Capitolo 16: Namikawa, Kita e...Nishinosora

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Per il sommo "dispiacere" della squadra, gli allenamenti per tutta la settimana furono cancellati, la neve aveva iniziato a cadere da qualche giorno e l'intera città, oltre a sembrare più silenziosa, era persino più bella. I tetti innevati mettevano tranquillità a Kita, specialmente se lui si ritrovava rintanato nella sua camera e sotto due coperte. Quella giornata si era persino rifiutato categoricamente di andare a scuola, tanto era comunque molto avanti con il programma e non aveva nemmeno voglia di congelarsi per aspettare l'autobus.

E non perché si era reso conto che Namikawa prendeva il suo stesso bus, al suo stesso orario. No no.

Ultimamente, solo il pensiero del capitano della Kaiou lo faceva arrossire senza motivo e aveva provato a passare sempre meno tempo con lui, specialmente se si trovavano da soli. Non che comunque succedesse molto, dato che c'erano Kishibe e Mahoro a fargli compagnia il più possibile (Kurosaki era scomparso nel nulla dopo quel pomeriggio al bar, nessuno lo aveva mai più visto e Senguuji non aveva aperto bocca).

Sentì qualcuno salire su per le scale e il ragazzo dai capelli arancioni, lasciati cadere disordinatamente sulle spalle, sospirò, per poi tirarsi le coperte fin sopra la testa, non volevo davvero essere disturbato da chissà cosa.

-Ichiban, c'è un tuo amico, l'ho fatto entrare.- Disse con tono neutro suo padre, per poi aprire la porta senza neanche chiedere. Il suo presunto amico lo ringraziò sottovoce e poi entrò pure lui, chiudendo la porta.

-Nishinosora, quante volte ti ho detto di non venire a casa mia senza avvisare? Non mi importa se hai il materiale di oggi, sono già avanti e non voglio rotture, oggi.- Borbottò con gli occhi chiusi, stringendosi più nel piumone, e il silenzio che ne seguì fu la risposta che cercava: non lo aveva ascoltato e si era presentato in ogni modo.

Gli avrebbe tirato un cazzotto, appena sarebbe riuscito ad alzarsi.

-Tu e questo Nishinosora dovete essere molto amici a giudicare dal fatto che non hai alzato nemmeno la testa.- Sentì dire dall'altro ragazzo, un ragazzo che non era Nishinosora.

Kita si tirò a sedere velocemente, ritrovandosi con i capelli ovunque, e i suoi occhi si posarono su Namikawa. Lo stava guardando quasi ghignando, con le braccia conserte e la cartella lasciata chissà dove per terra, e sentirsi in soggezione per essere in pigiama A CASA SUA non doveva essere qualcosa che il più basso doveva sperimentare.

-C-che ci fai qua?!- Esclamò lui con un tono di voce forse un filino troppo alto, ma quello fece solo esplodere il pirata in una grassa risata, tenendosi persino la pancia.

-Sono venuto a trovarti, non si vede? Hai una stanza davvero spoglia, ma il tuo letto è gigante, significa che sei uno a cui interessa più oziare che fare altro.- Disse il pirata, prendendo un libro e leggendone la sinossi, salvo poi venir allontanato di botto dal proprietario della stanza, il quale afferrò il libro e lo rimise al suo posto.

-Come hai fatto a scoprire dove abito?- Gli chiese poi Kita dopo essersi assicurato di non essere troppo rosso e Namikawa mise un braccio attorno alle sue spalle, per poi sedersi sul letto con un tonfo e portarlo giù con sé.

-Siamo vicini, anche se abbiamo qualche strada di mezzo, e comunque facciamo la stessa strada, solo che non lo abbiamo mai notato perché finiamo ad orari diversi. Potremo metterci d'accordo per fare qualche uscita, la spiaggia vicino alla mia scuola è visitata poco, ora che c'è la neve praticamente ovunque!- Iniziò il suo compagno, ma Kita sembrava perso in un altro mondo.

Non solo si era ritrovato con la testa proprio sul petto della sua "cotta" (non sapeva minimamente se poteva considerarlo in quel modo), ma il ragazzo aveva la camicia della divisa decisamente troppo slacciata per il freddo che c'era in quel momento, e la cosa strana era che il suo corpo era così caldo da impedirgli di staccarsi.

-T-tu devi essere pazzo, voler uscire con questo tempo.- Borbottò solamente, sentendo il suo corpo venir stretto più a quello del ragazzo quasi completamente sotto di sé.

"Ichiban, mantieni la calma, respira profondamente e tutto questo prima o poi finirà, non andare nel panico e non concentrarti sul fatto che ha tre volte più muscoli di te, va tutto bene." Pensò il ragazzo dai capelli arancioni, ovviamente nel panico più totale, mentre ignorava quello che Namikawa provava a dirgli.

Qualcuno bussò alla porta, e, per quanto Kita fosse comodo, dovette scattare velocemente a sedere e provare in ogni modo a staccare quella piovra in cui si era tramutato il pirata. Lui sbuffò solamente e si sedette sul bordo del letto. Quando la porta fu aperta da, caso voglia, uno dei fratelli di Kita (lo si notava subito dai capelli color carota) entrò all'interno e li salutò tranquillamente, salvò poi fare qualche passo indietro e puntare i suoi occhi acquamarina su Namikawa.

-Tu non sei il capitano della Kaiou Gakuen? Ti ho visto in qualche partita alla tv, sei un bravo giocatore! Sono davvero sorpreso tu ti ritrova nella stessa squadra del mio fratellino.- Gli disse amichevolmente, anche se sembrava aver quasi sputato la parola "fratellino". Kita rabbrividì e fece finta di nulla, improvvisamente interessato al trofeo che era messo su uno scaffale. Si era persino dimenticato per cosa fosse, forse qualcosa alle elementari.

-Oh, davvero? Grazie tante bro, però posso assicurarti che Kita fa faville quando è in campo, lo hai visto nella scorsa partita? E' riuscito a fare un assist tecnicamente perfetto al nostro capitano all'ottantottesimo, e quello ci ha fatto vincere la partita!- Esclamò lui in risposta, tirando a sé il ragazzo fiero come non mai, ma allora perché sembrava stringerlo persino più forte di prima?

Suo fratello sembrò quasi annoiato, tutto d'un tratto, e si passò una mano tra i capelli, il tutto senza ovviamente guardare il suo fratellino. Non che a Kita interessasse, erano anni che non cercava più il suo sguardo e la sua approvazione.

-No, non l'ho vista, ero occupato, però avrebbe dovuto segnare, essendo un attaccante.- E, detto quello, prese un libro totalmente a caso dalla libreria del fratellino, solamente per mettere un po' in disordine e sembrare più intelligente.

-Ed è qua che voglio correggerti in più maniere. Il nostro fenomenale Kita è un centrocampista, non è il suo compito segnare, ma fare da ponte tra la difesa e l'attacco, e posso giurarti che lui è perfetto così com'è. Inoltre, hai detto che hai seguito qualche mia partita in tv, ma l'unica partita stata trasmessa in tv nell'ultimo periodo è proprio stata l'ultima, quella di cui stiamo parlando, il questo significa che hai ignorato completamente tuo fratello, o sbaglio?- E, detto quello, Namikawa terminò il suo discorso con un sorrisetto che aveva ben poco di genuino, forse era persino arrabbiato in fondo.

Il più grande la dentro, viola in viso dalla vergogna, lanciò per terra il libro ed uscì dalla stanza dopo aver sbattuto forte la porta.

-Non dovevi farlo, ormai sono abituato.-

Namikawa alzò solamente le spalle e si passò una mano tra i capelli, per poi tirare una guancia al ragazzo accanto a sé e sorridere.

-Non farti mettere i piedi in testa, è già facile data la tua statura, ma questo bel caratterino deve servirti a qualcosa, non credi?- Gli disse scherzosamente, e Kita vide rosso. Quando si rese nuovamente conto cosa stesse accadendo, aveva però già bloccato il ragazzo sotto di sé ed era seduto sulle sue gambe, perfino Namikawa sembrava vagamente imbarazzato.

Quello NON era il modo adatto per bloccare la propria cotta.

Oasis - Cosa fa la Resistance quando non è in campo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora