Capitolo 3: Uno! Ne mancano dieci!

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Dire che il primo allenamento andò bene fu un insulto a tutti gli allenatori del Giappone. Passarono la prima ora a discutere e presentarsi, con lunghi intervalli per bloccare le possibili liti che stavano per iniziare, ma alla fine riuscirono a fare qualcosa di sensato.

O almeno, tre degli allenatori sembravano aver capito il loro ruolo, mentre Atsuya era rimasto seduto sulla panchina accanto a Kita per assicurarsi che rimanesse in buona salute per il prossimo allenamento, sarebbe stato una tragedia (economica) se lui fosse svenuto a metà allenamento, prendendosi magari una bella pallonata in faccia.

Secondo Fudou, la squadra non aveva delle statistiche messe così male e il loro lavoro di squadra era eccellente, perciò non riusciva davvero a spiegarsi il perché della loro posizione così scadente. Il ragazzino che prima aveva calmato Kita, Kurosaki Makoto si chiamava, gli spiegò il perché: avevano preso troppo cartellini gialli e rossi durante le partite, e questo era dovuto soprattutto dal fatto che avevano raggruppato un mucchio di teste calde in una solo squadra, perciò, ogni tanto, gli avversari venivano presi a pugni se facevano un gol troppo fenomenale.

Oltre a spiegare molte cose, quello era anche il primo passo per capire bene i ragazzi che componevano quella squadra.

Finito l'allenamento, i quattro ragazzi (più Yukimura ancora appiccicato ad Atsuya) si ritrovarono ad andare in un ristorante di ramen, avendo finito piuttosto tardi. Dopo aver posato una ciotolona di brodo davanti a un affamato Yukimura, Atsuya prese la sedia e si mise tra Fudou e Hiroto, ascoltando il discorso che si era parzialmente perso.

-Anche voi lo avete visto, no? La squadra ha potenzialità, dobbiamo trovare il metodo per usare la loro forza nel modo giusto, e non a cazzotti.- Disse Fudou slegandosi i capelli per pettinarseli con le dita, trattenendo a malapena uno sbadiglio.

-Potremmo far in modo che si sfoghino con la palla, quando sono arrabbiati o sentono che stanno per perdere le staffe.-

Tutti i presenti si girarono verso Haizaki, il quale era l'unico che era rimasto in silenzio a mangiare e, per la prima volta in tutto il tempo in cui si conoscevano, Hiroto sentì dentro di sé la voglia di baciare quell'uomo.

Uomo che, ogni tanto, era intelligente.

-Fammi sapere, Haizaki, cosa cazzo è successo per farti usare il cervello?- Chiese Hiroto, giusto per sicurezza, e tutto quello che guadagnò fu un'occhiataccia e un bel dito medio, cosa che non aiutò niente.

-Susu, abbiamo una pista, per ora, dovremmo esserne sollevati.- Disse il rosato, per poi gettare uno sguardo a Yukimura, incuriosito da quello che faceva. Il ragazzo si rese conto di essere osservato e alzò lo sguardo dal telefono, guardando l'uomo incuriosito.

-Non sei andato via con gli altri della squadra? Pensavo volessero andare a mangiare insieme.- Gli chiese lui alzandosi dalla sedia e poi raggiungendolo, posando una mano sulla sua spalla. –Ohi, non dirmi che ti lasciano in disparte!-

Yukimura negò piano piano, girando le bacchette nel brodo in cerca di spaghetti, e rimase in silenzio per qualche secondo, come se volesse riflettere a cosa dire prima di aprire la bocca.

-No, o almeno, non ancora. La squadra è formata da poco, e sono un tipo silenzioso. Conosco solo Makari, anche lui è dell'Hakuren, però non sembra importargli se sta da solo o meno.- Borbottò lui, mettendo definitivamente giù le bacchette. –Di solito non sono triste per una cosa del genere, me la cavo benissimo da solo, però mi sento...un po' solo, ho nostalgia di casa.-

All'interno del locale sembrava essere caduto il silenzio, ma gli unici ad ascoltarlo erano i quattro allenatori, i quali si erano bloccati e si erano avvicinati più a lui. Non che uno dei quattro riuscisse a consolare un quattordicenne vagamente triste, però era un loro allievo e ci avrebbero provato almeno!

-Hai nostalgia di casa, Yukimura, dico bene?- Disse Atsuya tirando fuori il telefono, per poi posarlo davanti al ragazzo, ben appoggiato a una colonna per non farlo cadere, per poi premere qualche pulsante fino a quando si vide la figura del ragazzo specchiata sullo schermo.

Yukimura sembrò capire, soprattutto leggendo il nome del contatto e la foto del profilo, e sembrò sorridere, sorriso che si confermò definitivamente quando il viso rilassato di Shirou fece capolino. Tra i vari saluti vari tra allenatore e allievo, Yukimura sembrò riprendersi man mano che passavano i secondi, felice di poter vedere il suo maestro.

-Come mai questa chiamata, Hyouga? E dal cellulare di Atsuya, per giunta. Mi sono dimenticato di darti il mio numero? Mi dispiace molto, puoi dopo fartelo inviare tranquillamente.- Gli chiese sorridendo, mentre sembrava cucinare qualcosa con una padella, a giudicare da come muoveva il polso per far saltare il riso o qualunque cosa si ritrovasse al suo interno.

Il ragazzo esitò un po', stringendo le maniche della sua felpa leggermente troppo grande per lui, fino a quando non tossì due volte per schiarirsi la voce.

-Allenatore Fubuki, ultimamente...mi sento solo qua a Tokyo, mi manca l'Hokkaido e l'Hakuren. N-non è niente di troppo serio, davvero! Devo ancora fare conoscenza dei miei compagni per bene, è solo un periodo difficile ora!- Esclamò lui tutto d'un fiato, come se fosse spaventato di venir allontanato, ridacchiando nervosamente mentre si sistemava i capelli alla svelta.

Intanto, Shirou si fermò e gli fece segno di aspettare un momento, per poi posare la padella chissà dove e abbassarsi un po' per essere a livello con la telecamera.

-E' normale, Hyouga, non sei mai stato lontano dall'Hokkaido e Tokyo è molto diversa. Anche io avevo questa paura, tanti anni fa, però ho conosciuto tante persone incredibili che mi hanno fatto dimenticare quel sentimento. E' sempre difficile all'inizio, ma appena ti abituerai, imparerai anche ad apprezzare questo cambio che, al momento, stai sperimentando. Guarda il lato positivo, non tutti possono dire che sei andato in un'altra città per far parte di una squadra che, sicuramente, farà grandi cose, no?- Disse quasi con tono paterno, provando a incitarlo quanto poteva, e continuando a sorridere dolcemente. –Sai una cosa? Appena torni o quando vengo io a Tokyo, ti faccio del sukiyaki con i fiocchi!- E, detto questo, si pulì velocemente le mani sul grembiule e prese il cellulare in mano.

-P-promesso?- Disse sottovoce il ragazzo, e Hiroto, mezzo sdraiato sul tavolo per poter riuscire a guardare meglio la scena, giurò di aver visto il suo labbro tremare e i suoi occhi farsi sempre più lucidi.

Shirou sorrise intenerito e annuì, mostrandogli persino il mignolo.

-E' una promessa, Hyouga. Ricordati che puoi chiamarmi ogni volta che vuoi e per qualsiasi motivo, io tengo sempre il telefono acceso.-

Si scambiarono gli ultimi saluti e riattaccarono, e Yukimura era già un fiume di lacrime, esattamente come Fudou e Hiroto.

-Vedi? Non ci voleva troppo!- Esclamò Atsuya dandogli qualche pacca sulla schiena, per poi dettargli il numero di suo fratello e sedersi accanto a lui. –Susu, non piangere adesso, hai parlato con aniki, hai mangiato e ora puoi ritornare al dormitorio con qualche problema in meno.-

Yukimura lo guardò e annuì un paio di volte, asciugandosi gli occhi e le guance con la manica della felpa, per poi finire di bere il brodo e tirare fuori il portafoglio, pronto a pagare, ma Atsuya negò con la testa e gli disse che avrebbe pagato lui, per quella volta. Con un sorriso in viso, il ragazzo si alzò in piedi e si inchinò di fronte a lui un paio di volte, ringraziandolo ad alta voce, per poi afferrare il proprio borsone e correre fuori dopo aver augurato una buona notte ai quattro uomini.

-Commuovente, ho esaurito le lacrime per questa settimana ora.- Disse sarcastico Hiroto mentre faceva finta di asciugarsi gli occhi con una banconota spiegazzata, la quale fu rubata da Haizaki e intascata senza il minimo pudore.

-Penso che stiamo prendendo un po' troppo seriamente la faccenda. Sono solo ragazzini, saranno anche problematici, ma hanno le loro preoccupazioni.- Provò a dire Fudou, ma Hiroto lo bloccò mettendogli le mani in faccia, schiaffeggiandolo fino a fargli diventare la faccia rossa.

-Non si fraternizza con il nemico e tu, Fudou Akio, ti stai ammorbidendo decisamente troppo. Dov'è la pietra di Alius? Forza, tirala fuori e va ad infettare della gente.-

Il silenzio più totale, fino a quando Fudou, balbettando, riuscì a dire una frase.

-Che... che cazzo è una pietra di Alius?-

Oasis - Cosa fa la Resistance quando non è in campo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora