L'uomo spinse la porta trascinandomi per il braccio in quello che percepii essere un locale grande, luminoso e affollato. Perché non vedessi la strada fatta per arrivare lì, il mio giovane carceriere mi aveva bendato gli occhi trascinandomi in giro per un buon quarto d'ora prima di giungere finalmente alla destinazione.
"Avete girato a vuoto" mi sussurrò il Grillo, "siete esattamente al punto di partenza".
- Medinda, Guyro, Aankok, ho trovato questo stronzo che gironzolava in zona - sbraitò, non appena chiusa la porta alle sue spalle.
- Bella mossa chiamare il tuo capo per nome dopo avermi fatto girare a vuoto un quarto d'ora - commentai.
- Stai zitto tu! - esclamò, calciandomi su uno stinco.
Risi, nel dolore.
- Questo non è un ficcanaso, pezzo d'idiota - mormorò Medinda, chinandosi su di me per togliermi la benda.
Il rustico capo del Sindacato mi aiutò a rimettermi in piedi in una sinfonia di scuse e di suppliche infinita.
- Mali è nuovo, non sa' ancora chi aveva di fronte - disse Aankok, - ma se fossi stata io di guardia te ne avrei date anche di più.
- Smettila di fare la ragazzina acida, non siamo qui per ascoltare le tue battutine sarcastiche, non in questo momento - la sgridò Guyro.
"L'ambiente non è cambiato così tanto" commentò il Grillo.
- In ogni caso come guardiano non è il massimo considerabile l'incredibile stupidità che lo ha contraddistinto - commentai, rivolto a Mali che mi restituì uno sguardo rabbioso.
Proseguii con lo sguardo, ignorando il battibecco che si stava scatenando tra i tre personaggi per studiare meglio i macchinari che il mio compagno di viaggio gli aveva insegnato a costruire. Decoder radio, antenne a corto raggio, apparecchiature da intercettazione.
- Gli hai anche insegnato a costruire un generatore a fissione fredda? - mormorai.
"Avevano bisogno di energia e mi sembrava una buona soluzione"
Feci per vomitare qualche insulto sul Grillo quando Medinda zittì tutto per volgersi verso di me.
- Basta battibecchi, non davanti al Grillo - disse. - Scusaci ancora per l'accoglienza, eravamo nel panico senza di te.
- E siete ancora nel panico, questi macchinari sono spazzatura e da come avete isolato quel palladio io fossi in voi mi aspetterei di non concludere la vita durante una serena vecchiaia - commentai.
- Non siamo abili come te, abbiamo fatto ciò che potevam...
- Ciò che potevate non significa lavorare col culo e non comprende anche rendermi il pagliaccio dell'insediamento? Ho costruito questo costume per poter passare inosservato in alto, ora in alto è il posto che guardano tutti quando girano per strada.
- Noi volevamo creare un simbolo e ci siamo riusciti, ora tutti nell'insediamento ti conoscono e sanno che quella di Munillipo è solo propaganda - disse Guyro.
- I simboli si creano dopo le rivoluzioni, non si pianificano. Ora metà della gente pensa che io sia chissà quale grande eroe o va in giro a fare porcate vestito da me mentre l'altra metà pensa che sia un depravato sovversivo che mira all'estinzione della colonia. Del resto come sorprendersi se la pensano così con il disastro che avete fatto alla torre radio.
Guyro e Medinda abbassarono lo sguardo, solo Aankok mi lanciò uno sguardo pieno d'odio.
- Se ci fossi stato tu a quest'ora... - ringhiò.
- Se ci fossi stato io a quest'ora la torre radio sarebbe ancora al suo posto e Munillipo non avrebbe ragione quando vi chiama terroristi e assassini. Avete idea di quante persone state ammazzando con la vostra stupida mania di far saltare le cose a caso?
- La torre radio non è una cosa a caso, la torre radio è... - provò a ribattere la ragazza.
- Taci Aankok - la interruppe Medinda, - il Grillo ha ragione, è stato un errore, non avremmo mai dovuto tentare di sabotare la torre radio. E' stata una cosa stupida che ci è costata anche troppi uomini.
- Stupida e inutile - confermò Guyro.
- E' lì che hanno preso uno dei vostri? - domandai.
- Malak, il mio secondo, è lui che Munillipo cerca di far passare per te, ma in realtà lo starà interrogando per arrivare a noi.
- E rimanete ancora qui nonostante questo? - domandai.
- Dove dovremmo andare, non ci sono tanti posti in cui nascondersi in questo buco di insediamento - disse Aankok.
- Teniamo sotto controllo tutte le frequenze via cavo che partono dalla sede del governo, se dovessero mettersi sulle nostre tracce abbiamo già messo a punto un piano per scappare indisturbati - disse Guyro.
- Le fondamenta del sotterraneo sono minate, quindi in un attimo...
- La vostra è proprio un'ossessione - dissi, maledendo dentro di me il Grillo, che tutta quella roba l'aveva preparata di suo pugno.
Attorno a noi si stava raggruppando una discreta folla, donne e uomini, per lo più giovani, che dovevano essere appena entrati nei ranghi del Sindacato, volti nuovi che neanche il Grillo conosceva.
- Se volete veramente che io faccia ancora qualcosa per voi dovete cambiare, deve cambiare il vostro atteggiamento, deve cambiare la vostra visione di questa cosa, deve cambiare tutto, la rivoluzione non la possono fare un branco di idioti.
- Branco di idioti? - si intromise Mali, rimasto in silenzio tutto il tempo. - Ma come si permette questo di venire qui e giudicare la nostra battaglia, noi ci battiamo per la libertà.
Un esile coro di approvazione arrivò dalle sue spalle.
- Come vi piace riempirvi la bocca di quella parola, eppure fino ad adesso cosa avete fatto? Siete andati a zonzo a sparare e a dar fuoco all'insediamento per sfogare i vostri bollenti spiriti. Quante persone sono morte per le vostre cazzate? Ci hai pensato? E quante ancora ne moriranno prima che nel tuo piccolo cranio di rivoluzionario perverso arrivi l'ombra di un'idea intelligente. Io vi ho fornito i progetti per tutto quello che vi circonda sempre io posso impedire che finiate inceneriti mentre giocate alla rivoluzione o che quel generatore vi riempia di radiazioni fino alla decima generazione, quindi ora prendo io il timone, le cose si fanno come dico io e quando lo dico io - mi volsi, stavolta rivolto a Medinda. - E si ritorna ai vecchi compromessi, si attacca Munillipo e la sede del bipartito, come era negli accordi iniziali, basta morti a caso e basta coinvolgere la popolazione in questa cosa. Se vogliamo prendere il potere lo dobbiamo fare versando meno sangue possibile.
- Non si può prendere il potere senza sangue - rispose Aankok.
- E allora lo prenderete senza di me - risposi.
- Diamoci una calmata - interruppe Medinda, - questo incontro non sta andando come dovrebbe andare. Aankok, il Grillo ha ragione, non possiamo fare troppe vittime e tu Grillo, non puoi veramente credere in una rivoluzione pacifica, sai benissimo che ci saranno delle vittime.
- Non se attacchiamo il campidoglio direttamente - risposi.
Tutti tacquero.
- Che c'è? Erano i nostri accordi fin dall'inizio.
- Sì ma è una follia, anche con tutto il nostro miglior equipaggiamento quelle mura sono coperte di filo spinato, ci sono torrette armate ad ogni angolo e gli agenti scelti del Ministero. Noi a confronto siamo quattro scappati di casa.
- Non dobbiamo necessariamente superare le mura dall'alto se possiamo farlo dal basso.
- Aspetta, che cosa vuoi dire? - domandò Medinda.
Mi diressi verso un grosso tavolino centrale su cui si vedevano spessi volumi, mappe, planimetrie e altre topografie di vario genere.
- Queste sono tutte le carte che avete? - domandai.
- Sì, tutto quello che siamo riusciti a procurarci.
- Datemi un foglio pulito - dissi, cercando una piantina dell'intero insediamento.
"Cosa vuoi fare?" domandò il Grillo.
Stesi il foglio di carta stropicciata accanto alla piantina ed iniziai a stendere linee e curve, ricopiai il contorno dell'Insediamento poi, al suo interno, iniziai a riprodurre la serie di condotti sotterranei che avevo visto sulla piantina rovinata che avevo rinvenuto a Ojern. Avevo visto quella piantina solo per pochi istanti ma era come se mi fosse rimasta impressa nella mente in maniera indelebile, una volta terminata la piantina che avevo visto iniziai ad ipotizzare i percorsi dei condotti che mi mancavano e notai che erano speculari così come speculari era la suddivisione dei quartieri all'interno dell'insediamento. Me ne accorgevo solo ora che l'insediamento era una struttura così complessa e così ordinata, simile alla struttura di una cellula per ordine e funzioni. Ogni quartiere era posizionato in modo da massimizzarne l'efficienza, da vivere in simbiosi con quello accanto, da favorirne gli scambi. Solo il depuratore era situato fuori dalle Torri, ma perché? Perché piazzarlo fuori? Cercai di immaginare che un tempo fosse all'interno delle mura, di fatto in alcune di quelle piantine non esisteva il depuratore, ma non riuscivo a vedere uno spazio per inserirvelo, la colonia del resto era rimasta fedele al suo progetto originale, simile in tutto e per tutto ad Ojern e ai migliaia di altri insediamenti morti sparsi là fuori.
"Neanche Ojern aveva il depuratore" mi fece notare il Grillo, seguendo il mio flusso di pensieri.
- Che cosa stai facendo, si può sapere? - domandò Medinda, riportandomi alla realtà.
Mi scossi, rovistando tra le carte mi ero perso nei miei pensieri ma ero ugualmente riuscito a riprodurre l'intera rete di condotti visti a Ojern completando addirittura la mappa. Del resto non era difficile intuirne il disegno, tanto era regolare. I condotti sotterranei sembravano collegare tutti i quartieri e tutti gli edifici chiave compresi ovviamente quelli del campidoglio, cancellati da tutte le mappe già alla fondazione dell'insediamento.
- Questi condotti devono trovarsi sotto l'insediamento, possiamo usare questi per muoverci - dissi.
- Aspetta, come fai a saperlo? - domandò Guyro.
- Non ho passato un mese a girarmi i pollici, sono stato lontano e dove sono stato c'erano più informazioni sul nostro insediamento di quante non ce ne siano qui. Ora dovete solo fidarvi e aiutarmi a cercare qualcuno degli ingressi per questi condotti.
I membri del Sindacato che mi circondavano guardarono il disegno da me fatto e la mappa dell'insediamento, lì accanto.
- Forse io so' qualcosa - disse Mali, - forse qui c'è un vecchio edificio in cui andavo a giocare sempre da bambino, ricordo che era abbandonato e che mia madre mi diceva sempre di non frequentarlo per via di un profondo pozzo inquietante - continuò, indicando un punto nella zona occidentale dei Vot dove un punto, sulla mia mappa, indicava un qualche luogo di interesse, - ora che ci penso dovrebbe essere proprio in prossimità di questo punto.
- Direi che abbiamo un inizio, ma non basta, io e Mali andremo a vedere questo edificio domani notte, voi tracopiate questa mappa e fate indagini approfondite, ci devono essere più punti di ingresso, dobbiamo trovarne il più possibile.
Tutti si guardarono tra di loro, forse poco convinti della mia idea o dell'esistenza di questa rete sotterranea.
- D'ora in poi chi non è impiegato nell'attività di controspionaggio si dedicherà a questa missione, chiaro? - domandò Medinda, forse fiutando la stessa indecisione.
L'ordine di Medinda forse diede concretezza alle mie parole dato che tutti si misero sull'attenti rispondendo in maniera affermativa.
Guardai quegli uomini e quelle donne, quei volti pervasi dalla fedeltà alla propria causa e un po', di nuovo, mi sentii in colpa per il fatto di doverli usare. O forse anche quello era solo uno dei tanti sentimenti del Grillo che si mescolavano ai miei.
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Cybervert
Fiksi IlmiahUn viaggio in un mondo in esaurimento, in una società spaccata tra esseri umani e automi, nelle perversioni di un uomo attratto dalle macchine.