Harry's POV

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Smette di parlare e si accorge che sto piangendo. Non posso farne a meno. Io ho fatto l'egoista e il principino, senza sapere che in realtà Lou ha passato di molto peggio ma non l'ha mai raccontato a nessuno per non attirare l'attenzione su di sé. 

Lui si avvicina piano a me e capisco che teme che io lo scansi e questo mi fa stare ancora peggio, perché l'ho trattato malissimo senza rendermi conto che proprio lui non lo meritava. Lo abbraccio io stesso mentre continuo a piangere. Poi ci stacchiamo. "Mi dispiace Harreh, non volevo farti stare male" mi dice. Io sgrano gli occhi, lucidi e brillanti per le lacrime appena versate. "Tu? Lou, tu mi fai stare male? Ma come...come puoi pensare una cosa del genere, Lou? Come? Tu-" mi avvicino a lui e vedo che trattiene il respiro "tu sei bellissimo, buono, dolce, altruista, forte, coraggioso, divertente e perfetto, Louis Tomlinson. E il mondo non merita una persona come te" dico, prima di baciarlo. 

Questo bacio sa di noi, sa di tutti i desideri mai detti e di tutta l'amarezza che c'è stata nelle nostre vite, ma finalmente sono felice. Io, Harry Styles, sono per la prima volta nella mia vita pienamente felice.

E non me ne frega un cazzo di Taylor, di Eleanor, di mia madre. Mi frega solo di Louis. Louis, il mio Louis, che in questo momento mi sta mordendo il labbro così piano ma così ardentemente da farmi perdere la testa. Le nostre lingue si scontrano affamate ancora una volta, ma ora è diverso, perché ora voglio farlo con tutto me stesso e sento che anche lui mi desidera. "Ti amo" mormora contro le mie labbra, e un brivido scorre lungo la mia spina dorsale "ti amo così tanto, Harreh" biascica, e la sua pronuncia inglese mi fa eccitare sempre di più. Mi stacco con delicatezza, siamo in un parco pubblico e non possiamo farlo qui, davanti a tutti. Appoggio la fronte contro la sua, prendendo il suo viso con le mie mani grandi. "Ti-ti amo anche io, Lou" mormoro, prima di baciarlo ancora, e questo bacio è così puro ma allo stesso tempo così voglioso.

Non so se andrà tutto bene, non so se mi spezzerà il cuore, non so se ci starò male, anzi...in questo momento sono sicuro che ci starò male, perché io ci provo a non affezionarmi ma in realtà so bene che alla fine le persone mi deludono...però in questo momento lo voglio con tutto me stesso. E ho la sensazione, così piacevole ma così sconosciuta, che Louis non è uno di quelli che mi spezzerà il cuore o mi ferirà. Non di proposito, almeno.

Torniamo a casa mano nella mano, ed è così bello e perfetto che non mi rendo conto di nulla tranne che la sensazione delle sue dita gelide tra le mie calde. Mi giro per guardarlo ed è la prima volta che lo faccio dall'inizio del tragitto, perché ho quasi paura che se lo guardo troppo svanirà sotto ai miei occhi, come un sogno che si dissolve dietro le palpebre, e noto che sta tremando. Mentre mi guarda, vedo che ha le labbra violacee e la pelle bianchissima. "Lou, Lou, Lou stai bene?" chiedo preoccupato. Lui annuisce ma stringe con più forza la mia mano, come per infondersi del calore. "Hai freddo, Lou?" mormoro, guardando cosa indossa. E quasi mi dò una manata sulla fronte per la mia stupidità. "Lou, oddio, scusa...non me n'ero accorto..." borbotto, togliendomi al volo la giacca e infilandogliela sulle spalle. E' così tenero, il mio impermeabile gli sta enorme. Mi viene voglia di prenderlo in braccio. Come ho fatto quel giorno a casa mia. Smettila, mi dico. Non pensarci. Ma i miei pantaloni iniziano a farsi stretti. Gli stringo anche io la mano con più forza per distrarmi, e lo osservo. E' così puro...così piccolo...così adorabile.

Louis intanto mi guarda premuroso e poi appoggia lievemente la giacca su di me e su di lui, perciò ora sembriamo due bambini sotto un lenzuolo, ma a me va bene così, perché camminare barcollando e ridendo per le strade strapiene di gente sotto le luci autunnali del pomeriggio tardo ed essere abbracciati così vicini a Louis, al mio Louis, è la cosa più bella del mondo.

Arriviamo a casa sua e gli lascio la giacca. E' strano, so che è più grande di me ma mi sento in dovere di proteggerlo, anche se so che anche lui la pensa così, visto il fare protettivo con cui mi cingeva i fianchi mentre camminavamo.

Lo saluto con un bacio lungo ma comunque fin troppo corto e gli sorrido, e lui mi sorride a sua volta, e quel sorriso mi scioglie qualcosa dentro perché è così caldo e perfetto e luminoso e allo stesso tempo mi rattrista, perché ho la sensazione che non accada spesso che Louis sorrida davvero. 

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