In un'epoca lontana quelli come me si chiamavano traucer, ovvero le persone che praticavano uno sport chiamato parkour e che consisteva nel correre sopra le città sfruttando ogni forma di arredo urbano per spostarsi in corsa tra i palazzi. Almeno così mi aveva mostrato il Grillo. Anzi lui trovava addirittura strano che nel paesaggio del Vot, che con i suoi ponti sospesi ed i passaggi coperti non avesse un'intera schiera di coloni che praticassero quest'arte.
Fu lui ad insegnarmi come fare, spiegandomi come muovere il corpo nell'aria, sussurrandomi quale appiglio fosse il migliore per superare un determinato salto o per scalare una determinata sporgenza.
Lo fece perché sapeva che ne avevo bisogno, perché sapeva che persone come me (E come lui), non sono fatte per camminare sulla terra come gli altri esseri terresti.
"Noi siamo diversi, noi siamo speciali", mi sussurrava nelle notti insonni, quando la mascella mi doleva tanto che non riuscivo a dormire.
L'insediamento del resto era un sogno fatto di ragnatele e panni stesi, luci di lampade e maxischermi sospesi su orti urbani, stalle e piazze coperte.
Ora che il cilindro gli permetteva di controllare il mio corpo alla mia coscienza non restava altro che osservarlo in una sorta di curiosa visuale in terza persona sperando che gli stivali a gravità ridotta funzionassero veramente altrimenti sarebbero state mie le gambe che si sarebbero fratturate.
Mentre lo osservavo, vigile e attento, pendere al di fuori della finestra della mia casa, sospeso su nove piani di appartamenti, mi domandai se anche il Grillo avesse passato tutta la vita così, guardandomi vivere da fuori, impossibilitato a fare alcunché se non osservare, sentire, pensare.Sugli schermi il conto alla rovescia raggiunse lo zero ed il faccione di Munillipo comparve in filo diffusione in ogni angolo della colonia.
"Concittadini! Coloni! Qui è il vostro presidente che vi parla, la colonia ha conosciuto un altro giorno di gioia, gloria e prosperità".
Il Grillo balzò in quel momento, spingendosi nel vuoto leggiadro, sospinto dall'eccezionale forza degli stivali prima verso l'alto e poi verso il basso, fino a precipitare tra i pannelli fotovoltaici di una palazzina a più di quindici metri di distanza.
"Anche oggi la disoccupazione è scesa al 56 percento mentre abbiamo un calo sostanziale delle infezioni da Idroxite pari al 24,63 per cento! I nostri tecnici stanno studiando nuove cure e nuovi vaccini, attendete, concittadini, il vostro Munillipo è qui per pensare a voi."
La spinta degli stivali era incredibile, capace di rendere il Grillo veloce e leggero in una maniera che, con i miei soli muscoli, non ero mai riuscito a raggiungere. Ogni salto, ogni scivolata, ogni spinta, ogni singolo movimento era rapido, armonico, preciso al decimo di millimetro.
"I miei interessi sono i vostri interessi. La salute della colonia è il mio impegno più grande".
Mentre tutta la colonia osservava il volto del capo del Cpl nessuno poteva immaginare che direttamente sulle loro teste un gigantesco grillo umanoide correva verso l'alto profilo delle Torri tentando la più estrema delle evasioni.
Tuttavia il Grillo non sembrava così convinto della sua direzione, lo vedevo spesso volgere il volto verso uno dei grandi schermi, esitare prima di determinati salti.
"Non permetterò che nessuno ci tolga i nostri privilegi, che nessuno violi il nostro modo di vivere, ve lo prometto".
Benché a me non importasse, il Grillo si era più volte dimostrato visibilmente interessato al Cpl, a Munillipo e a tutta quella retorica psicopolitica che tanto appassionava addetti ai lavori come Malaeva. Per un attimo temetti, ora che poteva vivere in diretta un discorso del capo del Partito, che dimenticasse il nostro patto cambiando strada, magari deviando verso il Palazzo dei Lavoratori o portandomi in centro.All'inizio mi faceva paura. Lo sentivo scivolarmi sulle spalle, la notte, con le sue zampette rumorose e i ticchettii sinistri della mascella, ma ben presto divenne una presenza familiare, quasi una consolazione in certe notti, la consolazione di non essere solo, di non esserlo mai più.
Poco a poco iniziai anche a sentire la sua voce, dapprima distante, distorta, così aliena che faticavo ad interpretarla.
Secondo mia madre era solo una presenza nella mia testa, qualcosa che lei mi avrebbe tolto per forza di cose.
"Tu sei troppo strano per uscire con gli altri", mi diceva, sbarrandomi in camera come un carcerato.
Il Grillo a quel punto mi suggerì delle cose, dei piccoli accessori. Così creai una sorta di protocilindro, poco più che un cerchietto da mettere in testa e fu grazie a ciò se mi insegnò ad evadere dalla finestra, soprattutto in piena notte o quando sapevo che mia madre era a lavoro.
Per me quei momenti erano fondamentali, erano l'unico vero sprazzo di divertimento in una vita fatta solo di tenebra e reclusione.
Ben presto divenimmo i padroni dei tetti e non c'era parte del vot che non potessimo raggiungere o osservare dall'alto della nostra posizione privilegiata.
Avevo dato al Grillo modo di prendere forma nel mio mondo, di colmare le mie paure.
Non immaginavo che si sarebbe trasformata in una dipendenza.
Il Grillo sfoggiava un coraggio che io non conoscevo, meccanismi e metabolismi mentali praticamente perfetti. Era me ma in una maniera in cui io non sarei mai potuto essere.
Il Grillo intanto si era fermato e guardava il profilo di Munllipo sfoggiare il suo sorriso da piranha sul grande schermo 24, il più grande all'interno dei Vot. Si aggiustò il cilindro: era irritato, profondamente irritato e, benché a me dell'insediamento non importasse nulla per lui doveva trattarsi di una qualche questione fondamentale.
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Cybervert
Science FictionUn viaggio in un mondo in esaurimento, in una società spaccata tra esseri umani e automi, nelle perversioni di un uomo attratto dalle macchine.