Morte di un investigatore

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Anticipate da un debole tremolio le luci si spensero all'unisono lasciando l'intero edificio al buio per qualche istante poi, con un secondo sfarfallio, le luci ausiliarie si accesero illuminando i corridoi di una luce bassa e azzurrina. 
- Ci siamo! - esclamò il Grillo. 
- Perfetto, avevo quasi finito i proiettili! - rispose Medinda, facendo saltare via il caricatore dall'arma fumante per sostituirlo. - Questi maledetti non mollano! - 
- E non lo faranno mai - rispose il Grillo, prendendo a bastonate la consolle a cui aveva appena finito di lavorare. - Così non riattiveranno tutto per un bel po' di tempo - commentò, ammirando il suo lavoro di distruzione.
Medinda chiuse la porta che stava sorvegliando e la bloccò spostando un paio di macchinari. 
- Torniamo nei condotti di areazione? - disse, volgendosi verso il Grillo. 
- Vai - rispose lui, ancora impegnato a distruggere le attrezzature, - ti raggiungo appena ho finito qui. 
Medinda si avvicinò alle aperture sul soffitto, al centro della stanza, iniziando goffamente a risalire mentre il Grillo, come ultimo tocco, lanciava un altro paio di granate a gas nell'ambiente, giusto per creare ulteriore confusione. 

Scomparsi nei condotti di areazione, i due proseguirono verso il basso nascosti tra le mura del  campidoglio. Ora che il combattimento imperversava anche all'esterno dell'edificio, all'interno erano rimaste solo le poche squadre di sorveglianza impegnate nella loro caccia: pochi uomini per uno spazio così grande così, appena fu possibile, Medinda e il Grillo uscirono dai condotti d'areazione per poter proseguire più agevolmente nei corridoi dell'edificio. 
- Sarebbe il momento ideale per travestirci e confonderci in mezzo agli agenti. 
- Impossibile - disse la Testa, - gli spogliatoi delle guardie si trovano al primo piano. 
- Maledizione, che sfortuna! - esclamò il rivoluzionario. 
- Non ti lamentare, è andato tutto liscio fino ad ora e ci mancano solo quattro piani per arrivare al senato, se tutto continua così avremo preso Munillipo entro un'ora al massimo. 
Uno scalpiccio alle loro spalle annunciò al Grillo che aveva parlato troppo presto. 
- Fermi dove siete, maledetti sovversivi! - esclamò una voce alle nostre spalle. 
Tre uomini ci avevano raggiunto ed ora ci puntavano le armi addosso. 
- Hai parlato troppo presto! - esclamò Medinda, sollevando il fucile. 
"Obasi" pensai, riconoscendo la figura dell'uomo tra i tre agenti. 
- Arrendetevi e non vi sarà fatto alcun male - tuonò di nuovo, uno degli uomini, ma prima ancora che potesse finire la frase la pistola spianata di Obasi gli si poggiò alla tempia e fece fuoco. 
- Ispettore Obasi! - esclamò il terzo agente. 
- Taci Imbasi, se non vuoi fare la stessa fine - disse l'investigatore, rimettendo la pistola nella fondina poi, volgendosi verso di noi, prese a fare qualche passo in avanti dicendo: - Sapevo che era lei, l'ho saputo fin dalla nostra ultima chiacchierata che sarebbe arrivato fin qui. 
Il Grillo fece cenno a Medinda di abbassare il fucile e anche lui andò incontro all'amichevole espressione dell'ispettore. 
- Quindi non ha intenzione di fermarci? - domandò il Grillo. 
- E come potrei dopo tutto ciò che mi ha detto, anche io ora voglio scoprire la verit... - ma quella frase rimase sospesa nel vuoto, risucchiata da una forza impetuosa, come un vento, un vento cromato. 
L'agente appena abbattuto aveva afferrato Obasi per la testa con una mano enorme, robotica, scaraventandolo alle spalle come si trattasse di una marionetta. 
- Un Modello! - esclamò Medinda, tornando ad impugnare l'arma. 
- Un Modello Militare - commentò il Grillo. 
L'agente aveva esposto la sua vera forma, ampliando i muscoli sintetici a tal punto che aveva spaccato la sua copertura in biocute diventando un sinistro mutante metallico, una creatura vomitata dai tecnologici abissi dell'inferno.
- Cosa...? - balbettava il giovane agente, caduto a terra per la sorpresa. 
- Agente Imbasi, si diriga immediatamente a fare rapporto al primo superiore disponibile, dica che gli ostili sono in questo settore, che vengano immediatamente inviati rinforzi - disse il Modello. 
L'agente Imbasi girò sui tacchi senza esitazione, scomparendo oltre il corridoio per addentrarsi nella struttura. 
- Merda! - ringhiò Medinda.  
- Attendo! - esclamò il Grillo.
Appena scomparso Imbasi, il Modello si lanciò in avanti a una velocità tale che sembrò scomparire e fu solo per miracolo se il Grillo riuscì a spingere Medinda via prima che l'essere gli si scaraventasse addosso con tutta la sua potenza. 
- Medinda, insegui il ragazzo, devi fermarlo prima che chiami rinforzi, questo lo trattengo io - disse, srotolando la frusta. 
Medinda si lanciò all'inseguimento approfittando della copertura del Grillo, il quale si frapponeva tra di lui e il Modello. 
- Sei tu quello che ha staccato un braccio al modello WR? - domandò. 
- Sì, sono io - rispose il Grillo. - Vuoi dirmi che ora hai intenzione di vendicarti?
- No, era solo per avere un'identificazione completa del nemico, in ogni caso non sarà un problema - rispose, mentre la parte posteriore delle sue gambe e braccia si aprivano lentamente. 
"Propulsori? In uno spazio così piccolo?" pensai, ma il Grillo non riusciva ad ascoltarmi. Del resto il Vuoto Antistante, il crocevia nel quale noi due potevamo incontrarvi, sembrava esserci trasformato in quel viscido mare di melma scura, un mare pronto a soffocarmi ogniqualvolta mi distraevo da ciò che vedevo oramai con la mia mente. 
- Propulsori - ringhiò il Grillo, con qualche secondo di scarto.
- Propulsori - confermò il modello, riempiendo il corridoio di fiamme azzurre in una formidabile spinta in avanti. 
"Spostati" urlai, con tutta la disperazione dei miei pensieri, ma il Grillo non si mosse di un millimetro, anzi rimase immobile sul posto, la frusta in mano e lo sguardo fisso sull'avversario. 
All'improvviso mi sembrò di vedere tutto al rallentatore: il modello, che con le fiamme alle spalle si lanciava come un proiettile lungo il corridoio, il Grillo che sollevava il bastone liberandolo in avanti sotto forma di frusta, poi l'impatto, un impatto sonico tra la punta della frusta ed il corpo del Modello, trapassato dall'arma come fosse carta velina. 
In realtà fu la propulsione stessa del modello a distruggerlo, dividendolo in due metà che sbatterono contro le pareti del corridoio producendo altre fiamme e devastazione. 
Il Grillo si chinò, durante il passaggio di quello che oramai era diventato uno stormo di detriti metallici e fu solo grazie al nuovo tessuto del costume che poté superare indenne quell'impatto. 
- Sorprendente, ha funzionato - ridacchiò il Grillo, guardandosi attorno. - Comunque riesco a sentirti, inutile che ti agiti tanto. 
"Stai scherzando? E perché non me lo hai detto subito?" risposi. 
- Perché non eri lucido per stare al comando, le tue manie hanno preso il sopravvento e per poco non abbiamo rischiato di morire...
"Tu hai rischiato di morire, sia benissimo che avrebbe resettato te e non me".
- Non sappiamo di preciso cosa facciano là dentro e se veramente pensi che io sia stato frutto di ciò che ha fatto la Madre allora dovresti anche spiegarmi perché gli altri non hanno un Grillo come lo hai tu - rispose. 
"E chi ti dice che non lo abbiano?"
Il Grillo guardò verso il corpo di Obasi. 
- Perché altrimenti lui non si sarebbe fatto sorprendere - disse, avvicinandosi al corpo. 
Obasi respirava ancora ma aveva il collo e molte ossa spezzate, probabilmente anche lesioni interne e traumi tali che non gli avrebbero concesso più che una manciata di minuti su questa terra. 
- Merda, mi sono fatto fregare come un pivello - mormorò, quando il Grillo fu su di lui. 
- Non avresti dovuto sparagli Obasi - rispose il Grillo, mettendogli una mano sul petto. 
- Lo so, non ho più l'età per fare la rivoluzione ma dopo tutto ciò che mi ha detto io... io non potevo fare finta di niente. Ho fatto delle indagini, sa? Molte indagini - disse, allungando una mano alla tasca interna dell'impermeabile, - anche io volevo sapere di più su Munillipo e Medinda, anche io volevo vedere le cose che ha visto lei, così ho scoperto che esiste un modo per raggiungere gli appartamenti di Munillipo passando attraverso vecchi condotti utilizzati dai bot di manutenzione. Non sono molto spaziosi, ma abbastanza grandi per far passare un essere umano a gattoni - concluse, mettendo il suo taccuino nelle mani del Grillo. 
- Non avreste dovuto correre tutti questi rischi lo stesso, sapevi che lo avrei fatto io. 
- Sì, ma a che prezzo? La gente sta combattendo fuori di qui, molti moriranno e l'insediamento... l'insediamento... l'insedia... - sussultò, spegnendosi. 
Il Grillo rimase qualche istante in silenzio, componendo il corpo e chiudendogli gli occhi.
- Riposa Obasi, hai fatto anche troppo per questo insediamento - disse il Grillo, alzandosi in piedi.
- Direi che da qui in avanti puoi condurre tu - continuò il Grillo, stavolta rivolto a me. 
- Oh, lo pensi veramente? - risposi, tornato all'interno del mio corpo. 
- Rimane il decidere cosa farne di Medinda - riprese il Grillo, attraverso la testa di Guyro. 
Ma prima che potessi formulare qualsiasi risposta eccolo tornare trafelato. 
- Allora, hai fatto tutto? - domandai, chinandomi a terra per raccogliere la pistola di Obasi. 
- Stai scherzando? Mi ha seminato ovviamente - ansimò Medinda, era a un passo dall'infarto. 
Risi. 
- Mi sorprende che tu non gli abbia sparato alle gambe.
- Ci ho pensato - borbottò, - ma era un ragazzino, non sono una bestia. Lui invece? - domandò, indicando con il mento il corpo di Medinda. 
- Non ce l'ha fatta... - mormorai.
- Povero bastardo. Chissà cosa gli è scattato per sparare contro quel bestione.-- 
- Non sapeva neppure di essere circondato da Modelli, nessuno ne sa niente. Voleva solo partecipare anche lui a questa nottata, voleva anche lui sapere la verità - dissi, - però ci è stato utile, ci ha lasciato questo - cambiai discorso, mostrandogli il taccuino che conteneva una piccola chiave argentata a forma di croce. 
- Una chiave di manutenzione? 
- Un passaggio sicuro per le stanze di Munillipo, il nostro passaggio sicuro per le stanze di Munillipo. Tra poche ore, amico mio, ci affacceremo sull'insediamento per portare fine a tutto. 

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