Louis' POV

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Almeno ho capito perché il sole ha smesso di brillare in quelle iridi verde estate. 

Sono così triste per Harry, il mio Harry, o almeno credo, che vado subito a casa nonostante i miei propositi per il vedermi con Elly. Le mando un messaggio per scusarmi dicendole che ho la febbre, almeno potrò stare da solo per un po'.

Non è giusto che una persona del genere debba soffrire così tanto. E non è che io non sono mai stato triste nella mia vita. Però non ho mai avuto conseguenze, almeno non che si protraessero fino ad ora. Non è proprio giusto. Forse se gli racconto dei miei 'demoni interiori' potrò riavvicinarlo a me. Non mi importa se sta con me, ma voglio che sia felice. Quei suoi occhi sono già così belli, ma se li immagino accesi...mi manca il respiro.

"Niall...devo chiederti...lui mi ha raccontato il suo segreto più grande, secondo te io-" "Sì cazzo, Louis. Digli il tuo. Deve fidarsi di te. Anche se il tuo non è come il suo, capirà comunque che ti stai rendendo vulnerabile solo per lui. Fallo" mi interrompe il biondo al telefono. Io sospiro. "Ma di che hai paura, Tommo?" mi chiede, giustamente. "Non lo so, Nello. E' che...io voglio davvero che sia felice" rispondo. Sospiro ancora. "Senti, ci proverò. Augurami buona fortuna, d'accordo?" dico, e senza aspettare la sua risposta riattacco. 

Come faccio a dirgli la verità?

Infilo le cuffiette per pensare, ma le tolgo subito. No. Ora ho bisogno di silenzio per pensare, non di attutire le mie emozioni. 

In realtà io non ho paura di qualcosa in particolare, non ho mai temuto particolarmente i 'fantasmi del mio passato', come li ha definiti Niall...solo che, ecco...

Io ho paura che lui non sarà mai felice. E io so che devo fare qualcosa, ma non so cosa, e l'unica cosa che mi viene in mente è fargli vedere che io mi fido di lui, ma se non è abbastanza? Se non sarà mai felice?

Io ho bisogno che Harry Styles sorrida veramente. Ho bisogno che il sole nei suoi occhi brilli e non sia nascosto dalle nuvole. Ho bisogno che sia felice, puramente e semplicemente.

Sto piangendo e non me ne rendo conto finché non mi sfioro la guancia e sento che è bagnata.

Infilo le cuffiette. Adesso non voglio più pensare, è troppo doloroso.

Don't blame me for fallin'
I was just a little boy
Don't blame the drunk caller
Wasn't ready for it all
You can't blame me, darling
Not even a little bit
I was away
And I'm just an arrogant son of a bitch
Who can't admit when he's sorry

Don't call me "baby" again

You got your reasons
I know that you're tryna be friends
I know you mean it
But don't call me "baby" again
It's hard for me to go home
Be so lonely
I just hope you see me
In a little better light
Do you think it's easy
Being of the jealous kind?
'Cause I miss the shape of your lips
Your wit
It's just a trick
And this is it, so I'm sorry

Scrivo un messaggio a Harry e gli chiedo di incontrarci in quello che ormai è diventato il nostro parchetto. Lui non risponde ma se non si presenta andrò a cercarlo a casa sua, all'Uni e anche in capo al mondo. Devo dirgli il mio segreto.

Esco di casa e non presto neanche attenzione a come sono vestito o ai miei capelli.

Arrivo al parchetto e per un momento mi concentro solo sulle mie sensazioni. Il leggero scricchiolio delle foglie secche sotto ai miei piedi. Il tripudio di colori caldi intorno a me, sugli alberi e per terra. Il colore plumbeo del cielo senza nubi. Il freddo pungente. Mi sono anche dimenticato la giacca e indosso solo una felpa con nulla sotto e dei jeans, sto congelando. Bravo Louis, mi dico, continuiamo così. 

"Lou" sento dietro di me. Il respiro mi manca improvvisamente e il cuore inizia a battermi furiosamente. Mi giro e devo trattenermi dal baciarlo e basta, perché è perfetto in quella giacca un po' lunga e quelle labbra rosse dal freddo e quegli occhi verdi e ghiacciati.

"Harreh" rispondo solamente. Poi mi riscuoto. "Io volevo dirti che sono molto, uhm...felice che tu ti sia fidato di me. Vorrei anche io dirti il mio segreto" sembro un bambino di sette anni, complimenti Louis "per farti vedere che anche io mi fido di te." Prendo un respiro profondo, mentre Harry non dice una parola e mi guarda pieno di aspettative. "Io, uhm...da piccolo non parlavo. Non ero davvero muto, era mutismo selettivo. E' una condizione che si sviluppa spesso in bambini che hanno vissuto traumi. Il trauma che ho vissuto io è, ecco...io ero a casa con mio padre e lui, beh...lui ha-ha abusato fisicamente di me. L'ha fatto solo una volta. Ma era programmato. Dopo lui si-si è impiccato. E lo so che sembra una cosa grave detta così, ma in realtà io...beh, mia mamma tornata a casa mi ha trovato che giocavo seduto sulla stessa sedia che lui aveva utilizzato per...beh, hai capito. Non parlai più. Non riuscivo a capire, ma il mio subconscio sapeva che era troppo da metabolizzare per un bimbo come me. Avevo 7 anni. Visto che non parlavo, mia mamma provò a portarmi da psicologi e dottori, ma l'unica cosa che ci dicevano era che io avevo, appunto, il mutismo selettivo. Solo a 11 anni ripresi a parlare. Vedi, io non mi ricordavo cos'era successo, lo sapevo però perché mia mamma me l'aveva detto. Da quel momento spezzoni casuali di quel pomeriggio mi tornano in mente, senza un motivo, e...beh, quando accade, mi vengono i brividi. Questa cosa dei ricordi che mi tornano in mente non-non l'ho detta a nessuno."


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