CAPITOLO 26

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LOUIS POV

Ero sveglio già da qualche minuto ancora sdraiato nel letto, da solo. 

Sentivo Harry al piano di sotto armeggiare con chissà cosa e correre per casa, ma non volevo scendere, non ero pronto per questa giornata, non lo ero mai stato. 

Dopo circa mezz'ora mi alzai dirigendomi in bagno quasi strisciando, aprii la porta cercando di non far rumore, non volevo farmi sentire. 

Arrivai al lavabo e mi appoggiai con due mani su esso, era come se non riuscissi a reggermi in piedi da solo, come se non avessi forza, ed era così, ogni anno in questo giorno un po' della mia forza se ne andava con il ricordo di mia madre, che si faceva sempre più pesante sul mio cuore. 

Questo era l'unico giorno in cui ero diverso, in cui ero vulnerabile. 

Alzai lo sguardo osservando il mio riflesso nello specchio, ma non riuscii a guardarmi per più di mezzo secondo che un impulso di frantumare lo specchio con un pugno, mi attraversò. 

Mi spostai velocemente appoggiando la schiena sulla porta e strisciando verso il basso fino a sedermi. 

Rannicchiai le gambe al petto appoggiando le braccia su esse, chiusi gli occhi buttando in dietro il capo ed una lacrima scese dal mio occhio destro, scalfendo il mio viso. 

Mi odiavo così tanto ed odiavo mostrarmi debole, non lo facevo con nessuno, tanto meno Harry. 

Aprii gli occhi e mi guardai intorno, non potevo stare lì dentro per sempre, così mi alzai, mi asciugai la lacrima sul viso con la manica della felpa ed aprii la porta. 

Scesi le scale ritrovandomi nella zona openspace della casa, diedi un'occhiata in giro e vidi Harry alle prese con la cioccolata calda, in cucina. 

Andai a sedermi, con espressione neutra, in uno dei due posti apparecchiati senza dire niente. 

Harry si girò e per poco le due tazze che aveva in mano non gli caddero a terra, sembrava avesse visto un fantasma e questa cosa mi innervosì leggermente, ma feci finta di nulla continuando ad esaminarlo con il mio sguardo glaciale. 

Appoggiò le due tazze fumanti sul tavolo e notai subito la sua mano tremare mentre appoggiava una delle due davanti a me, poi si sedette ed iniziammo a mangiare. 

-Lou...- non risposi, alzai semplicemente gli occhi dal piatto, fulminandolo con lo sguardo e lui si zittì immediatamente continuando a mangiare. 

La giornata la passammo così, lui che provava a farmi stare meglio o semplicemente parlarmi, ed io che gli rivolgevo a malapena uno sguardo. 

Ora eravamo seduti distanti sul divano e stavamo guardando uno stupido programma che davano in tv. 

Sentivo Harry guardarmi ogni tanto, con uno sguardo triste, ed io lo ignoravo continuando a guardare il programma, a cui in realtà non prestavo minimamente attenzione. 

Sapevo che ci stava provando, sapevo che non era facile anche per lui, perché non sapeva come comportarsi e sapevo anche che io non dovevo comportarmi così, ma non ne potevo fare a meno. 

Dopo un po' il suo sguardo cominciò a bruciare sulla mia pelle, allora parlai -Cazzo smettila di fissarmi- gli ringhiai contro e lui spalancò gli occhi, da qui scesero due lacrime silenziose, che rigarono le sue bellissime guance, ma rimase immobile senza dire nulla. 

Per qualche secondo feci finta di nulla, ma non riuscivo a vederlo così, d'altro canto non ero nemmeno mentalmente stabile per poterlo stringere tra le mie braccia e dirgli che andava tutto bene, così feci la prima cosa che mi passò per la testa. 

Mi alzai prendendo le sigarette, i soldi ed indossando la giacca, lasciando apposta il telefono sul tavolino della sala ed avvicinandomi alla porta -Esco- dissi e senza aspettare una risposta o una reazione da Harry, che era ancora lì immobile, uscii sbattendo la porta. 

Cominciai a camminare senza meta per le strade di Londra, mi accesi una sigaretta ed iniziai a fumare, poi ne fumai un'altra e poi un'altra ancora, finché non mi resi conto di aver finito l'intero pacchetto. 

Non mi facevano per niente bene tutte quelle sigarette una dietro l'altra, ma almeno mi avevano calmato, o fumavo quelle o mi ubriacavo terribilmente, e non potevo fare anche questo ad Harry, non me lo sarei perdonato. 

Dopo circa sei ore passate fuori, avendo mangiato un panino per pranzo, decisi di tornare a casa, ma prima passai a prendere i tacos per cena, Harry li amava ed io dovevo scusarmi. 

Una volta arrivato al portone, suonai aspettando che Harry mi aprisse. 

Lo sentivo camminare a passo pesante verso la porta, tirando su con il naso, mi odiavo. 

Aprì la porta e mi fece entrare. 

-Sei tornato...- disse guardandomi, stava sorridendo, ma nel modo più forzato che io abbia mai visto. 

Nonostante io l'abbia trattato malissimo, lui oggi cercava comunque di non farmelo pesare. 

-Si... ho portato i tacos per cena, so che li ami, forse ora anche più di me- dissi un po' ironicamente e a lui partì una piccola risata genuina, ero felice che nonostante tutto, non c'è l'avesse più con me, anche se non me lo meritavo affatto. 

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, avvolgendolo tra le mie braccia -Scusa ricciolino- sussurrai -Non devi scusarti oggi, hai tutti i motivi per comportarti così...- rispose ed io mi staccai dall'abbraccio per poterlo baciare, non mi meritavo Harry. 

-Sai... le saresti piaciuto molto- dissi sorridendo, ed era vero, Harry era tre anni più piccolo di me, ma era un'anima buona, la dolcezza fatta persona, sarebbe piaciuto a chiunque. 

Lui a quelle parole scoppiò a piangere e mi sorrise -Mi dispiace così tanto Lou...- mi abbracciò di nuovo -Lo so piccolo, lo so...- dissi -Ora che ne dici di magiare, non vorrai che i tacos si raffreddino- continuai asciugandogli le lacrime con un sorriso leggermente tremante e lui annuì. 

Il resto della serata la passammo bene ed io ero felice che finalmente quella giornata fosse finita. 

Avevo compiuto diciannove anni ed era passato un altro anno dalla morte di mia madre, dalla morte del mio angelo.


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