19 - Le lacrime di Bellatrix Lestrange

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"Smettila, non ne vale la pena" disse Rodolphus mentre sua moglie fissava il muro sussurrando Maledizioni di ogni genere. Era da tutto il tempo che le chiedeva di tacere, di lasciar perdere e di pensare a riposarsi. Ma entrambi facevano fatica a superare quelle lunghe giornate. Proprio quel giorno era il primo giorno di vacanze da scuola, e loro questa volta non lo avrebbero passato con loro figlio. Non era giusto: loro non dovevano essere lì, avrebbero dovuto essere a casa, in giardino a insegnare a loro figlio nuovi incantesimi, a chiedergli della scuola, a passare le serate accoccolati sul grande divano davanti al camino come una famiglia. Invece no. Loro erano ad Azkaban e Antheo era lontano da loro.

"Bellatrix ho detto basta, è inutile" Rodolphus si girò per ottenere più ascolto dalla moglie.

"Non mi importa" disse lei "Devo tornare da lui, ha bisogno di me"

"Non puoi fare niente, puoi solo aspettare, verrà qui e ci libererà"

"Rodolphus non parlo del nostro Signore!" Si girò Bellatrix, aveva la voce tremante, quasi disperata, il marito non l'aveva mai vista in quello stato. Non ci mise molto a capire che Bellatrix si riferiva all'unica persona che amava veramente, sopra ogni cosa.

"Lui è forte, di sicuro sta bene" disse con voce più calma, sapendo che stava parlando di suo figlio e che lo conosceva bene. Da quando erano stati arrestati, e da quando avevano visto gli effetti del processo su Antheo, la mente di Bellatrix aveva iniziato a vacillare, come se le mancasse qualcosa di più forte della fedeltà di Lord Voldemort. Il suo lato materno si esternava sempre di più facendole dubitare ogni giorno.

"E se così non fosse? Se non stesse affatto bene? Ora che non siamo lì con lui potrebbe avere tante difficoltà"

"Bellatrix che vuoi che ti dica? È andata così: sapevamo a cosa andavamo incontro e non possiamo farci niente"

"Non doveva andare così! Se solo gli Auror non ci avessero scoperto, avremmo finito il lavoro e saremmo tornati a casa, e al mattino dopo lo avrei riabbracciato! Invece ora..." si bloccò, non riusciva ad accettare quelle condizioni in cui erano entrambi costretti.

"Invece ora siamo qui ad Azkaban dopo che ci hanno condannati, non avremmo mai dovuto torturare quei due Auror"

"Dovevamo ritrovare l?Oscuro Signore, avevamo bisogno di lui!"

"Bellatrix ma ti ascolti?! Hai messo al primo posto il tuo dovere di Mangiamorte a quello di madre ed ora ne paghi le conseguenze! E chissà se quando usciremo da qui potremo mai rivederlo!"

La donna si girò distogliendo lo sguardo dal marito: Rodolphus aveva ragione, aveva perfettamente ragione. Ma lei aveva creduto che se avesse voluto pensare a lord Voldemort anche solo per una notte, non sarebbe successo niente. Se i Paciock avessero collaborato, adesso entrambe le famiglie sarebbero a casa ad abbracciare ognuna il proprio figlio. Invece si sono condannati da soli e con loro hanno condannato anche i Mangiamorte.

"Credi che sia arrabbiato con noi?" Disse poi rompendo il silenzio verso Rodolphus "Credi che non voglia più vederci?"

"Se pensi a queste cose, non lo conosci abbastanza" disse Rodolphus accennando un sorriso "Per tutto il tempo che abbiamo passato con lui, sei stata una brava madre, era sempre felice di vederti, non preoccuparti" poi si girò e quel sorriso che aveva si spense: vide il volto di sua moglie rigato di lacrime, lacrime calde di disperazione e di sconforto; lacrime di colpa per non essere accanto a suo figlio, all'unica persona che le voleva bene al cento per cento, che non aveva paura di lei.

"Bella..."

"Narcissa mi aveva promesso che lo avremo riavuto accanto, mi aveva promesso che saremmo tornati a casa tutti e tre insieme"

"Invece sei qui, insieme a tutta la feccia che popola queste celle!" una voce familiare fece assumere a entrambi una smorfia irritata e disgustata. Sirius si era affacciato alle sbarre guardadoli con un misto di dispiacere, divertimento e sarcasmo: "Non ti pare ironico? Volevi fare più di quanto ti era permesso, ora lo hai lasciato solo. Come ci si sente ad essere una madre lontana dal proprio figlio?"

"Black, finiscila! Non è il momento" Rodolphus si alzò e istintivamente abbracciò la moglie, e sorprendentemente lei ricambiò l'abbraccio. Era ridicolo quanto avesse da parlare Sirius dopo che lui per primo aveva abbandonato tutti scappando di casa, anche se la sua famiglia non gli aveva certo riservato il migliore dei trattamenti. Ma se ora veniva a fare la predica, era davvero ipocrita.

"Narcissa non può fare miracoli, almeno ci ha provato" disse ancora Rodolphus riportando la conversazione all'origine. Lui si era fidato di Narcissa e Lucius proprio come sua moglie, e anche se non erano riusciti ad ottenere uno sconto di pena, sapeva che almeno Antheo era al sicuro.

"Rodolphus... tu vuoi bene a nostro figlio?" chiese improvvisamente Bellatrix.

Quella domanda lo fece ritrarre: ma che domanda era?! Era ovvio che voleva bene a suo figlio! Lo aveva desiderato tanto!

"Ma certo! Lo metti forse in dubbio?"

"Sai che non ci siamo sposati perché ci amavamo, non sono certo la donna con cui volevi passare il resto della tua vita"

"Questo lo dici tu! In ogni caso io ho sempre desiderato poter insegnare a qualcuno, e Antheo ha coronato questo desiderio, lui è la cosa migliore che potesse capitarci" e le accarezzò il volto.
"Allora perché non ti vedo disperato come me? Perché non ti vedo debole?"

"Perché nostro figlio non vorrebbe vederci in questo stato, deboli, ma ci vorrebbe vedere forti come gli abbiamo sempre insegnato"

Abbassarono entrambi gli sguardi, fissavano il pavimento sporco e freddo, Bellatrix si era seduta e appoggiata al muro, soffocando i pochi singhiozzi che aveva. Odiava farsi vedere in quelle condizioni, ma era troppo tardi: Rodolphus era proprio lì davanti e l'aveva anche abbracciata. A un certo punto lui si mise a ridere: "Ti ricordi quella sera di Marzo? Antheo era piccolo piccolo, aveva due o tre anni; tua sorella era venuta a trovarci e tu non staccava la faccia dalle finestre"
"E che cosa c'entra adesso?" Chiese la donna senza capire il nesso tra la loro situazione e un ricordo di oltre dieci anni prima.

"Tu vidi una donna spintonare una povera orfana che chiedeva l'elemosina, ti sei messa ad urlare come una matta e hai spaventato tutti. Di solito rimanevi indifferente a certe visioni"

"Lo sai che sono cambiata molto in parte"

"Sì, la maternità forse ti ha fatto anche bene" poi si avvicinò a sua moglie, le prese dolcemente le spalle e le diede un bacio sulla fronte, lei sorrise appena e lo guardò negli occhi, vedendo in suo marito l'unica fonte di tranquillità.
"Rodolphus... rivoglio mio figlio"

"Appena usciremo da qui, lo cercheremo, te lo prometto"

L'erede Lestrange COMPLETATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora