POV's Ryan
Perché! Perché la mia vita deve sempre essere così incasinata?! Ho bisogno di uscire. Questo accidenti di ascensore non può andare più veloce?
Appena si ferma, esco e mi faccio portare la giacca. Cerco di allontanarmi da tutto almeno per un attimo ma è impossibile. Tutti i pugni che ho dovuto dare, tutte le minacce che ho ricevuto, tutte le cicatrici che devo guardare ogni giorno ricordandomi di chi cazzo sono. Becky con il suo stupido lavoro, Leon con tutte le preoccupazioni, Derek con la droga - ringrazio Dio che sono riuscito a farlo smettere -, Alex con le stupide risse - è un genio ma è fin troppo facile fargli alzare le mani - e adesso si aggiunge la faccenda di Alice.Cammino avanti e indietro per il marciapiede come se stessi aspettando qualcuno.
Alice.
Posso andare in macchina e basta?
No, no, devo fare il bambino e farmi coccolare. Sarei troppo normale se andassi direttamente in auto a ubriacarmi in qualche bar.
Va bene. Ora basta, andiamocene.
Vado verso lauto e vengo afferrato per il braccio.
Aspetta dice affannosamente il mio piccolo angioletto.
"Ho dovuto fare tutte le scale di corsa quindi...ho bisogno di sedermi prima che mi si sciolgono le gambe" prova a dire stringendo di più la presa. La prendo in braccio e la metto sul sedile del passeggero, poi mi siedo al mio posto e parto senza dire una parola. Guido in silenzio evitando di guardarla e poco dopo parcheggio davanti alla mia spiaggia. Ho già portato Alice qui ma non le ho mai fatto vedere la villa. Siamo ricchi da far schifo e abbiamo domicilio in tutto il mondo, più o meno: Italia, Francia, Inghilterra (una a Londra e una Nottingham), Giappone (un attico usato per lo più per i viaggi d'affari), Cina (stesso del Giappone), Mosca (gentilmente offerto da Leon) e basta...credo.
Alice appoggia una mano sulla mia e solo in quel momento mi accorgo che sto stritolando il volante fino a far diventare le nocche bianche. Esco sbattendo la portiera e vado da Alice per prenderla come si fa con i bambini di cinque anni facendogli incrociare le gambe dietro la mia schiena. Non parlo tuttavia la stringo con forza mentre mi dirigo verso la villetta. Il mio piccolo angioletto strabuzza gli occhi vedendo la casa ma non mi stupisco più di tanto quindi apro la porta e andiamo dritti nella camera padronale dove lappoggio delicatamente per poi buttarmi a capofitto sul materasso. Lentamente, striscia al mio fianco e gioca con le ciocche ribelli dei miei capelli ebano. Le circondo i fianchi e inspiro il suo profumo - il bello è che ho sempre odiato la vaniglia ma adesso è come se ne fossi drogato, anzi ne sono drogato.
"Sei arrabbiato?"
"Non come prima"
"Tanto lo sono io. Come hai potuto tenermi nascosta questa fantastica villa in riva al mare su una spiaggia privata?!"
"Non ci avevo pensato" ridacchio ormai distratto dal suo cipiglio tanto carino.
Carino? Sono arrivato al punto da dire carino? Mi devo rassegnare.
"Posso farti delle treccine?"
"Ti ricordo che sono un maschio...Hai già cominciato, vero?"
"Yes, sir"
"Perché hai chiesto se tanto lo avresti fatto anche se ti avessi detto di no?"
"Mi sembrava un gesto gentile..."
"Tra un po' andiamo così mi farai spendere milioni in vestiti"
"Tranquillo, spenderò al massimo cento dollari"
"Come? Devi comprarti qualche vestito, un pigiama, magliette, pantaloni, felpe, mutandine piccoline e reggiseno...quelli te li scelgo io"
"Sono abbastanza grande per poter comprare senza il tuo aiuto. Inoltre, il 90% dei vestiti che uso sono tuoi...in sostanza, finché mi farai usare i tuoi, non ti farò spendere capitali"
"Mi sembra ragionevole"
"Lo so. Credo che alluniversità studierò economia"
"Ti vedo a fare il giudice"
"Lo prendo in considerazione" e ridiamo insieme.
"Meglio andare altrimenti Cam mi riempirà di insulti per essere arrivati tardi"
"La passiamo a prendere da scuola?"
"Sì. Finisce gli allenamenti quindi avrà il borsone"
"Basta che non puzzi come una capra
Si farà una doccia. Comunque non rinfacciarglielo"
"Va bene, signorinella. Posso baciarti?" le chiedo con un sorriso oserei dire timido. Lei arrossisce tremendamente ma annuisce. Inizio baciandole i capelli, continuo con la fronte, le palpebre, le orecchie, il nasino, le guance, il mento e poi...il telefono squilla. Ma cazzo! Non potevano aspettare cinque minuti? Mi sarebbero bastati anche trenta secondi.
"Aspetteranno. Non rispondere" e lei con le guance ancora arrossate sposta lo sguardo dal display ai miei occhi desiderosi fino a quando attacca la chiamata ma scrive un messaggio.
"Uff...saresti stata più veloce a rispondere alla chiamata". Mi fissa negli occhi e mi mostra a chi sta inviando il messaggio, suo fratello.
"Non capisco"
"C-Cre-do c-che av-reb-b-e cap-ito c-che cer-ra qual-cosa...c-che n-non and-ava" balbetta agitata. Costi quel che costi, prima di uscire da qui devo aver assaporato le sue labbra almeno una volta - come minimo.
Con uno strattone, la avvicino a me, la immobilizzo con lo sguardo e finalmente la bacio. O almeno credo. Mi mette le mani sulle labbra e mi guarda leggermente impaurita. Paura? Sono stato io a fargliela provare? Ecco, umore da cento a meno diecimila. Perfetto, direi. Le lecco la mano e lei cambia espressione, schifata tuttavia con un bel sorriso.
"La prossima volta se non vuoi, avvertimi prima" scherzo con un tono abbastanza addolorato. Sono stato rifiutato da una ragazza...il mio orgoglio maschile ne risentirà se capiterà una seconda volta, soprattutto con la stessa donzella.
"Non è questo" bisbiglia quasi più dispiaciuta di me. Le donne sono troppo complicate.
"Allora posso sapere il motivo o è meglio che mi scavo la fossa da solo?"
"La chiamata ha rovinato il momento e stasera farò un lungo discorsetto con il tuo non-fratellone. E?"
"Il mio non-fratellone è estremamente iper protettivo quindi...non finisco la frase perché il mio orgoglio verrebbe ammaccato".
Riassumendo, fratello protettivo uguale...nessun ragazzo e di conseguenza...nessun bacio.
"Ahhh. Potevi dirlo prima. Quindi desideri che sia speciale?"
"Non proprio, diciamo che lo vorrei duraturo?" esprime i suoi pensieri con dubbio.
Duraturo...lo so che non abbiamo futuro e fa male solo a pensarci.
"Anche se non è duraturo, non possiamo renderlo indimenticabile?".
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Il nostro universo
Chick-LitAlice è una normalissima sedicenne italiana che ha vissuto una vita semplice e felice tranne per un piccolo particolare: un giorno si risveglia in un posto sconosciuto e non riesce a ricordare nulla delle due settimane precedenti. Scoprirà di essere...