We were staying in Paris

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-Rose, Rose, Rose svegliati- sento qualcuno scuotere il mio corpo, così spalanco gli occhi di colpo. Stella, la mia coinquilina italiana, è china su di me, che mi fissa con i grandi occhi neri spalancati.
-Che è successo, Caroline ha di nuovo dimenticato il frigo aperto?-
-No, c'è un ragazzo di sotto che chiede di te- alzo il busto, mentre lei inizia a scendere le scale.
-Non dirmi che è Jean Pierre, non so più in che lingua dirglielo, ed io ne conosco tre- la seguo. Da quando sono qui ho preso la cattiva abitudine di camminare scalza, nonostante il pavimento, alle volte, possa essere freddo.
-Chi è Jean Pierre?- arrivata all'ultimo scalino mi blocco. Mani in tasca, capelli biondi e spettinati, occhi azzurri, Daniel Manson è nel salone del mio appartamento a Parigi, con un borsone che ciondola dal braccio.
-Che...che ci fai tu qui?-
-Domani è il tuo compleanno, o sbaglio? Tra l'altro volevano venire anche i ragazzi, ma non si sono regolati con gli esami, perciò eccomi qui- non è passato molto da quando sono partita, meno di un mese e mezzo, eppure tutti loro mi mancano come se non li vedessi da una vita. –Sperò, però, che la sorpresa sia gradita, o sarebbe davvero imbarazzante- gli corro incontro e lo abbraccio. Lui mi stringe forte, come avrebbe dovuto fare il giorno in cui sono partita. –Era da febbraio che non ne ricevevo uno, mi erano mancati-
-Mi spiegate che cos'è tutto questo trambusto?- Caroline si sveglia, trascinando le sue stanche membra lungo il pavimento. –Oh oh, fustacchione in salone-
-E' Daniel, il mio ragazzo. Vi ricordate? Ve ne ho parlato tanto-
-Nelle foto aveva i capelli più corti- esclama Stella.
-E' vero. Che stai combinando? Non li hai mai avuti tanto lunghi- i crini dorati gli ricadono lungo le guance, arricciandosi proprio in punta.
-Che t'importa? E' un gran bel pezzo di manzo lo stesso. Certo che i vostri figli avranno un meraviglioso patrimonio genetico-
-Loro sono Stella e Caroline comunque. Stella è italiana e Caroline viene da Los Angeles-
-Puoi anche non presentarti, sappiamo già tutto di te-
-Carol!- la riprendo. –Vieni, ti faccio posare il borsone, sarai stanco morto-
-Molto a dir la verità-
-Puoi metterti a dormire se vuoi, tanto noi dobbiamo andare a fare la spesa e poi pulire-
-La nostra domenica inizia dalle due-tre del pomeriggio, anche perché dobbiamo sempre smaltire i postumi della sbornia-
-Carol-
-Che ho detto?-
-Andiamo su-
-Ci vediamo dopo allora- dice il ragazzo, sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi.
Salgo velocemente le scale. Non mi aspettavo che venisse, non mi aspettavo di rivederlo prima di settembre a dir la verità.
-E' assurdo che tu sia qui- esclamo, chiudendo la porta.
-Prima hai detto che sono il tuo ragazzo-
-Non mi risulta che ci siamo mai lasciati noi due, e te l'ho detto anche quando eravamo all'aeroporto-
-Ma non ne abbiamo più parlato- Daniel si avvicina alla finestra, affacciandosi. –Non rende proprio da FaceTime-
-E' davvero una città magica, non nel senso che pensi tu, parlo proprio di atmosfera-
-Me la ricordo anche io vedi-
-Quella settimana non abbiamo visto niente, fidati-
-Vuol dire che dovei farmi tu da Cicerone-
-Certo, ma prima dobbiamo fare la spesa e pulire casa, quindi se vuoi farti una doccia e dormire un po' puoi farlo senza problemi, noi ne avremo per circa un'ora, un'ora e mezza-
-Non sapevo che avessi parlato di me con loro-
-Ho parlato di tutti voi con loro, senza la storia dei poteri. Siete una parte di me, a prescindere dei migliaia di chilometri che ci sono tra di noi in questo momento-
-Sono contento di sentirti dire questo, ed ora mi chiudo in bagno, quella meravigliosa vasca da bagno mi chiama-
-Okay perfetto- si avvia verso il bagno, mentre io apro uno dei cassetti e prendo la tuta. –Ah Rose?-
-Dimmi-
-Chi è Jean Pierre?-
-Un ragazzo della Sorbone che ci prova spudoratamente con me, nonostante gli abbia ripetuto che sto con una persona da più di due anni. Pensa che, una volta, mi ha regalato cento rose-
-Pivello, io settecentotrentuno-
-Lo so-
-Beh puoi dirgli che è arrivato il tuo ragazzo dall'America, e ora vado davvero a lavarmi- sorride. Sono contenta di vederlo sereno, non mi aspettavo che fosse tanto calmo.
Mi cambio, piego il pigiama, prendo la borsa e scendo di nuovo sotto. La camera nel sottotetto sarà anche meravigliosa, ma le scale sono una tortura, specialmente quando sono ubriaca.
-Potevamo portarlo con noi- piagnucola Caroline. –E' più bello dal vivo che in foto, per quanto possa sembrare assurdo, visto che, anche in quel caso, fa la sua figura. E'...-
-...un dio greco?-
-Sì esatto. Quasi quasi la capisco quella stronza che si è messa in mezzo a voi due- Ellen, chissà cosa sta combinando. Lei e gli altri amici di Carter sono stati privati dei loro poteri e rispediti ad Harvard, mentre quest'ultimo è chiuso in un cella di massina sicurezza a San Francisco, non che io mi fidi troppo dell'operato del Consiglio, visti i precedenti.
-Andiamo a fare la spesa? Che dite?-

Afterglow(#Wattys2022)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora