Quella mattina, Namikawa si era svegliato troppo presto, e non era una cosa che di solito lui si vantava di fare. La stanza era ancora completamente al buio e nemmeno i lampioni erano accesi, però non riusciva più a dormire, pur essendo andato a letto parecchio tardi, e in realtà non doveva nemmeno stupirsi.
Il letto che usava tanto a casa di suo zio Tsunami quella notte era troppo freddo, troppo grande e vuoto per i suoi gusti, e non serviva girarsi e rigirarsi, tanto non si sarebbe più addormentato. Quella stanza lo aveva visto letteralmente crescere, in un cassetto era persino riuscito a trovare dei vecchi disegni che lui e Yamato avevano fatto tanti tanti anni fa, gli era persino scappato un sorriso.
Il pirata sospirò e si alzò finalmente in piedi, stirandosi con cura prima di dirigersi con passo quasi sicuro verso il soggiorno dove, molto probabilmente, il suo carotina stava dormendo tranquillamente, e non rimase deluso vedendolo tutto raggomitolato nelle coperte. Sembrava persino più piccolo e adorabile del normale, specialmente quando riuscì a vedere il suo sguardo quasi imbronciato. Passò i successivi istanti ad accarezzargli lentamente la gota e la tempia con il pollice, facendo il più piano possibile, ma si fermò quando incontrò i suoi occhi verdi nella penombra.
-Anche tu non riesci a dormire?- Sussurrò mentre sbatteva lentamente le palpebre e posava la guancia contro la sua mano, accettando di buon grado le attenzioni. Erano passati giorni dalla loro fuga e rifugio a casa dello zio di Namikawa, però le sue guance continuavano ad avere una sfumatura troppo rossa per essere normale, e proprio per quel motivo il più alto cercava di fare molta attenzione quando gli toccava il volto.
Namikawa neanche rispose alla domanda, scavalcò il divano e, con qualche difficoltà, riuscì a mettersi sotto le coperte insieme a lui. Aveva posato la testa contro il suo petto e lo abbracciava stretto per i fianchi, mentre le loro gambe sembravano intorcigliate. Kita non lo allontanò, lo tirò solo più a sé dopo avergli lasciato un bacio sulla fronte.
-Sai una cosa? Fino a questo momento non mi sono mai reso conto di quanto io ti voglia sempre al mio fianco, in qualsiasi momento e qualsiasi posto.- Disse il pirata con gli occhi chiusi, godendosi i grattini che il più basso gli stava facendo in testa. –Mi dispiace per tutto quello che sia successo, e so che non vorrai parlarne ancora per molto, non avrei dovuto agire in quel modo, quel pomeriggio.-
Fu bloccato da Kita, il quale gli lasciò un bel morso all'orecchio e gli alzò il viso con le mani. Ancora dolorante, Namikawa riuscì a registrare le miliardi di emozioni che Kita stava provando in quel momento: tristezza, rabbia, sensi di colpa, ma anche amore e adorazione.
-Ti amo Rensuke, e quello che è successo è successo. Pensi davvero io abbia preferito non vederti, quel giorno, al scappare di casa? Non sono stato mai così felice nella mia vita, e mi è piaciuto, la mia famiglia non può capire se non vuole, perciò mi è sembrata la soluzione migliore. Non voglio rinunciare a te.- Gli disse chiaro e tondo mentre sistemava quegli indomabili capelli color mare in tempesta, e gli scappò un sorriso genuino. –I miei non mi volevano comunque, tu sei la cosa migliore che mi sia capitata fino ad adesso.-
-Ichiban...- Sentì il ragazzo, per poi essere baciato dal pirata sopra di lui.
Perché, proprio in quel momento, Kita si sentiva a fuoco come il pomeriggio della settimana scorsa? Non doveva essere così, non quando si trovavano a casa dello zio del suo fidanzato, potevano venir scoperti in qualsiasi momento e non gli sembrava davvero il modo esatto per rovinare la propria reputazione.
-A-aspetta, Ren...- Borbottò mentre poteva sentire le labbra del suo fidanzato sul proprio collo, lasciandogli morsi e succhiotti dove poteva arrivare. –T-tuo zio—Continuò come poteva, ma si tappò la bocca con una mano quando Namikawa morse persino più forte.
Perché gli stava piacendo così tanto? Il giorno dopo avrebbe dovuto coprirsi come non mai!
-Mio zio è uscito ieri sera, non te l'ho detto.- Disse Namikawa tirandosi a sedere e dandogli una mano a spogliarsi, anche se Kita non sapeva nemmeno perché lo stesse facendo. Non era lui stesso stato il primo a voler fermarsi?
Alla fine riuscì a convincerlo a spostarsi in stanza e, dopo aver raccolto i vestiti lanciati per terra, si chiusero in camera come se niente fosse successo, tranne che Namikawa aveva uno strano sguardo quando lo guardava. Sembrava quasi affamato e osservava ogni sua singola mossa, anche la più subdola, specialmente quando aveva deciso di spogliarsi di fronte a lui. Come Kita fosse sopravvissuto fu un mistero, però, finalmente, le loro labbra si incontrarono di nuovo e nient'altro ebbe importanza.
Kita sentiva il suo intero corpo andare a fuoco, ogni tocco del ragazzo sopra di sé era equivalente a una scarica di piacere e non si era mai sentito così nella sua intera vita, non aveva mai sperimentato qualcosa di così intenso da lasciarlo senza fiato. Pur sapendo di essere da solo con il suo fidanzato, continuava a tapparsi la bocca e trattenersi, e quello era qualcosa che Namikawa non riusciva a sopportare.
Per caso Ichiban si sentiva a disagio? Oppure non voleva? Perché non glielo diceva e basta? Forse lo stava obbligando seriamente a fare quel che non voleva.
Le sue mani, posate sulle sue cosce, si stavano dirigendo molto pericolosamente verso le parti intime del più basso, ma si fermò per guardarlo negli occhi profondamente, provando a capire cosa diamine stesse provando. Il bacio che ne susseguì fu la conferma che Namikawa cercava tanto, e si lasciò andare.
Quando entrambi ritornarono alla realtà, l'orologio segnava le otto e mezza e il sole aveva iniziato a salire timidamente, ma quello non sembrava disturbare nessuno dei due. Kita, sdraiato su un fianco un po' dolorante, era ricoperto da morsi e succhiotti anche in punti che non pensava fossero raggiungibili, e continuava a lamentarsi per l'immenso dolore che provava al fianchi. Dietro di lui Namikawa stava ancora cercando di riprendere fiato, tremando leggermente mentre nascondeva il viso tra i suoi capelli.
Nessuno dei due pensava di avere così tanta resistenza fisica e quello poteva solo significare una cosa sola: avrebbero avuto molto tempo per sperimentare l'uno con l'altro. Ancora perso, Kita sentì una mano del suo fidanzato posarsi sul suo ventre e accarezzarlo lentamente.
-Altro round?- Chiesero all'unisono, e dopo aver riso, Namikawa si assicurò di chiudere per bene le tende.
Tanto non si sarebbero presentati a scuola in nessun caso.
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Oasis - Cosa fa la Resistance quando non è in campo?
HumorIn preparazione al loro futuro scontro con la Inazuma Japan nel Galaxy, come hanno vissuto questi undici ragazzi a stretto contatto l'uno con l'altro? La loro quiete sarà distrutta dall'arrivo di quattro allenatori, teste calde esattamente come loro...