3. Casa Walker

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POV's Alice

La casa di Becky è spaziosa con un bellissimo giardino. Il soggiorno è una finestra unica con un immenso divano; la cucina è ben attrezzata con un'isola al centro; la stanza più bella di sempre ha una vasca gigante e una doccia non da meno. "Allora, vai pure in bagno nel mentre vado a prenderti qualche abito pulito. Mio fratello non è in casa quindi puoi usare tranquillamente la sua camera. Domani mattina magari mi racconti che cosa ti ricordi, va bene?"

"Sì, signora - faccio il saluto militare - Ti ringrazio molto Becky. Lo so di essere ripetitiva ma riconosco che stai facendo molto per una sconosciuta e al momento non posso fare altro che essere grata"

"Ora vai a farti un lungo bagno perché tra un'ora arriva la pizza"

"Vado subito" e saltello verso il bagno.

Dopo che la vasca si è riempita, provo a entrare purtroppo esco saltando fuori dopo aver sfiorato l'acqua troppo calda: "Ahi! Ahi! Ahi! Accidentaccio! Quanto brucia!"

"Alice! Tutto bene?"

"Sì, sì. Ho scaldato troppo l'acqua"

"Okay" urla dall'altra parte della casa. Raffreddata l'acqua, ci riprovo e questa volta sospiro constatando di non finire come una patata lessa. Passo quarantacinque minuti a mollo e quando sento il campanello decido di uscire altrimenti la carne sulle dita potrebbe staccarsi. Sento un leggero tocco sulla porta e Becky che mi avvisa: "Aly! È arrivata la pizza! Ti ho preso un cambio e se vuoi ti posso dare anche qualche crema per la pelle" e di risposta spalanco la porta. Una Becky sorridente sguscia dentro e prende vari tubetti su una mensola. "Ecco qua. Ti aspetto di sotto". Annuisco e osservo tutti i tubetti che mi ha messo in braccio. Al seguito di un'attentissima selezione, decido di prendere la crema corpo alla ciliegia e me la spalmo su ogni centimetro per togliermi dalla testa l'odore rivoltante del cadavere. Becky mi ha portato una maglietta extra large - sicuramente del fratello - e dei pantaloncini - anche quelli di sua proprietà. Non sono una ragazza bassa, non raggiungo il metro e 70 però con quei abiti addosso mi sento come una formica. Arrivata di sotto, mi faccio guidare dalla scia del profumo stuzzicante della pizza.

"Che profumino! urlo dall'eccitazione.

"Mangia pure. Io ho già mangiato. Faccio solo alcune telefonate"

"D'accordo" dico con la bavetta all'angolo della bocca e mi fiondo sul cartone.

La pizza è una semplice margherita ma di dimensioni massime. Neanche cinque persone riuscirebbero a finirla! Con voga, inizio mangiando due fette tuttavia alla terza inizio a fare fatica. Alla sesta fetta, mi massaggio la pancia, molto soddisfatta. "Wow! Eri proprio affamata!"

"Già" sorrisi appagata.

"Ho avvisato mio fratello anche se dubito leggerà i messaggi. Sai il pilota dell'elicottero? È il mio migliore amico e domani passa a portarci le ciambelle"

"Sembrava gentile poi se porta le ciambelle è diventato il mio migliore amico"

"Adori mangiare, eh. Vuoi andare a letto o preferisci guardare un po' di TV?"

"Non credo che riuscirò molto a dormire perciò se non ti dispiace faccio un po' di zapping"

"Certo. Io vado a dormire. Se hai bisogno svegliami pure tanto ho il sonno leggero"

"Grazie buon riposo". Mi dirigo a passo di marcia verso il divano e mi scaravento sopra coprendomi con una coperta 'pelucheiosa' e accendo lo schermo, che come il resto della casa, ha dimensioni enormi. A quanto pare, il lavoro di difensore della legge paga bene.

Verso le 4 del mattino sento la porta d'ingresso sbattere e visto che sono rimasta sveglia, penso al peggior scenario dettato dall'insonnia. Una figura alta e con spalle larghe entra in soggiorno e mi fissa in malo modo finché accende la luce e con uno sguardo tra l'interrogativo e il furioso, mi chiede: "Chi sei?".

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