Cap. 22 - Il Primo Compito

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Abitazione del Maestro - Data terrestre 19 Marzo 10249. Elior ed Elendira erano di nuovo lì, ormai abituati a stare insieme e con un legame decisamente più stretto di quello che avevano all'inizio. Impararono a lavorare in coppia molto efficacemente e potevano iniziare a definirsi amici, anche se tra i due non traspareva alcun segno di dolcezza verso il partner. Avevano svolto diversi compiti insieme, cose molto semplici come recapitare messaggi o occuparsi dell'abitazione del loro Maestro, ma quel giorno lui decise di dare loro un incarico definito come "Primo Incarico". Disse loro che questo fu il primo incarico che diede ad un suo grande allievo ma che non portò a termine e che era in quel giorno ancora da completare. Non rivide più quel suo allievo e non aveva notizie da lui da anni. Tuttavia, sperava che stesse vivendo una buona vita. Ora questo incarico, questo compito che aveva affidato lui, voleva darlo in mano a loro due dicendo che ce l'avrebbero potuta fare insieme e che non era niente di complicato. Così gli allievi rimasero in ascolto mentre il Maestro raccontava loro di questa ragazza, situata in un posto isolato, nascosta dalla luce del sole. Voleva che si occupassero di lei ma non specificò in che senso e i due non fecero domande, l'unica cosa che aggiunse il Maestro, era di non spezzare mai le catene. Nonostante la confusione dei giovani ragazzi, continuarono a rimanere in silenzio, pensando fosse qualche sua frase poetica dal significato profondo ma allo stesso tempo incomprensibile. Il vecchio infine diede loro le informazioni sul luogo e sul percorso che dovevano percorrere, dicendo loro che ci avrebbe impiegato anche qualche giorno e che si sarebbero dovuti accampare per le varie notti e rassicurò Elior dicendo lui che aveva già avvisato i suoi genitori del tutto. In fondo alla montagna, avrebbero trovato degli zaini con qualcosa per il loro viaggio: una coperta ciascuno, una lanterna, una mappa e delle piccole tende. Elior ed Elendira iniziarono il loro viaggio che sarebbe potuto durare parecchio e anche per questo la ragazza non si fidava a lasciar il Maestro da solo, dopo quello che vide diverse settimane prima. Erano ormai abbastanza lontani dalla montagna, ma girandosi vide nuovamente un'ombra alla cima. Era preoccupata, ma non poteva fare nulla oramai, rendendosi conto che dopo aver sbattuto le ciglia, quella sagoma che vide nuovamente era già scomparsa. Quel secondo avvistamento la lasciò ancora più pensierosa del primo, soprattutto per il fatto che stava andando lontano dal suo Maestro. 

Passarono le lunghe ore del viaggio, il sole iniziava a nascondersi dietro l'orizzonte e i due non avevano ancora proferito parola, rendendo palese che il loro legame fosse stretto solo con la presenza di un terzo. Quando però si accorsero entrambi del tramonto, iniziarono a discutere su cosa avrebbero dovuto fare in quel momento. Ovviamente avrebbero dovuto accamparsi, ma il dove era la domanda. Guardandosi intorno a loro riuscirono a intravedere un piccolo spazio protetto dalla copertura dagli alberi e da una deformazione del terreno che avrebbe potuto fare loro da tetto e si diressero lì, ma come avrebbero fatto con il fuoco non lo sapevano. Nessuno di loro due ne aveva mai acceso uno e non aveva la minima idea di come farlo. Tuttavia Elendira si ricordò di qualcosa che le era stato detto da un suo vecchio insegnante scolastico, ma non riuscì a ricordare tutto alla precisione, solo che aveva bisogna di due rami, uno più grande e spesso e uno più sottile, insieme ad un'esca per accendere il fuoco. Elior si offrì di cercare foglie secche e qualsiasi altra cosa avrebbe funzionato da esca, Elendira invece cercò i due rami ma stranamente a terra non riuscì a trovarne due adatti a quello che avrebbe dovuto fare. Iniziò a tirare un leggere venticello però che sembrava soffiare in un'unica direzione, come per guidarla, per spingerla lì. Non si fidava granché, ma decise comunque di seguirlo, pensando scherzosamente che sarebbe potuto essere l'aiuto di qualche Dio benevolo. A sua grande sorpresa trovò nel punto in cui si trovò quando il vento smise di soffiare, una catasta di bastoni e rami perfetti per quello che la sua memoria ricordava. Ne raccolse alcuni da portare al loro accampamento, sentì però una nuova brezza che le carezzava il viso. Sorrise, pensando tra se e se che