Capitolo 7: Ginjirou non farebbe mai una cosa simile

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-Vuoi dirmi o no dove sei scomparso con Kurosaki?- Chiese Gomaki aspettandolo fuori dal cancello della sua villa, appoggiato al muretto. Senguuji fece per un momento di non sapere di cosa stesse parlando, sorpassandolo con passi veloci, ma ormai era inutile: Gomaki si era attaccato a un suo braccio e sembrava essere pronto a farsi trascinare fino a scuola.

Non che sarebbe stato troppo difficile per lui, non pesava neanche troppo.

-Dovresti farti un bel mazzo di cazzi tuoi.-

-Ma non mi chiedi mai cose personali!-

-E ci credo, coglione, ci sei già tu stesso a urlare ai quattro venti i tuoi segreti.-

Gomaki roteò solamente gli occhi e si staccò dal suo migliore amico, continuando a camminare al suo fianco con le mani in tasca. Le sue dita si strinsero attorno a un pezzettino di carta e, incuriosito, lo tirò fuori, non ricordandosi di aver messo qualcosa dentro la giornata prima. Anche Senguuji lanciò uno sguardo al bigliettino spiegazzato, ma guardò da un'altra parte non capendo cosa ci fosse scritto.

-E' un dialetto del nord, non provare a tradurlo, perdi solo tempo.- Disse lui mentre tirava fuori il telefono e digitava qualcosa e il ragazzo dai capelli bianchi si sentì offeso nel profondo. Il suo migliore amico stava per caso dubitando le sue capacità linguistiche?

Non gli dava torto.

-Beh, fare un tentativo non nuoce, no?- E, detto quello, avvicinò il biglietto di più, provando ad analizzare ogni singola sillaba. La cosa andò avanti per tutto il tragitto fino a scuola e venne salvato più e più volte da Senguuji mentre attraversava la strada senza guardare.

Un altro motivo per il quale facevano bene ad andare sempre insieme.

Verso l'entrata di scuola, si rese conto di star coprendo una piccola freccetta con il proprio dito e, appena girato il foglietto, lasciò andare un sospiro di sollievo quando notò che c'era la traduzione nel giapponese che conosceva bene. La calligrafia era davvero minimalista e quasi perfetta, come se fosse stata digitata al computer, però la penna aveva perso un po di inchiostro verso la fine.

-Toh, c'è pure in giapponese normale, sei un uomo di mal—Iniziò a dire, girandosi verso il suo migliore amico, ma bloccandosi quando si rese conto di essere rimasto completamente solo nel cortile della scuola. Guardò a destra e a sinistra, fino a quando non vide la sua lunga chioma rosa. Era comodamente seduto sul muretto che divideva la scuola della Dragonlink dalla Seidouzan, sembrava stesse aspettando qualcosa, e quello fu l'esatto momento in cui Gomaki lanciò via la sottile possibilità di poter riavere le risposte al quiz di inglese.

Iniziò a leggere il bigliettino e, una volta finito, sbiancò dalla testa ai piedi, nascondendosi dietro a un albero per non farsi notare da nessuno dei suoi compagni di classe.

Gomaki Tetsurou non solo era un'idiota affascinante e incredibilmente palestrato, era persino cieco.

Sul foglietto, c'erano scritte testuali parole:

"Dato che sei così scemo da capire i miei segnali e dubito tu conosca il dialetto di Sapporo, te lo dirò qua: incontrami oggi sul tetto del dormitorio dove sto con Yukimura, verso le otto. Devo parlarti urgentemente.

Firmato Makari."

Con "oggi", Makari intendeva ieri. E questo significava che Gomaki non solo non si era presentato, ma aveva lasciato quel ragazzo al freddo per chissà quanto tempo.

Beh, lui è dell'Hokkaido, dubitava fortemente che soffrisse il freddo come lui.

