Naftalia

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Lei era lucida e bellissima, mi fissava con occhi di marmo a pochi passi da me, tra fila e fila di corpi disordinati al centro della Pista. La colpiva la luce viola, sul viso, facendo brillare oltremodo il nero dei suoi capelli.
- Ciao – mi ripetè, sulla medesima onda radio.
"Ciao" rispose il Grillo, intuendo il mio disagio.
- Hai un cappello curioso – rispose.
"Sono il Grillo"si presentò.
- Il Grillo? Che cos'è?
"Un insetto"
- Un insetto... che cosa strana. Dove l'hai trovato un nome così complicato?
Aspettai che il Grillo rispondesse siccome neppure io sapevo che il grillo fosse un insetto, ma il cilindro tacque.
- In realtà non lo so nemmeno io - risposi.
Fece un paio di passi nella mia direzione.
- Come mai sei qui?
- Volevo vedervi - dissi, - vedervi da vicino.
Si avvicinò ancora a me, mi prese delicatamente per la giacca e cercò di guardare sotto i miei occhiali. 
- Quindi non hai paura che ti smembriamo o cosa dice Munillipo che facciamo con gli esseri umani. 
- In realtà non ascolto molto quello che dice Munillipo. 
- Come siete curiosi voi esseri viventi, vi basta scegliere per non ascoltare qualcuno. 
- Non hai mai visto un essere umano da vicino? - domandai.
- Non sei il primo pervertito che viene a curiosare da queste parti, se è questo che intendi. 
Rimasi interdetto. Quindi c'erano altri come me alla Colonia.
- Che c'è, sei sorpreso?
- Un po'.
- Lo siete sempre tutti - trasmise, come se stesse ridacchiando. - Tuttavia tu sei il primo ad avere una cosa del genere - disse, allungando una mano verso il cilindro.
La fermai e lei non oppose alcuna resistenza.
- è molto delicato - dissi.
- Ti chiedo scusa allora - rispose lei, ritraendosi.
- No, scusami tu, non vorrei...
- Vuoi che andiamo da qualche parte? - mi interruppe.
Ero sorpreso ed eccitato allo stesso tempo, un incontro così non l'avrei immaginato neanche nelle mie migliori fantasie.
Lei mi prese per la mano portandomi in quel fluire di corpi meccanici come fuggendo da una foresta delle fiabe.
In pochi istanti eravamo nel pieno delle tenebre della bidonville, in un intrico di incroci e vicoli fangosi tra capanne di lamiera arrugginita, fatiscente. 
Ci fermammo solo una volta arrivati di fronte ad un edificio, anonimo come tutti gli altri, ma che lei mi indicò essere casa sua. 
Mi invitò in uno stanzino spoglio, facendomi accomodare su di un vecchio materasso sfatto e sporco mentre lei si affaccendava ad accendere alcune candele, a illuminare gli scarsi mobili in legno grezzo, uno specchio e un armadietto in metallo arrugginito. 
- Tu sei uno che ci preferisce nudi, vero - disse, stavolta usando la sua voce. 
- Onestamente non... - provai a dire, ma non riuscii a terminare la frase, l'emozione era troppa e l'eccitazione mi impediva di essere lucido.
Tirò fuori un paio di guanti rosa, li connesse alle sue mani meccaniche e in pochi istanti aveva dita calde e umane come le mie.
- Anche io voglio provare qualcosa, non ti sembra giusto? - mi disse, mettendosi a cavalcioni sopra di me.
Feci solo un cenno affermativo con la testa mentre le sue mani, calde e morbide, mi esploravano i contorni del volto, soffermandosi sul ruvido della barba, sul calore delle mie guance. 
La imitai, allungando mani tremanti verso la superficie lucida, liscia e fredda del suo collo planando sulla linea perfetta della sua mascella e delle sue guance incavate. 
Non vi era emozione nel suo sguardo o nella sua voce, eppure ciò che stavamo facendo piaceva anche a lei, ne ero sicuro. 
- Questo non è un posto per creature come voi, per esseri viventi, lo sai vero? - mi domandò, avvicinando le labbra meccaniche alle mie. 
- Non ho paura.
- Mi basterebbe un piccolo movimento della mano per spezzarti il collo, per terminare la tua vita, neanche questo ti fa paura?
- So' di essere fragile, ma non mi importa. Conoscevo i rischi.
- I rischi li conoscete sempre tutti, solo che ve ne accorgete sempre tardi. 
- È una scelta. 
- Voi umani e le vostre scelte - disse, baciandomi. 
Sentii il freddo delle sue labbra premere contro le mie e un brivido di piacere mi pervase. Era vero, lei era più forte, poteva sottomettermi in tutti i modi possibili e immaginabili, poteva arrivare ad uccidermi, forse per questo la cosa mi eccitava così tanto. 

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