POV's Ryan
Ho scelto un classico per vedere come reagiva, Shining. L’ho visto un centinaio di volte e come la prima, non sento nulla di che. Ho partecipato a molto peggio e questo non scalfisce nemmeno la punta dell’iceberg. Ero pronto a dover coccolare una Alice tutta spaventata che mi stritola la felpa e si nasconde contro il mio petto, invece ho trovato una ragazza coraggiosa che pur di finire il film si tiene gli occhi aperti con le mani.
“Wow. È stato impressionante! Ne guardiamo un altro?”
“Magari stasera con gli altri”
“Promesso?”
“Promesso. Cominciamo a preparare qualcosa per pranzo?”
“Conosci il mio stomaco meglio di chiunque”
“Non è colpa mia se mangi sempre e qualunque cosa” cerco di darle fastidio.
“Mi stai dando della mangiona?” esclama lei furiosa. Giuro di vedere il fumo uscire dalle orecchie.
“L’hai detto tu, non io” e così scoppia. Mi salta addosso e cado sul materasso. Fa scorrere le sue graziose manine un po’ paffutelle sul mio addome per farmi il solletico.
“Perché non ridi?” domanda scocciata.
“Non soffro il solletico come lo soffri tu” ridacchio e le afferro i fianchi. Con un semplice movimento, capovolgo la situazione: la sua schiena è sul materasso mentre io la sovrasto reggendomi con le braccia appoggiate al fianco del suo viso.
“N-Non dovevamo andare in cucina?” balbetta diventando sempre più rossa.
“Il frigo non scappa” scherzo sbuffando leggermente e noto un fremito delle sue labbra. Quando al mattino mi sveglio, la guardo sempre. Le sue labbra vermiglie semichiuse spesso sorridenti ma altrettanto spesso, increspate a causa di un brutto sogno, mi hanno tormentato da...direi da sempre. Però, come ha detto lei, io sono il sostituto di suo fratello. Niente più di un amico. Ma dorme con me, mi abbraccia, arrossisce alla mia vicinanza, mi osserva di soppiatto - lei non lo sa ma è una pessima spia -, mi tiene per mano. Di sicuro, non le sono indifferente. Vedo ancora un barlume di speranza anche se in lontananza, molto lontano e molto flebile.
“Ryan, ti sei addormentato?” ride la furbetta. Che bella risata...forse non è la più piacevole da sentire ma per me è come il canto degli angeli. Il mio angioletto. Se provassi a chiamarla così? Quando avrò le palle per farlo, lo farò.
“Non ancora ma ci vorrà poco” sorrido appoggiando la fronte alla sua.
“Ora che ci penso...abbiamo saltato la colazione?! Mi hai anche impedito di mangiare quelle succulente ciambelle” esclama indignata.
“Se mi assicuri che non metterai il broncio, ti preparo tutto ciò che vuoi”
“Sono troppo arrabbiata per potertelo promettere ma hai un'alta percentuale di successo”
“La ringrazio, principessa. Se lei è d’accordo, la scorterei in salotto”
“Molto volentieri, Alfred” scherza alzandosi.
“E no, milady” e la prendo come fa il marito con la moglie al matrimonio. Rimane a bocca aperta però allaccia le braccia intorno al mio collo e mi sorride. ‘Posso baciarti?’. Glielo vorrei tanto chiedere o addirittura scagliarmi sulle sue labbra senza permesso ma ho paura, una dannata paura di perderla.
La porto in soggiorno e l’adagio delicatamente sul sofà poi senza parlare vado in cucina a preparare qualcosa. Alice non mi chiede niente tuttavia so che anche lei sta pensando. Accende la tv e cambia canali in continuazione finché non si ferma su un documentario sui pinguini. Continuo a tagliare le carote riflettendo sul da farsi. Lei potrebbe andarsene da un giorno all’altro ma allo stesso tempo rimanere per sempre. Suo fratello non mi sopporta però mi rispetta. Sua madre...magari prima di fare cavolate potrei incontrarla. Una specie di permesso per poter stare con lei. Vedremo, per adesso cerchiamo solo di non mozzarci un dito. Il telefono vibra e noto un messaggio da Leon: ‘Hey, dormito bene? Sei a scuola o possiamo parlare? Con la dolce Alice hai risolto?’
‘Sì, sono a casa con lei. Oggi festeggiamo per darle il benvenuto’
‘Ho qualche informazione che forse ti servirebbe’
‘Ci vediamo al solito posto tra un’ora? Porto anche Alice’
‘Non vedo l’ora di conoscerla. A dopo’
‘A dopo’. Che cosa avrà scoperto? Spero niente di tremendo. “Aly, dopo hai voglia di accompagnarmi in un posto?”
“Sì, basta che non sia un night club”
“No, tranquilla”
“Allora va bene. È pronto?” e si avvicina camminando come un pinguino.
“Dopo ti compro un bel costume da pinguino” e le si illuminano gli occhi.
“Sììì! Un bellissimo pigiama! Ma così non posso mettere le tue magliette…” farfuglia pensierosa. Ed ecco che le rotelle del suo cervello iniziano a girare. Non ho ancora capito che cosa le passa per la testa però riconosco ogni sua espressione quindi è abbastanza intuitiva la faccenda. Impiatto la bistecca con un piccolo contorno di insalata: “Ora è pronto!”. In trenta secondi, è già seduta e con la forchetta in mano che aspetta che anch’io mi sieda per degustare il mio capolavoro. Rimaniamo in silenzio per tutto il pasto ma noto tutte le occhiate che mi lancia. Sono molto perspicace e capisco ancor prima del mio stesso avversario, la sua prossima mossa. Con Alice, tutto ciò che credevo di sapere sul mondo si smonta e mi perdo nei suoi piccoli ma luminosi smeraldi. Chissà se capisce quanto ho bisogno di lei. Quanto adoro il suo profumo vanigliato. Quanto mi piace perdermi tra le sfumature del verde dei suoi occhi. Quanto mi piace tenerla stretta tra le mie braccia. Quanto… Non posso fare a meno di lei. Ora che ho capito chiaramente cosa mi passa per la testa, devo scoprire come dirglielo.
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Il nostro universo
ChickLitAlice è una normalissima sedicenne italiana che ha vissuto una vita semplice e felice tranne per un piccolo particolare: un giorno si risveglia in un posto sconosciuto e non riesce a ricordare nulla delle due settimane precedenti. Scoprirà di essere...