Capitolo 1: Un inizio un po' traballante?

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L'allenatore Daisuke non si era mai sentito più offeso e sconfitto nella sua intera vita. Lo sguardo quasi glaciale dell'Imperatore, accompagnato da un sorrisetto che era tutto tranne che sincero, gli faceva ribollire il sangue, specialmente da quando aveva scoperto il tema che avrebbero trattato quel pomeriggio.

-La prego di non sentirsi offeso in nessun modo, allenatore Daisuke, pensiamo che sia il meglio per la squadra.- E, con un solo movimento del braccio, gli fu recapitato in mano un foglio, su cui c'erano scritti tanti di quegli ideogrammi da fargli girare la testa.

-La squadra ha un potenziale non usato, potrebbero competere persino con la Raimon, ma, in tutto questo lungo periodo sotto il suo occhio critico, è rimasta nella stessa posizione nella classifica. Anzi, oserei dire che è persino scesa di qualche posizione. Capisce quello che intendo, vero? Dei giocatori famosi a livello nazionale sono ben più consigliati per occupare il suo posto.- Continuò l'Imperatore, accavallando le gambe e sistemandosi comodamente su quella specie di trono, come se stesse guardando tutti dall'alto, ritenendosi superiore.

-E' impossibile! Io ho formato quella squadra in comune accordo con alcuni agenti del Fifth Sector! Mi rifiuto di essere sostituito da quattro ragazzi viziati solo perché lei li conosce! Non faccia favoritismi in una situazione del genere!- Esclamò l'allenatore fuori di sé, gettando il documento per terra e sfidando l'uomo davanti a lui con arroganza. Non sarebbe uscito da quella sala senza averci almeno provato, quel posto da allenatore era suo e nessuno si sarebbe permesso di allontanarlo.

-Lei ha ragione, ha formato la squadra con altri agenti del Fifth Sector, ma sono io a comandare e a prendere le decisioni finali. Le ho dato il tempo di sperimentare un po', ma non mi sembra giusto per quei ragazzi, loro vogliono giocare e vincere quante partite possibili.- Sentì lui pronunciare l'imperatore, seguito in successione da qualche risata provenire dall'entrata della sala in penombra. Qualche secondo dopo apparvero quattro figure ben distinte, e Daisuke sapeva perfettamente a chi appartenevano: ai suoi sostituti. Era impossibile non riconoscerli, avevano giocato a calcio agonistico fino a qualche anno prima, ritirandosi per allenare squadra meno fortunate e per portare in giro per il Giappone il volere dell'Imperatore.

Una sola parola: ripugnante.

-Ohi evidenziatore, ti sei finalmente deciso a mettere il sottoscritto all'opera? Meglio tardi che mai!- Esclamò uno dei ragazzi dai capelli chiari e mossi, legati in una minuscola coda bassa. Il ragazzo al suo fianco gli tirò uno schiaffo dietro alla testa e roteò l'unico occhio visibile.

L'Imperatore sembrava vagamente divertito, anche le due persone al suo fianco trattenevano a fatica dei sorrisetti, come se tutti conoscessero qualche fatto a lui sconosciuto. Finalmente, dopo interminabili minuti passati a guardare i nuovi arrivati discutere tra loro, l'attenzione fu nuovamente riportata su di lui, ma fu l'unica donna a parlare, quella volta.

-Spero lei abbia capito, allenatore. Le abbiamo già affidato una squadra più in difficoltà, nella scuola media della Tonegawa, e inizierà dalla settimana prossima. Il resto dei documenti e informazioni varie le verranno recapitate via posta elettronica nei prossimi due giorni.- Disse lei mentre scendeva quei pochi gradini che li separavano, fino a fermarsi di fronte a lui con le mani nelle tasche del suo camice bianco da dottoressa.

-Non vedo perché debba lei parlare, dottoressa Miyano. Lei non è la dottoressa capo di molti ospedali finanziati dal Fifth Sector? Probabilmente si è fatta comprare da chissà quale somma promessale dall'Imperatore.- Disse lui, bloccandosi non appena si rese conto di cosa aver detto. Una cosa del genere, purché parzialmente vera, era stata smentita già anni prima, quando l'Imperatore venne eletto.

Dietro di lui sentì qualcuno borbottare qualcosa parecchio alterato, bloccato poi dagli altri ragazzi. Si stava davvero scavando la fossa, in quel preciso momento, e non sapeva come uscirne illeso. Sempre se sarebbe riuscito a uscirne, ovvio.

La donna dai capelli neri alzò un sopracciglio, scettica, e tolse le mani dalle maniche, fissandolo in viso con serietà.

-E anche se fossi stata pagata? Anche lei è pagato dal Fifth Sector, io faccio il mio lavoro provando a mantenere tutte le strutture a cui sono a capo, e penso che lei si dimentichi che sono una dei consiglieri dell'Imperatore, sono a conoscenza di qualsiasi cosa che succede dentro e fuori da questa struttura. Le consiglio anche di abbassare un pochino il tono della sua voce, sono una sua superiore.- E terminò il tutto con un sorrisetto malizioso in viso, sapendo perfettamente di averlo distrutto verbalmente e che non sarebbe più riuscito a rispondere a una tale affermazione.

Non s'inchinò nemmeno, si girò e uscì dalla sala furioso, dando spallate a chiunque si trovasse nella sua strada. L'avrebbero pagata cara, Daisuke non si sarebbe arreso così facilmente.

Nel frattempo, nella sala ancora piena di persone, si sentirono svariati sospiri di sollievo e le luci si accesero, illuminando tutta la stanza. Nosaka si passò una mano sul viso, contando fino a dieci e ritorno prima di alzarsi e raggiungere il resto del gruppo insieme a Nishikage, il quale non riusciva a non ridacchiare.

-Wow dottoressa, e da quando si risponde così? Siamo tutti più grandi di te, qua dentro.- Disse Fudou divertendosi a tenere fermo uno dei due ragazzi dai capelli grigi, Haizaki, il quale sembrava pronto a scattare fuori dalla sala e prendere a calci l'allenatore. La donna scosse la testa con un sorriso in faccia, anche se leggermente tirato dalla stanchezza che provava in quel momento.

-Era semplicemente qualcosa che andava detto, non dovrebbe trattarmi come se fossi inferiore solo perché sono una donna.- Rispose lei, venendo poi quasi soffocata da Haizaki, il quale la strinse a sé iniziando a borbottare cose senza voce.

Nessuno capì.

-Beh...avete capito il vostro lavoro, no? Dovete allenare quella squadra fino per il prossimo Football Frontier, ho gran fiducia in voi, non deludetemi stavolta.- S'intromise Nosaka, battendo le mani per attirare l'attenzione, e Hiroto e Atsuya si diedero il cinque.

-Quando mai ti abbiamo deluso? Su dai, siamo infantili, ma siamo anche giocatori professionisti! Cosa mai potrà andare storto?- Esclamò Atsuya battendosi il pugno sul petto un paio di volte, orgoglioso di sé stesso.

Eppure, tutto andò per il verso sbagliato.

Il loro primo giorno da allenatori della Resistance Japan fu rovinato da un semplice particolare: si erano dimenticati di mettersi la sveglia, e, perciò, si ritrovarono a correre per il campus scolastico in cerca del campo, incolpandosi a vicenda e, ogni tanto, spintonandosi contro i muri delle costruzioni.

La loro entrata fu un disastro.

Atsuya, riuscendo a inciampare su un cono messo fuori dal campo, si ritrovò a volare sul povero malcapitato che stava camminando per di la con una borraccia in mano. Il ragazzino aveva dei capelli arancioni legati in cima alla testa, la frangia era tenuta da una fascia bianca, dalla quale spuntava un piccolo boccolo che si posava delicatamente sulla sua fronte, e l'uomo dai capelli rosati si ricorderà per sempre la sua espressione terrorizzata e confusa di quando gli era caduto addosso, facendogli finire la borraccia chissà dove in campo.

Nel frattempo, Fudou raggiunse la panchina per posare i vari borsoni per terra, venendo per poco colpito da un pallone, che si conficcò nella parete, creando varie crepe. Girandosi, l'uomo chiese subito spiegazioni, ma il suo sguardo si posò sul ragazzo di fronte a lui. I suoi capelli, grigi chiaro e quasi bianchi, erano legati in tre strette trecce che confluivano in una sola, posata sulla sua spalla. Sembrava vagamente soddisfatto di averlo quasi colpito, e, già da subito, Fudou non fu mai così determinato a prendere a cazzotti un quattordicenne.

Nel frattempo, anche se Haizaki e Hiroto erano riusciti a non combinare danni, furono sommersi dagli altri membri della squadra, mentre provavano a vendicare il compagno caduto e visibilmente morto sotto il peso di Atsuya, notevolmente superiore al suo. Tra una gomitata e l'altra, qualcuno riuscì ad afferrare il portafoglio di Hiroto e correre via, un certo ragazzo con i capelli che gli ricordavano tanto una pinna di squalo e una strana cicatrice in faccia.

-Ho il suo portafoglio! Raga ho il suo portafoglio, svignamocela!- Esclamò lui, salvo venir preso di peso da Hiroto e alzato sopra la propria testa con una facilità incredibile.

E, in tutto quel casino, da fuori dal campo si potevano sentire solo urla confuse, imprecazioni e un solo nome venir urlato con dolore.

-KITA ICHIBAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!-

Oasis - Cosa fa la Resistance quando non è in campo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora