dormire Lue, lei avrebbe messo a dormire lui. Era sicura che non ci avrebbe messo tanto a trovare un altro uomo che sia veramente un uomo, a differenza sua. Blell non poteva fare molto in quella situazione se non fare il bravo e andarsene dallo studio di Nerine. Estrasse la spada dalla sua scrivania lasciando però un brutto segno che ovviamente sarebbe stato nei suoi interessi riparare, e uscì dalla stanza ma aprendo la porta vide tre delle damigelle di bassa statura che stavano probabilmente ascoltando la conversazione e che appena videro la porta aprirsi se la diedero a gambe nonostante Blell disse loro di fermarsi. Quella giornata era iniziata sicuramente col piede sbagliato per Blell. Adesso anche tra le damigelle si sarebbe sparsa voce su quella discussione, cercò quindi un modo per far passare quel brutto momento. Passarono due giorni, il maggiordomo e Nerine erano nella camera di Lue insieme alla damigella superiora. Erano passati molti giorni dal suo svenimento, ma sapevano tutti che era normale. "Fortunatamente non è in grado di morire di sete o fame in questo stato." disse la damigella, ma non riuscivano lo stesso a stare tranquilli, perché sarebbe anche potuta non risvegliarsi più e in quel caso Dio solo sa cosa sarebbe successo. Nerine disse al maggiordomo di ricordarsi che quel giorno sarebbe arrivato Elior per la visita al castello e di fargli fare prima di tutto quello che c'era scritto nella lettera, e poi farlo andare da Lue. Annuì il maggiordomo, dicendo che sarebbe stato suo onore farlo, così Nerine fece per lasciare la stanza ma prima disse alla damigella superiora di richiamare tutte le sue sottoposte dicendo che non voleva vedere nessuno dei loro scherzetti verso quel ragazzo quando sarebbe arrivato lì, almeno per quella volta. La damigella superiora appoggiò la guancia sulla mano con un broncio in volto dicendo che avrebbe voluto divertirsi, disse comunque che andava bene un po' scocciata. Le disse quindi la Regina che ogni tanto sa essere veramente tenera e si allontanò, poi anche il maggiordomo andò via dalla stanza e la damigella superiora rimase sola con Lue, non sapendo che in realtà il maggiordomo era rimasto vicino alla porta della stanza per provare a sentire qualcosa dalla damigella che in effetti qualcosa disse. Riferendosi a Lue, disse che non vedeva l'ora che si risvegli e che avrebbe voluto giocare con lei, anche se magari non sembrava essere la persona di cui fidarsi di più al mondo e che effettivamente non avevano mai avuto modo per stare veramente insieme e sapeva che era strano che lei dicesse quelle cose solo ora, ma erano pensieri reali, poi sospirò, dicendosi che tanto stava parlando con una morta praticamente e che non l'avrebbe mai sentita. Nonostante non avesse altro da dire, rimase con lei nella stanza non essendoci nessun'altro in grado di badare a lei nell'attesa che si svegli. Passarono altre ore, ma in Lue non ci fu niente di diverso, non si agitò nel sonno, non si mosse di un centimetro e non fece ovviamente parola ma in quel momento lei si stava risvegliando in quel ipotetico sogno in cui si ritrovò già due volte. Era di nuovo lì, in quella stanza senza confini, circondata da un'oscurità apparente e apparentemente sola, ma ancora per poco. Aprì gli occhi ma quella volta riusciva a ricordare qualcosa in più rispetto a quella prima, e forse quello poteva aiutarla. Tuttavia, non voleva che cercare di ricordare troppe cose, fosse la causa di quell'effetto strano, e non volendo dimenticare tutto quando si risveglierà pensando ora che quello fosse solo un sogno veramente troppo realistico e pensando di star solo dormendo in una notte qualsiasi, non sapendo in realtà la sua situazione. Accettando il fatto che quello fosse solo un sogno, decise di approfittarne e andare a fare un giro in quella stanza, tanto non sentiva fatica, non sentiva stanchezza, quindi avrebbe potuto correre all'infinito se avesse voluto. Iniziò a camminare dando sempre un'occhiata di qua e di là per vedere se c'era qualcosa che non fosse solo disperazione o noia, ma niente da fare, non ci fu niente di diverso per decine, centinaia, migliaia di metri e sembravano passati secoli da quando iniziò a muoversi, quando ad un certo punto vide una specie di nuvola, una nebbiolina che si confondeva abbastanza bene con l'ambiente circostante ma era comunque visibile visto il suo colore violaceo ma chiaro, come un magenta, e Lue non poté resistere dall'avvicinarsi ma quando si mise a correre verso quel fumo, sembrava come se in realtà fosse una persona in quanto a Lue parve di vedere un volto in quell'ammasso di nebbia, che la guardava sorridendo ma sicuramente era la sua immaginazione. Tuttavia, sembrava veramente vivo, infatti si allontanava da lei abbastanza velocemente, come se volesse scappare o portarla da qualche parte e Lue si fece attirare come se nulla fosse, ma alla fine ne valse la pena in quanto riuscì a scorgere da lontano qualcosa che fluttuava da terra ad altezza busto circa anch'essa di colore magenta e anche se la nebbiolina sembrava sparita, lei decise di avvicinarsi a quell'oggetto in ogni caso. Nel mondo terreno invece, era ormai giunto vicino alla colonia del Reame Oscuro l'atteso Elior con il maggiordomo che aspettava il suo arrivo proprio ai confini della colonia. Elior era da solo, come sempre, perciò era una fortuna che il maggiordomo lo stesse aspettando. Venne accompagnato da lui direttamente dentro la colonia anche se osservato da sguardi sospetti. Da lì però avrebbero potuto accedere al Reame Oscuro vero e proprio, disse il maggiordomo che era dispiaciuto di non poter accedervi in qualche altro modo ma per ora non c'erano altre scelte ma per Elior andava benissimo finché non sarebbe stato portato da qualche altra parte, che non sia il castello cercando di romepre il ghiaccio come poteva ma non fece un grande effetto. Venne portato però dopo poco al castello, ovviamente dal maggiordomo. Si teletrasportarono direttamente all'entrata di esso. Elior rimase immediatamente stupido dell'immensità del castello, notando che inoltre era più alto di quello del suo Reame e anche più grande e non vedeva l'ora di fare la visita al castello. Entrati all'interno, Elior vide i due troni che distinguevano facilmente quali erano i loro padroni dai diversi ornamenti che avevano sopra. Quella stanza era molto grande e spaziosa e portava a molte altre stanze come si poteva dedurre dalla quantità di porte e notando anche le scale, sicuramente avrebbe portato anche ad un piano superiore. Il maggiordomo fece fare prima però il giro delle diverse stanze che avevano prima di passare al secondo piano. Mentre la visita del castello continuava, anche la camminata di Lue andava avanti ed era ormai arrivata all'oggetto fluttuante che ora si distingueva facilmente, era una rosa, ma sembrava cristallizzata ed era magenta, completamente magenta. Era priva di spine sul gambo ma ne aveva sui petali, ma sarebbe stato facile prenderla. Lue decise di avvicinare la mano a quel fiore, e riuscì a prenderlo dal gambo senza pungersi visto che le spine erano solo sui petali, però, mentre lei guardava il fiore, sentì nuovamente una voce ma era diversa da quella dell'altra volte, sembrava vicina a lei e non provenire da tutte le parti. Guardando di qua e di là vide nuovamente quella nebbia magenta che le orbitava intorno ed era da lì che la voce proveniva ma quello che le diceva era qualcosa di sgradevole. Le veniva detto di pungersi il dito con le spine della rosa, non lo voleva fare, non avrebbe mai avuto intenzione di farlo, ma si chiedeva se era vero, si chiedeva se la curiosità non l'avrebbe spinta a farlo in ogni caso. L'ordine di pungersi continuava e continuava e Lue lentamente avvicinava la punta del dito ad una delle spine, ma si fermò poco prima di pungersi veramente, non lo voleva fare veramente, non voleva farsi del male solo perché qualcuno glielo stava dicendo, non lo aveva mai fatto e mai lo farà, non sarebbe quella la volta in cui lo avrebbe fatto, anche se era solo un sogno alla fin dei conti, ma quel fumo si avvicinò al suo volto, e a quel punto riusciva a scorgere una figura umanoide, la sagoma di una ragazza, dai capelli lunghi, che sembrava accarezzarle il viso mentre le chiedeva di pungersi con quella rosa e mentre si guardavano dritte negli occhi, Lue si punse con una delle spine, e tornò a vedere la luce del mondo reale.
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Eudasia
FantasiEudasia, un mondo dal tempo confuso, creato da delle persone ai suoi abitanti sconosciute. Un mondo diviso in diverse parti dai regni che lo abitano, dominato dalla pace. Qui accadono le avventure di una piccola bambina e delle persone che vengono i...