Prologo

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Sana Kurata aveva una vita facile e invidiabile.

Era una ragazza carina, alta e magra. I suoi capelli ramati, nonostante fossero decisamente fuori dal comune, illuminavano notevolmente il suo viso piccolo e ovale, contribuendo ad accentuare il rossore delle labbra. Li portava spesso sciolti sulle spalle o, di tanto in tanto, legati in una morbida treccia che amava spostare su un lato della spalla.

Alla tenera età di cinque anni i suoi genitori si separarono, ma a differenza di quanto si possa pensare, per lei quell'evento non rappresentò affatto un trauma. Era sempre stata amata da sua madre così come da suo padre in egual misura e, benché presto i tre non vissero più sotto lo stesso tetto, a lei non mancarono le attenzioni e l'affetto di suo padre, che vedeva ogni volta ne avesse voglia.
A dieci anni era una bambina allegra e piena di vita, frequentava la quinta elementare ed era circondata da amici che le rendevano l'esistenza una vera e propria gioia.
Aya era la bambina più tranquilla della classe. Era diventata amica di Sana il secondo giorno di quarta elementare, quando sua madre, dimenticandosi di lasciarle un dolcetto per la merenda, aveva permesso inconsapevolmente che la sua bambina restasse sola e in silenzio durante la pausa di metà mattina. Poi Sana aveva deciso che la sua fetta di torta alle mele era decisamente troppo grande e, con la sola forza delle piccole mani, l'aveva divisa più o meno a metà, donando l'altra parte alla piccola Aya, che aveva smesso finalmente di essere triste.
Da quel momento lei e Sana iniziarono a vedersi più spesso, quasi sempre nella grande villa di quest'ultima. Sana aveva a disposizione così tanti giochi che Aya non vedeva l'ora che arrivasse il momento di andare a casa sua. Poi c'era anche l'affetto, naturalmente. Ma a dieci anni avere la possibilità di poter giocare con i giocattoli più alla moda rappresenta, spesso, la cosa più importante.
L'incontro con Hisae, invece, fu un po' più burrascoso perché quando lei e Sana si rivolsero la parola per la prima volta, era stato a causa di un incidente avvenuto durante l'ora di educazione fisica, a metà anno della quinta elementare.
Prima di allora non avevano mai prestato attenzione l'una verso l'altra, nonostante fossero nella stessa classe quell'anno. Sana aveva sempre pensato, con il giusto tocco di innocenza e divertimento, che Hisae fosse un maschiaccio e che portasse la gonna solo perché il regolamento scolastico, insieme a sua madre, glielo imponevano. Per cui non si sorprese affatto quando la ragazzina aveva vinto contro un altro compagno di classe, tale Gomi, ad una gara di rigori. Ad Hisae però non erano andate a genio le battute innocenti di Sana e aveva frainteso il suo reale compiacimento per averla vista vincere contro un maschio, quindi, le aveva tirato semplicemente la palla dritta sul naso.
Era stata Aya a spiegare ad Hisae il malinteso e a spingerla a chiedere scusa a Sana, finita dritta in infermeria.
Da quel momento in poi, le due bambine diventarono inseparabili e Hisae si aggiunse ad Aya e Sana nei pomeriggi di gioco alla villa Kurata.
A undici anni Sana, Aya ed Hisae si iscrissero alla stessa scuola media e, fortuna per loro, capitarono tutte nella stessa classe. Fu proprio il primo giorno di scuola media che Sana conobbe Fuka Matsui, una bambina allegra e vivace, con i lineamenti del viso molto simili ai suoi, che si era appena trasferita a Tokyo da Osaka.
Non ci furono strani retroscena dietro la nascita di quella nuova amicizia, semplicemente l'insegnante di inglese aveva assegnato un compito da svolgere in coppia, e Sana capitò casualmente con Fuka.
Nel corso di quei pomeriggi di studio, Sana ebbe la possibilità di sperimentare quello che sua madre chiamava feeling tra due persone. Glielo aveva sentito dire spesso quando parlava di suo padre aggiungendo inoltre che ormai, quel famoso feeling, era semplicemente svanito. E quando lei, ingenuamente, le aveva domandato cosa fosse questo feeling e come si facesse a rionoscerlo, la signora Kurata si era limitata a dire queste esatte parole: è una sensazione che provi quando sei in compagnia di qualcun altro. Non sei a disagio, sei te stessa, come se lo conoscessi da tutta la vita.
Sana pensò subito che ci fosse feeling tra lei e Fuka, e così la bambina con lo strano accento del Kensai si aggiunse a quel gruppo, che di cose ne vide parecchie negli anni a seguire.
Dall'iscrizione di Hisae al club di tennis della scuola Jimbou, che le permise di vincere numerose gare in veste di capitano della squadra femminile, all'innamoramento di Aya nei confronti di Tsuyoshi, un ragazzino della seconda A, occhialuto e tranquillo. A Sana quest'ultimo piaceva tanto, e non faceva altro che dire che Tsuyoshi era fatto per Aya così come Aya era fatta per Tsuyoshi. Hisae e Fuka, invece, sembravano essere molto divertite dal buffo aspetto del nuovo fidanzatino di Aya, che chiedeva scusa con un inchino per ogni cosa accadesse. Ignoravano il fatto che, ben presto, quella relazione si sarebbe consolidata nel tempo e che Tsuyoshi sarebbe entrato ufficialmente a far parte del gruppo che ora contava un nuovo, strano, componente.
Dopo Aya fu la volta di Hisae di sperimentare le dolci sensazioni del primo innamoramento quando, in terza media, conobbe un ragazzo che frequentava già il primo superiore. Era un asso del tennis e, secondo Sana, Aya e Fuka, era stato proprio quel dettaglio a far sì che Hisae si rendesse conto del feeling che c'era tra lei e Toshio. Dopo qualche mese, lui la invitò a prendere il miglior frappé al cioccolato di Tokyo e, sotto la spinta delle sue amiche la ragazza accettò, ricevendo anche, quello stesso giorno, il suo primo bacio.
Arrivati al primo superiore, il gruppo era ormai composto da cinque persone fisse, più qualche elemento sporadico che, di tanto in tanto, si univa a quella che, dall'esterno, pareva a tutti essere un allegra combriccola di amici, all'interno della quale ogni tanto ci scappava qualche bacio.
Sana e Fuka, invece, erano convinte che ben presto avrebbero trovato anche loro l'amore, proprio come Aya e Hisae con Tsuyoshi e Toshio. Ma nel frattempo non erano infrequenti corteggiamenti e omaggi floreali per entrambe le ragazze. Molti dicevano addirittura che le due fossero carine allo stesso modo, data l'incredibile somiglianza. Ma, per qualche ragione, era Fuka quella che destava maggiormente l'attenzione del sesso opposto. A differenza di Sana, che sembrava essere immatura e ancora inesperta per certe cose, Fuka sapeva bene di esercitare un certo fascino sui ragazzi e sapeva altrettanto bene come usarlo per farsi fare una montagna di regali.
Alla vigilia del giorno del diploma, il gruppo di amici era seduto al tavolo di un fast food. Avevano preso l'abitudine di andare lì dopo le lezioni perché, secondo Sana, era il posto in cui facevano il miglior gelato della città e, siccome lei era una che di dolci se ne intendeva parecchio, tutti le avevano dato ascolto, confermando ben presto la sua constatazione.
«Ragazzi, sono così triste. Da domani, non saremo più in classe insieme.»
Aya odiava i cambiamenti, non sopportava che la sua vita potesse essere stravolta da qualcosa per cui il fatto che da lì ad un giorno si sarebbero separati per frequentare tutti università diverse, la mandava decisamente in crisi.
«Sì, ma inizieremo una nuova avventura, conosceremo nuove persone, frequenteremo posti nuovi. Io sono così eccitata, invece. Non vedo l'ora di iniziare le lezioni.»
Hisae, al contrario, era pragmatica e intrepida, aveva sempre affrontato le sfide della vita con la testa alta. In quello era molto simile a Fuka che, in un lampo, espresse il suo pensiero accordandosi con quello di Hisae.
«E poi mica dobbiamo essere per forza in classe insieme per vederci? Secondo me non cambierà proprio nulla, Aya.»
Sana, invece, era intenta a tirare su con le labbra il liquido denso contenuto nel lungo bicchiere di vetro davanti al suo naso con una cannuccia verde di plastica. Erano ormai un paio di settimane che aveva deciso di preferire il frappè al cioccolato al posto del solito gelato alla nocciola, con panna montata.
«Ma sì Fuka, hai ragione. Tu Sana, cosa ne pensi?»
La ragazza fu colta quasi alla sprovvista.
«Beh, è naturale che mi dispiaccia che non ci vedremo più a scuola, ma sono convinta che l'università sarà fantastica e che ci divertiremo un mondo.»
«Guarda che non è mica una colonia estiva. Dovrai impegnarti seriamente nello studio, non è come la scuola», intervenne Fuka, quasi scandalizzata per la nonchalance con la quale Sana aveva mostrato il suo noto disinteresse per tutto ciò che riguardava il mondo scolastico.
«Oh mamma, che noia. Poi non ci sarete nemmeno più voi, amici miei. Oh, mi viene da piangere.» disse in risposta, abbandonando momentaneamente il suo frappè per portare le mani al viso in segno di disperazione. Tsuyoshi e Toshio invece, che avevano assistito alla conversazione tra le ragazze da semplici spettatori non partecipanti, scoppiarono a ridere dinanzi alla teatralità di Sana, che sembrava in procinto di svenire.
Poi fu Toshio a parlare per primo, rivolgendosi ad Aya e Hisae: «Ragazze, comunque noi dovremmo andare.»
«Oh sì, giusto. Il cinema!» Esclamò Hisae, dandosi un colpetto sulla fronte.
«D'accordo, allora ci vediamo domani alla cerimonia dei diplomi. Tu, Sana, non fare tardi.» aggiunse infine, rivolgendo un sorriso divertito alla loro amica dai capelli rossi.
«Non farà tardi, perché la signorina verrà a dormire da me.» annunciò Fuka, risoluta e organizzata a dovere.
«Amiche, meno male che ci siete voi a badare a me. Cosa sarei senza?»
«Sicuramente una ritardataria che starebbe ripetendo il primo superiore per il terzo anno di fila.» la canzonò Fuka divertita, suscitando una risata in tutti i presenti, eccezione fatta per Sana.
«Quanto sei cattiva.» mugolò, acciuffando nuovamente la cannuccia con le labbra.
Quando le due amiche rimasero sole, Fuka le propose un giro al centro commerciale più vicino e quando Sana aveva visto un negozio di dischi e vinili, era esplosa di gioia, trascinando la sua amica all'esplorazione di quel nuovo posto.
Mentre sfogliava la sezione Rock pop europeo degli anni sessanta, una mano si mise tra lei e le grosse confezioni imballate con del cellophane.
La mano sfilò proprio il vinile che lei stava pensando di acquistare, una bellissima ristampa del disco "Wednesday Morning, 3AM" di Simon and Garfunkel. Ma l'altra mano era stata più veloce.
«Scusami, ma se non mi fossi sbrigato me lo avresti di sicuro soffiato da sotto il naso.»
La mano si rivelò essere un ragazzo, la cui voce calda fece sì che Sana arrossisse imbarazzata, quando si trovò il suo viso ad una distanza davvero ridicola per essere definita tale.
«Ho visto sai... come lo guardavi.»
«Come lo guardavo?» rispose lei, quasi ipnotizzata da quel viso sorridente. Sana notò subito che il ragazzo che le aveva appena rubato il vinile aveva dei grandi occhi scuri, che gli conferivano uno sguardo intenso e accattivante. Forse era anche merito delle sopracciglia, pensò in seguito, e della loro forma a V. I capelli erano scuri come i suoi occhi e gli ricadevano fin sulle sopracciglia a V, cosa che a Sana piacque fin da subito.
«Beh sì, sei stata a fissarlo per quasi cinque minuti.» commentò con un sorriso.
«É la copertina che...»
«Scusa, ma se avevi capito che lo voleva prendere lei, perché gliel'hai rubato sotto il naso?» intervenne Fuka dal nulla, rompendo quel gioco di sguardi di cui Sana era completamente in balìa.
Il ragazzo alzò le sopracciglia a V e rivolse il suo sguardo alla ragazza spuntata dal nulla.
«Be'... pensavo che alla fine non l'avrebbe acquistato. Ed è un pezzo davvero raro.»
«Ti sbagli. Vero, Sana?»
Gli occhi scuri del ragazzo tornarono su Sana.
«Sana? Non sarai per caso, Sana Kurata?»
Lei indicò se stessa con l'indice di una mano.
«Sì, lei è Sana Kurata. Tu, invece, chi sei?» riprese Fuka.
A Sana i modi, a volte invasivi, di Fuka non avevano mai dato troppo fastidio. Quello, in realtà, era il loro modo di salvarsi a vicenda, quando qualcuno troppo insistente si metteva in mezzo ai loro pomeriggi di shopping. Tuttavia, quella volta Fuka non aveva prestato troppa attenzione allo sguardo distrattamente catturato di Sana.