il vento non l'aveva mai tradita, neanche in una situazione bizzarra e sorprendente come quella. Si girò per guardare in che direzione tirasse l'aria e vide a suo scontento nuovamente quella figura umanoide, che anche in quel momento non si presentava altro che come un'ombra, ma quella volta riuscì a darle una forma. Indossava una veste semplice simile ad un kimono e un takegasa. Sembrava avere due foderi d'arma sullo stesso fianco ma non riuscì a vedere il suo volto, in quanto lui scomparse in un soffio di vento che trasportava con se delle foglie. Elendira non era spaventata da quello che aveva visto, anzi sembrava essere più tranquilla. Aveva capito che quella figura non avrebbe voluto uccidere il Maestro, e che se avesse voluto invece uccidere loro, l'avrebbe attaccata immediatamente e iniziò quindi a chiedersi se fosse stato lui ad averla aiutata con i ramoscelli. Sarebbe stato strano però, un maestro di combattimento facente parte del reame dell'aria, insegnante di uno spadaccino dell'aria che rifiuta il suo incarico che viene dato poi anni dopo ad un'altra persona del reame dell'aria. Non ci pensò per molto e tornò abbastanza in fretta all'accampamento dove Elior la stava aspettando con tutto ciò che aveva trovato per creare un'esca. Iniziò quindi a sfregare per diverso tempo, non capendo se stesse funzionando o meno ma, sempre a sua sorpresa, iniziò a vedere del fumo. Soffiò leggermente sull'esca e questa iniziò a prendere fuoco. Unì ad essa altre foglie e ramoscelli e così creò un fuoco abbastanza utile ed efficiente per passare la nottata che ormai giunta. Non sapevano quanto tragitto c'era ancora da percorrere, ma non potevano tirarsi indietro in ogni caso. Elendira propose quindi ad Elior di montare le tende e provare a dormire anche se non avevano sonno, in modo da essere riposati il giorno dopo, sperando di svegliarsi alle luci dell'alba. Elior non era mai stato in campeggio, o comunque non era mai rimasto a dormire fuori, era sempre tornato a casa prima del calar del sole, altrimenti sarebbero stati guai per lui. Fortunatamente il Maestro avvisò prima i suoi genitori in modo da non aver avuto problemi al suo ritorno. Accettò la proposta di Elendira, trovandola sensata e ragionevole. Guardarono quindi nei loro zaini ed Elior si ricordò solo in quel momento della lanterna che il Maestro gli aveva dato. Non sapeva cosa dire ad Elendira, che lo guardava con uno sguardo sofferente unito ad una grande voglia di stringergli le mani intorno al collo. Si limitò a dire sospirando che in ogni caso non avrebbe aiutato per il caldo, e che quindi il falò lo avrebbe dovuto accendere lo stesso. Montarono pochi minuti dopo le loro tende, presero anche le loro coperte più simili però a sacchi a pelo, ma nella realtà dei letti portatoli, con un piccolo materasso e cuscino annessi. Per non essere un caldo letto, era comunque molto comodo e iniziarono a domandarsi come il Maestro, che campava di stenti e carità, avesse potuto permetterseli. Non si lamentarono ovviamente, e dopo essersi messi nelle loro tende si diedero la buona notte. Mentre Elior ronfava nel sonno, Elendira si svegliò nel mezzo della notte dopo un sogno che non sapeva ben come definire. Se ne scordò in fretta, l'unica cosa che le rimase in mente però era una catena che si spezzava per un colpo di spada. Non riusciva a riaddormentarsi però, nonostante ci provasse con tutto l'intento di riuscirci. Decise quindi di uscire dalla sua tenda, fare qualche passo per provare a riprendere sonno, nonostante fosse consapevole che qualcuno poteva essere in agguato, tuttavia era tranquilla di questo, si sentiva comunque al sicuro, soprattutto quando iniziò a sentire una nuova corrente di vento sul suo corpo. Era perfettamente a conoscenza del fatto che probabilmente quel vento fosse dello stesso uomo di poche ore prima, dallo stesso samurai del vento che si parò poco distante da lei. Non se ne accorse, ma quel figuro si trovava già davanti a lei e grazie al chiarore delle luna riuscì a vederlo quasi per intero. Aveva una tunica che copriva il suo petto solo a metà, mostrando un corpo ben definito mentre la manica sinistra pendeva senza peso sul lato distrutto del completo. Il suo takegasa copriva metà del suo volto, nascondendo gli occhi. Aveva un cenno di barba solo al centro del viso. I suoi pantaloni avevano lo stesso colore del completo blu, sembravano però molto usurati.  Aveva una katana rinfoderata insieme ad un tantō che si trovava sotto di essa. Elendira lo osservava con uno sguardo ne sorpreso ne spaventato, come se avesse davanti una persona che conosceva. Nessuno dei due però parlò per almeno mezzo minuto, fino a quando lui non aprì bocca: "Il mio nome è Yuiko, samurai del vento.." fece un ghigno, alzò lentamente la testa mostrando occhi di un blu molto chiaro mentre la sua mano teneva la katana dal fodero con il dito sulla tsuba, come se fosse una minaccia: "...primo discepolo del Maestro Amon, portatore del Primo Compito, e un guerriero sconosciuto senza onore..". Elendira cercò di presentarsi, ma prima che potesse dire il suo nome lo disse Yuiko al posto suo. Lei si chiese tra se e se come avesse fatto a sapere il suo nome senza che glielo avesse mai detto, sembrava ora leggermente preoccupata, dunque il samurai del vento con lo stesso ghigno e sguardo minaccioso le chiese se fosse spaventata. Elendira non sapeva cosa rispondere a quel punto, mentre osservava la mano di Yuiko ancora poggiata sul fodero. L'atmosfera si calmò però quando all'improvviso l'espressione di sfrontatezza del samurai cambiò in una di amicizia e simpatia. Si mise seduto a gambe incrociate davanti a lei e la invitò a fare lo stesso. Nella confusione, l'esploratrice dei venti lo fece, forse anche per non rischiare di far arrabbiare quello che lei non sapeva sarebbe diventato suo amico. Yuiko disse lei che non era uno stregone, un mago o un demone, avevo solo sentito il suo nome mentre li osserva da in cima alla montagna. Da dietro la schiena tirò fuori quella che sembrava una borraccia in bambù, la stappò e divise il tappo in ulteriori due parti concave da utilizzare come bicchiere. Chiese quindi cortesemente di prendere un thè con lui, affermando di avere delle cose da dirle mentre versava lei un liquido fumante all'apparenza caldo. Lei, un po' costretta dalla situazione, afferrò quello che ero ora il suo bicchiere e iniziò a sorseggiare a sua sorpresa aveva un sapore veramente buono. Yuiko scolò tutto in un colpo la sua parte di thé, si tolse il suo takegasa che nascondeva dei capelli corti e scompigliati che finivano in una piccola coda. Avvertì quindi Elendira, quale stava ancora sorseggiando quel delizioso thé, che il compito assegnatogli dal Maestro era qualcosa che ne lui, ne loro, ne nessun'altro sarebbe mai stato in grado di portare a termine e che si sarebbero dovuti ritirare e non farsi vedere mai più dal Maestro: "Quell'uomo è solo un pazzo ipocrita e approfittatore che aspetta il momento giusto per far compiere i suoi scopi ad altre persone per lui... sarebbe meglio che voi ve ne andiate per la vostra strada senza ascoltare nessuna parola di quel vecchio." Come anche lui si aspettò, Elendira era contraria a quello che diceva. Trovava il Maestro una persona saggia, sapiente, un grande insegnante e sotto sotto il grande nonno che lei non ebbe mai avuto; non si sarebbe mai rifiutata di allontanarsi del suo compito. Yuiko sapeva che le semplici parole non sarebbero servite, così aspettò in silenzio che Elendirà finise il thé per riprendersi il bicchiere-tappo. Si alzò infine dopo aver ripreso il takegasa ed averlo indossato in modo da coprire nuovamente i suoi occhi, ma prima di andare le diede un ultimo avvertimento. Quello che stava per andare in contro avrebbe potuto ucciderla. Lei non credette alle sue parole, così si limito a mostrare la mano come segno di saluto e dicendogli che era stato un grande piacere conoscerlo, oh lui strano samurai. Yuiko rise e rispose al saluto dell'esploratrice cercando di prenderle la mano quando però avvertì dei passi alla sua destra. Elior uscì dall'oscurità della foresta con la spada sfoderata e indirizzata verso il corpo del samurai che fu abbastanza veloce da sfoderare per una piccola parte la sua katana spingendola con il pollice dalla tsuba. Immediatamente una forte corrente d'aria uscì dal fodero e spinse via il giovane cavaliere mentre Elendira riuscì a resistere alla forza del vento anche se a malapena e quando poté guardare nuovamente davanti a se, Yuiko era sparito nel nulla, come suo solito. Elior invece si rialzò da terra e urlò scocciato che era stanco e che nell'arco di alcune settimane ha incontrato tre guerrieri del vento che gli hanno fatto il culo. Sbuffò e chiese con un tono un po' arrogante ad Elendira chi fosse quella persona e lei rispose solamente che era un amico.

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