Posso davvero sperare che, in un angolo remoto nella testolina della mia cara sorella maggiore, ci fosse lontanamente il ricordo della sua promessa fatta non tanto tempo fa?Sospirai esasperata!
L'avevo salvata da punizione sicura, dagli sguardi forse un po delusi dei nostri genitori, e si.. Perché le volevo bene.
Ma in verità nel momento in cui decisi di entrare in azione avevo già premeditato la giusta ricompensa al mio gesto eroico.- per favore Sanem, non puoi chiedermi questo!
Misi su un broncio e incrociai le braccia al petto!
Non era mio solito cedere a questi ricatti, ma ne avevo bisogno e lei non poteva tirarsi più indietro!
Avevo un colloquio con un importante editrice e dovetti scalare montagne per ottenerlo.
Lei stessa mi aveva incoraggiata nonostante la disapprovazione dei nostri genitori.
Perché si, avevo raggiunto la maggiore d'età già da qualche anno, per Dio ho 24 anni suonati!!
Eppure ancora i miei genitori si ostinavano a pensare di poter decidere loro quale fosse il meglio per me, e questo mi faceva sentire terribilmente oppressa, condizionata e questo non andava tanto d'accordo con il mio animo libero e ribelle!Ma forse non potevo biasimarli, le loro origini forse ancora radicavano dentro di loro e le loro tradizioni non erano poi così tanto lontane e dimenticate come loro si ostinavano a rimarcare.
Loro erano nati in Turchia, precisamente in un quartiere di Istanbul.
I miei nonni emigrarono in America che loro erano ancora piccoli e quindi fu facile adattarsi ad una nuova cultura che non era la loro.
Crebbero insieme e i miei nonni rivendicando le loro radici, non tardarono a prometterli l uno all altro. Non che ce ne fosse stato il reale bisogno, forse quello era stato solo un accellerare che fece sbocciare il loro amore.
Complice forse fu anche il vecchio amico del mio caro e defunto nonno paterno Aydin, il vecchio Divit che insieme a lui fondò la tanto amata azienda Fikri Harika.
Sua moglie, la vecchia ormai moglie ma tanto dolce nonna (la chiamavo nonna così per l affetto e il rispetto che mi legava a lei) Remide era la migliore amica di mia nonna materna, e spinse a finché sua figlia sposasse l unico figlio dei Aydin in modo che mia madre entrasse a far parte della ormai grande famiglia allargata come lei amava definirla.
E fu così che mia madre Mevkibe sposo mio padre Nihat.
Mi viene da ridere e ringrazio Dio che io sono nata e cresciuta qui in America, e che anche i miei genitori avevano abbandonato quelle tradizioni che ormai risultano remote anche per loro stessi, altrimenti adesso non saprei a quale giovane uomo io fossi stata promessa, o meglio, a quale dei Divit.
Ritornando a mio padre, lui amava il suo lavoro, amava ciò che i mio nonno insieme al signor Divit avevano creato dal nulla, abbandonando la terra che a quei tempi aveva poco da offrirgli, e fuggire lontano iniziando con nulla e dal nulla, dando vita ad una delle più ambite aziende pubblicitarie, che loro in riconoscenza ai loro padri, avevano portato in vertici ancora più alti rendendola potente, pretendendo che noi seguissimo le loro orme.
Ma non era nelle mie intenzioni, o meglio, lavoravo lì solo per imposizione e senso di dovere, non per amore o interesse.
Il mio interesse era un altro.
Un sogno che mi portò fin da quando ero una ragazzina.
Quello di scrivere.
Di diventare forse un giorno una brava scrittrice di romanzi.
E fu così che nella solutidine della mia camera scrivevo, davo vita e sfogo a questo mio amore viscerale verso la scrittura.
Le mie sorelle lo sapevano così come il mio fratellone.
E si, avevo 3 fratelli meravigliosi che anche se con qualche perplessità iniziale, appoggiavano in pieno la mia segreta passione.
Soprattutto lei... Polen.
Lei era la maggiore nonché gemella di mio fratello Osman.
Erano gemelli ma così diversi, l unica cosa che li assomigliava era quell istinto di protezione verso me che ero la piccola dei fratelli.
Non che ci fosse tanta differenza di età.
In fondo avevano 27 anni.
Mentre Leyla, la mezzana diciamo, lei aveva solo 1 di differenza con loro.
Mia madre rimase incinta subito dopo, e poi decise di prendersi qualche anno di pausa prima di mettere al mondo me che ero la piccola ma la più ribelle dei 4.
Leyla era fondamentalmente una ragazza dolce ma tanto sicura di sé e delle sue capacità.
Non per questo subito dopo gli studi si mise alle redini della parte finanziaria dell azienda insieme ad Yigit, il figlio maggiore dei Divit.
Era una donna ormai intraprendente, ambiziosa, e questo non poteva che rendere fiero mio padre perché rivedeva in Leyla la sua caparbietà e dedizione verso l azienda di famiglia.
Polen invece era molto più simile a me, forse per questo lei era la mia ancora di salvezza nelle mie disavventure ed insieme ad Osman trovavano sempre il modo di tirarmi fuori dai guai.
Non che commettessi chissà quali danni, ma il mio caratterino tutto sale e pepe ma ahimè ancora forse troppo ingenuo, mi faceva cacciare in situazioni che senza il loro sostegno e aiuto, non ne sarei riuscita ad uscirne fuori.
E uno di questi era proprio quello per cui adesso imploravo mia sorella di aiutarmi.
Avevo così tanto fatto la corte a questa editrice che dopo non poco tempo cedette accettando di incontrarmi.
Ceyda Jackson era quella che io definivo un esempio da seguire.
Aveva scritto molti libri e dopo aver avuto così tanto successo, aveva deciso che era il tempo di dare ad altri giovani talenti la possibilità di poter vedere realizzare i propri sogni.
Ed è per questo che con l appoggio di Polen ed Emre avevo combattuto e ottenuto poi quel tanto desiderato incontro.
Solo il nominare Emre mi fece sorridere.
Lui era la mia dolce metà al maschile.
Il più piccolo dei Divit ma di appena un anno più grande di me.
Lui era il mio angelo custode quando i miei fratelli non erano presenti.
Il mio confidente e il mio più grande ammiratore segreto.
Aveva letto in un solo giorno quel libro che scrissi durante la mia adolescenza.
Non che avesse un valore particolare, in fondo racchiudeva tutto quello che negli anni avevamo condiviso insieme ai miei e suoi fratelli.
Anche quella parte che forse gli diede tristezza e sconforto.
Quel pezzo di vita in cui suo fratello Can fuggi via per seguire il proprio sogno.
Volevo bene a tutti e 3 i fratelli Divit.
Ma con Can tutto si confuse e da quel momento avevo trovato in Emre un sostegno.
Ma anche lui fui deluso dal fratello che lo abbandono.
Non colpevolizzai mai Can per la scelta che aveva fatto, forse oggi più che mai perché in qualche modo mi ritrovo anche io nella stessa situazione che anni fa lo costrinse a fuggire via.Can era secondo genito dei Divit, il figlio ribelle come le definivano affettuosamente sua madre Huma e suo padre Aziz, ed era vero.
Era un ragazzo che amava la vita vissuta attimo per attimo, giorno per giorno.
Amava la fotografia, lo so bene io che ne ero spesso là vittima preferita.
Non c era occasione in cui non immortalava qualche mia orribile figuraccia.
Era più grande di me di 3 anni, differenza di età che lui amava spesso ricordarmi giusto per il piacere di farmi sentire la più piccola del gruppo, ma nello stesso tempo per ricordarmi che se mai avessi bisogno avrei avuto sempre la ala a proteggermi, cosa che aveva sempre fatto e non solo con me.
Il suo amore per la fotografia però segno la fine di quella esistenza che fino a quel famoso giorno, ci rendeva tutti uniti e felici.
Lui non voleva scattare foto solo per la nostra azienda, non voleva vedere le sue solo foto di piatti o prodotti sulle riviste pubblicitarie, no.
Lui voleva fotografare il mondo.
Viaggiare quanto più possibile per espolare e immortalare questi sprazzi di vita.
Ed io mi ero illusa che quella promessa che mi fece quel giorno quando ero ancora una ragazzina, l avrebbe mantenuta quando saremmo stati liberi di decidere.- ti porterò via con me Sanem, gireremo il mondo insieme.
Sorrisi malinconica.
- tu potrai scrivere le nostre avventure che io immortalero con la mia macchina fotografica.
- e se poi ti innamorerai di qualcuno durante il nostro viaggio?
- non succederà.... il mio cuore è già occupato.
Credetti a quella promessa, forse perché nei suoi occhi intravisi un qualcosa che mi fece battere il cuore, un qualcosa che mi fece sperare che lui mi avrebbe portato via con sé.
E invece se ne andò, nonostante quella promessa lui non venne nemmeno a salutarmi o forse, fui io a non capire che quella sera lui, velatamente, mi disse addio.
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Diversamente Erkencikus
FanfictionQuesta è la prima storia che tratta i personaggi di Daydreamer di cui ne sono rimasta affascinata, e da qui la mia idea di creare questa storia che prenderà spunto dalla vera trama ma ne sconvolgerà ruoli ed eventi. Essendo straniera alle usanze tur...