«Oh lo dicevo io che mi ricordavi qualcuno. Non sei cambiata affatto sai?» disse alla rossa, non curandosi di Fuka che, perplessa, iniziava a non capire più la situazione che aveva davanti.
«Sono Gomi, Gomi Shinichi. Eravamo in classe insieme alle elementari.» le rivelò, con un sorriso enorme in viso. Sana arrossì di colpo, un po' perché non aveva riconosciuto il suo vecchio compagno di classe e un po' perché pensò istintivamente che fosse diventato davvero carino, nel corso di quegli anni.
Per tutto il resto della giornata spesa insieme a Fuka, la ragazza non fece altro che pensare a quell'incontro avvenuto nel negozio di dischi. Alla fine aveva deciso di cedere al suo vecchio compagno di classe quel vinile la cui copertina aveva tanto attirato la sua attenzione, pensando che, in fondo, poteva tranquillamente farne a meno.
Le serate a casa di Fuka si svolgevano sempre allo stesso modo: cena ordinata al solito take away, consumata rigorosamente nella camera di lei per poter parlare in pace, senza occhi e orecchie indiscrete, film romantico al quale non prestavano mai attenzione perché troppo impegnate a spettegolare sul povero malcapitato di turno, e nottata in bianco. Quella volta, però, Sana era stranamente distratta e, benché il film romantico loro non lo guardassero mai veramente, in quell'occasione Fuka dovette richiamare la sua attenzione più di una volta.
Poi, quando le squillò il cellulare, Fuka notò il balzo della sua amica a parecchie centinaia di centimetri da terra.
«Non ci posso credere!» annunciò Sana, con la faccia immersa nello schermo del cellulare. Si voltò di scatto verso la sua amica, porgendole l'oggetto in questione.
«Tieni, leggi anche tu.» le disse, con la voce tremante e le gote arrossate.
«Ho chiesto il tuo numero a Tsuyoshi Sasaki. Sai, lui è l'unico con cui abbia mantenuto i rapporti. È stato molto bello parlare con te oggi e mi piacerebbe rivederti. Gomi.» Fuka lesse quel messaggio ad alta voce e mentre rifletteva su quelle parole, notò la sua amica che si nascondeva goffamente sotto la spessa trapunta che rivestiva il suo capiente letto alla francese.
«Sana, ma che fai?»
«Aiutami Fuka.» sentì dire dalle coperte.
«Certo che ti aiuto, scema. Ma dimmi cosa vuoi che faccia?»
«Non lo so, per questo devi aiutarmi.»
La pazienza di Fuka, che era nota per durare davvero un brevissimo lasso di tempo, terminò prima del previso e la ragazza agguantò un lembo di trapunta, scostandolo violentemente dal letto. Ciò che vide fu Sana rannicchiata su se stessa e il viso nascosto tra le mani.
«Sana, sii un po' più seria per favore ed esci da lì.» la rimproverò Fuka.
Lei alzò timidamente la faccia e guardò la sua amica con uno sguardo languido.
«Vuoi rivederlo?» le domandò. Ma Sana non rispose.
Fuka sbuffò: «D'accordo, partiamo con le domande semplici. Questo Gomi, ti piace?»
Sana spostò lo sguardo al pavimento, come se stesse cercando la risposta a quella domanda. Poi, guardò timidamente Fuka, concedendole un sorriso imbarazzato: «Forse sì.»
Sana Kurata aveva avuto una vita facile e invidiabile.
Quando iniziò ad uscire con Gomi Shinichi scoprì che quel disco, oggetto di contesa, le piaceva sul serio e non solo perché era il preferito di lui. A Gomi interessavano tante cose che a Sana invece non piacevano affatto, tra le tante il calcio e il whisky. A Gomi, invece, le cose che piacevano a Sana le trovava interessanti, ma non sempre abbastanza per condividerle con lei. Tra le tante i film romantici e le serate al bowling.
Ma c'era una cosa che piaceva ad entrambi, ed era camminare mano nella mano per le strade affollate di Tokyo e mangiare il gelato dalla stessa coppetta, così da poter permettere a lui di cederle l'ultimo boccone, e a lei di capire quanto il suo sguardo fosse profondo quando la vedeva sorridere.
Shinichi Gomi si rivelò essere l'erede di un prestigioso studio legale, motivo per cui fu ammesso alla facoltà di legge senza problemi, mettendo da parte la sua passione per la musica. Sana, invece, fu ammessa alla facoltà psicologia, con enorme sorpresa di tutti i suoi amici. Hisae e Fuka finirono a studiare architettura, mentre Aya e Tsuyoshi raggiunsero Toshio alla facoltà di lettere, entrambi decisi a diventare insegnanti di letteratura.
Il primo anno di università si concluse con l'introduzione di Shinichi come nuovo membro ufficiale di quel gruppo nato chissà quanti anni prima, grazie alla sua relazione amorosa con Sana Kurata. Quest'ultima, che non aveva abbandonato le serate insieme alle sue amiche storiche, si era rivelata essere una compagnia non troppo adatta ormai per Fuka, in cerca perenne di qualcuno che le facesse vivere la sua splendida, ma concreta, storia d'amore.
L'inizio del secondo anno sancì il consolidamento della storia tra Sana e Shinichi, il quale si presentò ufficialmente alla famiglia della sua ragazza, che lo accolse come il figlio maschio che non aveva mai avuto.
Il secondo giorno di corsi, Sana scoprì di dover seguire le lezioni di sociologia generale e quando, con tremendo ritardo, si palesò nell'aula, scoprì che era piena zeppa di studenti che non aveva mai visto durante tutto il precedente anno di corso. Trovò posto accanto ad una ragazza che conosceva a malapena, all'ultima fila, dove c'erano ancora delle sedie vuote.
Tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto che la lezione stava appena per iniziare e tirò fuori il suo quaderno degli appunti.
In quel momento di silenzio tombale causato dall'ingresso del professore in aula, l'attenzione di tutti fu immediatamente catturata dalla porta che si apriva nuovamente, per permettere l'ingresso ad uno studente ancora più in ritardo di Sana. Ma se quest'ultima si era ridotta ad arrivare al suo posto con il fiato in gola, lo studente sembrava essere tranquillo e pacato. Aveva in viso un paio di occhiali da sole scuri che non si curò minimamente di togliere nemmeno quando ricevette l'occhiata accigliata del professore. Il giubbotto di pelle sbottonato ne rivelava il fisico asciutto e i capelli biondi, leggermente spettinati che gli ricadevano sulla fronte, insieme al casco nero che teneva in una mano, fecero capire a tutti il fatto che, molto probabilmente, fosse venuto in moto.
Si incamminò verso gli unici posti liberi, all'ultima fila, generando un brusio di voci, soprattutto femminili, che lo accompagnò fino alla fine del suo percorso.
Sana lo scrutò intensamente, chiedendosi perché nessuno gli dicesse che non solo era in ritardo, ma che non aveva nemmeno salutato il professore, al quale sembrava gli stesse cadendo la mascella dalla testa. Il ragazzo invece si posizionò proprio accanto a lei, in piedi, e indicò con un cenno del capo la borsa mezza aperta che occupava un posto vuoto accanto al suo. Sana alzò un sopracciglio, chiedendosi se quel tizio fosse davvero intenzionato a sedersi lì, con tutti i posti liberi a disposizione. Ma quando lui le fece uno strano sorriso, pensò che le sue supposizioni fossero più che fondate.
«Se non togli le tue cianfrusaglie da lì, come pensi che la gente possa sedersi?»
«Guarda lì, vedi? Ci sono tanti posti liberi. Perché non ti siedi altrove.»
Lui accentuò il suo sorriso.
«Mi piace questo.» e così dicendo, prese la sua borsa con la punta delle dita e la depositò per terra, lasciando che le cose di Sana si distribuissero sul pavimento.
Lei spalancò la bocca, non riuscendo a credere ai suoi occhi.
«Ma sei matto?»
Lui nemmeno le rispose, si appoggiò gli occhiali da sole sulla fronte trascinando anche qualche ciocca di capelli che scoprì il suo viso interamente.
«Guarda che hai fatto, razza di maleducato.»
«Zitta, o il professore ci metterà una nota.» le disse a bassa voce, con un tono da presa in giro.
«È colpa tua, ora me le raccogli tu le cose per terra.»
«Shh, ti sentirà.»
«Non mi interessa, rimedia a questo disastro.»
«Cosa sta succedendo lì dietro?» la voce del professore la interruppe bruscamente. Sana arrossì, sentendo lo sguardo di tutta l'aula su di sé.
«Niente, mi scusi professore.»
Il ragazzo biondo accanto a lei ridacchiò divertito: «Te l'avevo detto.»
Fino ai vent'anni, Sana Kurata aveva avuto una vita facile e invidiabile.

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