Si girò di scatto e, vedendo ancora il suo migliore amico da solo, gli corse contro e lo prese per le spalle, urlando così forte da spaventarlo e tirargli un cazzotto sulla guancia.

-MA SEI RINCOGLIONITO?! MI HAI SPAVENTATO!- Urlò lui mentre prendeva un fazzoletto e lo posava sul suo naso ormai sanguinolento.

-Cazzo me ne frega! Sono un deficiente, Makari mi aveva chiesto di uscire ieri sera, e ieri è stata l'unica volta che non ho controllato nelle tasche!- Urlò a sua volta Gomaki, disperato come non mai mentre si accasciava sulle spalle dell'amico, riuscendo magicamente a non sporcargli la divisa.

-E cosa dovrei fare? Andare da lui al tuo posto?- Chiese Senguuji sarcastico, leggermente deluso da non aver visto il ragazzo dai capelli castani. Strano, si erano pure dati appuntamento, invece doveva starsene con quella piattola del suo migliore amico. Poteva, per una volta, parlare per bene e da solo con la sua cotta o chiedeva troppo?

-Non darmi idee strane, Yamato! Io sono in crisi, come farò a guardarlo in faccia dopo tutto questo bordello?!-

-Non che la sua faccia sia comunque molto visibile, ritieniti fortunato a non poter vedere la sua espressione.-

Gomaki spalancò gli occhi e posò una mano sul proprio petto, oltraggiato dall'esclamazione del ragazzo più grande. Come osava dire una cosa del genere riguardo al suo Ginjirou?! Lui riusciva ad essere espressivo con un solo occhio, era solo incompreso e aspettava qualcuno che gli venisse incontro!

Oppure quella era tutta una finta e Makari davvero non provava niente.

"Baggianate! Calunnie! Idiozie! Il mio Ginjirou non farebbe mai una cosa simile!"

-Non so di cosa tu stia parlando, ma il tuo Ginjirou, molto probabilmente, ti vuole morto dalla prima volta che gli hai parlato.- Rispose Senguuji mentre lo trascinava in classe, borbottando chissà cosa sottovoce.

-Mica pensavo di aver parlato, grazie bro, ma ora cosa cazzo faccio?????- E si attaccò a lui per la terza volta nella mattinata. I loro compagni si allontanarono, improvvisamente terrorizzati dall'espressione omicida che Senguuji pareva avere in quel momento. Una parola in più e Gomaki sarebbe volato giù per le scale, si sarebbe fatto tutti e quattro i piani rotolando. Era un piano così geniale, così a prova di idiota, che quasi si dimenticò di Gomaki al secondo piano.

"Mah, meglio per me, oggi non sono dell'umore. Perché non mi ha risposto Kurosaki, poi? Mi ha dato seriamente buca?" Pensò tra sé e sé, lasciando dietro di sé le urla di Gomaki, sempre più deluso di aver perso una chance simile.

Nel frattempo, Makari aprì gli occhi e li puntò sul cielo azzurro che si rifletteva sul pavimento lucido del tetto. Si strinse un po' di più nel sacco a pelo e nascose il viso nella sciarpa.

Era stato un'idiota ad aspettarlo così tanto, vero? Si era persino addormentato, non era da lui prendere l'iniziativa, però aveva sempre avuto un buon presentimento guardando Gomaki, come se in lui ci fosse davvero qualcosa di diverso rispetto agli altri.

Era deluso di essere rimasto da solo? Molto. Era quello un rifiuto? Probabilmente. Si sarebbe alzato molto presto? Per nulla.

Tornò in sé quando sentì Yukimura sedersi accanto a lui con una tazza fumante di cioccolata calda, proprio come piaceva a lui. Non aprì bocca, posò la testa sulla sua spalla e si fece cullare dal lento battito del suo cuore, insieme alle parole cantate sottovoce che erano così simili a quelle di sua madre.

Oasis - Cosa fa la Resistance quando non è in campo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora