Yukimura, per quanto potesse risultare un po' ingenuo e forse troppo confuso, sapeva usare molto bene il cervello e aveva un sesto senso quasi perfetto.
Ed erano un paio di settimane che aveva uno strano presentimento ogni volta che il suo sguardo si posava su Kishibe Taiga, un suo compagno di squadra con il quale aveva parlato di meno. No, Senguuji non contava, il ragazzo più grande lo aveva visto una volta e aveva deciso di adottarlo seduta stante senza chiedere il suo permesso.
Aveva sempre pensato che, in un modo o nell'altro, sarebbe andato d'accordo con l'altro ragazzo dai capelli blu, specialmente per il fatto che avevano dei tiri simili e, a detta sua, i loro allenatori erano molto amici. Secondo i suoi calcoli, tutto era a loro favore, doveva solamente iniziare una discussione con la quale si sarebbero sempre ritrovati, ma ovviamente andò tutto in frantumi il momento in cui il vero Kishibe Taiga si fece vedere.
Non si era visto troppo, si trattava di una minuscola frattura nel personaggio che si era creato, ma Yukimura era riuscito a cogliere il momento esatto, e riusciva a vedere un ragazzo tanto solo, quasi un guscio vuoto che veniva riempito più e più volte da cose diverse per rendere felici chi si trovava attorno a lui.
"Forse ho sbagliato carriera, avrei dovuto scegliere di diventare uno psicologo..." Pensò il ragazzo dai capelli blu quella stessa sera, sdraiato a pancia in giù nel proprio letto mentre stringeva a sé un cuscino.
-I tuoi pensieri sono così rumorosi da farsi capire, Hyouga, lo sai?- Gli ricordò il ragazzo seduto per terra mentre provava e falliva miseramente a ricopiare uno dei loro compagni di squadra. A Yukimura scappò una risata.
-Anche a te si capisce benissimo, Ginjirouccio. Non tutti sono portati per l'arte.- Rispose con un sorriso sulle labbra il più basso dei due, posando la testa sulla spalla di Makari per guardare quello che stava cercando di disegnare.
-Disegnare non deve essere così difficile, guarda, non è nemmeno così brutto!-
Gomaki era parecchio più bello in persona, se quel obbrobrio su carta poteva ritenersi come ritratto realistico.
-Fa schifo.- Disse Yukimura, prima di vedere Makari alzarsi e lanciare il blocco giù dalla finestra. A quanto pare i suoi esperimenti erano finiti lì, per quella sera, e non sapeva se esserne felice o meno. Il ragazzo si lasciò cadere sul letto accanto a lui ed entrambi si ritrovarono a fissare il soffitto senza dire alcuna parola tanto persi erano nei propri pensieri.
Yukimura doveva davvero trovare il modo per aprire il muro che Kishibe si era costruito tra lui e il mondo, se lo era promesso dalla prima volta che aveva visto la parte vera del ragazzo, e non avrebbe chiesto aiuto.
-L'hai sentita l'ultima? Shirosaki-senpai sembra trovarsi nei dintorni ultimamente, me ne ha parlato l'allenatore Fubuki.- Iniziò Makari dopo essersi tolto la sciarpa e Yukimura, pur sovrappensiero, non smise di legargli i capelli davanti alla faccia, scioccato in ogni modo.
-Shirosaki-senpai? Che diamine ci fa a Tokyo? Non dirmi che ha lasciato l'Hakuren da sola!- Esclamò scioccato il ragazzo, tirandosi a sedere di scatto e tirando i capelli del compagno nel frattempo, il quale imprecò sottovoce.
-Non lo so, Hyouga, ti ho detto che l'allenatore Fubuki me lo ha detto l'altra sera al telefono. Probabilmente lo ha visto in giro oppure si sono incontrati.-
Quello aveva distratto Yukimura dal suo pensiero principale e si concentrò completamente sul loro ex capitano, cercando un modo per giustificare quell'apparizione così sospettosa. Da quanto lui sapeva, Shirosaki era nato e cresciuto in Hokkaido e la sua famiglia era un pilastro fondamentare per il rifornimento di legna nella piccola cittadina in cui vivevano, specialmente d'inverno, che senso aveva spostarsi proprio all'inizio della stagione più impegnativa?
Nessuno dei due riuscì a venire a capo della faccenda fino quasi il giorno dopo. Makari aveva ignorato palesemente il suo fidanzato per passare più tempo con l'ace striker dell'Hakuren. Avevano passato l'intera notte a torturarsi e sparare teorie varie, arrivando persino all'idea peggiore: il senpai Shirosaki era stato aggirato da un vecchio pervertito travestendosi da chissà chi di attraente, si erano dati appuntamento a Tokyo e quello significava che il ragazzo era in pericolo.
Chissà perché, ma quella fu la teoria che entrambi ritennero più veritiera.
-Tokyo è enorme, e non sappiamo nemmeno se si sono ancora visti!- Urlò Yukimura nel panico più totale, sballantolando il povero Makari a destra e manca tenendolo per la sciarpa e, perciò, rischiando di strozzarlo una volta per tutte. –Ginjirouccio, dobbiamo assolutamente trovare un modo per salvarlo e riportarlo a tagliare legna!-
Il ragazzo più basso sentì qualcuno fissarlo parecchio intensamente dall'altra parte del campo, e una vocina nella sua testa gli disse di non chiamare mai più il suo migliore amico con quel nomignolo, chissà a cosa erano stati sottoposti i giocatori della Dragonlink per renderli così...muscolosi.
Dopo un allenamento che proprio non sembrava voler giungere al termine, nessuno dei due ragazzi dell'Hokkaido fecero a gara per raggiungere le docce, si appostarono vicino alle panchine per osservare l'unico ragazzo oltre a loro seduto a bordo campo.
Ovviamente, trattandosi di Kishibe, l'interesse di Yukimura tornò agli stessi livelli della serata precedente, determinato a scoprire il più possibile su quel ragazzo così enigmatico, e Makari, da bravo migliore amico, gli faceva da spalla. Se ne stava appoggiato al muro con il telefono in mano, e ogni tanto alzava lo sguardo per guardarsi a destra e sinistra, senza trovare apparentemente quello che tanto cercava.
-Ragazzi, cazzo state facendo?- Sussurrò Atsuya dietro di loro senza spaventarli, e Makari ci mise ben poco a spiegargli quello che stava succedendo. Bene così, avevano due occhi in più per tenere sotto controllo l'ex capitano Kidokawa.
-Fermi, ma quello là non è---
-KITAKI TSUNEO?!-
Il ragazzo dai capelli bianchi, sentendo il suo nome venir chiamato, voltò lo sguardo verso la piccola macchiolina blu in fondo al campo e assottigliò lo sguardo. Chi aveva urlato il suo nome con così tanta forza da farsi sentire da quella distanza? Cavolo, proprio l'unico giorno in cui aveva dimenticato di mettersi le lenti a contatto graduate per bene...
-Capitano, sicuro sia questo il campo in questione? Non c'è tecnicamente nessuno qua.- Disse il tale nuvoletto dopo aver scosso la testa ed essersi arreso a cercare il proprietario della voce. Shirosaki accanto a sé annuì qualche volta e guardò l'indirizzo per l'ennesima volta nel giro della stessa ora. Non solo stava facendo lavoro di beneficenza aiutando il più alto a cercare il misterioso "Bay Laurel" come si era presentato, ma doveva persino assicurarsi che nessun mal intenzionato volesse aggredire quel fiocco di neve che era, appunto, il bestione accanto a lui.
-Eppure Laurel mi ha detto che questo campo da calcio era quello giusto...ho controllato più e più volte! Gli ho pure chiesto di farmi inviare una foto.- Gli disse mentre metteva a confronto la foto che il ragazzo gli aveva inviato e quello che si trovava di fronte a lui. –Guarda, il ponte è lo stesso!-
Kitaki scosse solamente la testa e incrociò le braccia al petto, già esausto di aver camminato tutto il dannato giorno sotto al sole caldo di Tokyo, era strano vedere tutti gli abitanti già con la giacca mentre in Hokkaido avevano appena iniziato ad indossare felpe per uscire.
Qualche minuto dopo e tante imprecazioni mentali mutate proprio per impedire di far perdere le staffe a Shirosaki, un ragazzino leggermente più basso di lui e visibilmente nervoso si avvicinò a loro. Onestamente non aveva mai visto una divisa del genere, doveva essere una squadra di poco conto oppure relativamente nuova, ma il viso del ragazzo gli era familiare, e anche parecchio. Dove diamine lo aveva visto? La sua carnagione leggermente abbronzata gli suggeriva che no, non veniva dal profondo nord in cui era nato, e quello già restringeva di molto la cerchia.
-Ehm...scusate per disturbarvi, ma sto cercando un certo...Wolfe Whyte o qualcosa del genere, aspettate che cerco un'immagine.- Chiese parecchio nervosamente mentre digitava qualcosa al telefono, per poi bloccarsi e puntare lo sguardo verso Shirosaki, il quale fece la stessa identica cosa.
Kitaki, tra di loro, già stava iniziando a capire cosa stesse succedendo, e ne ebbe la conferma quando vide entrambi arrossire vistosamente e restare a fissarsi per interminabili minuti.
Era circondato da idioti, possibile fosse una calamita per casi umani?
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Oasis - Cosa fa la Resistance quando non è in campo?
HumorIn preparazione al loro futuro scontro con la Inazuma Japan nel Galaxy, come hanno vissuto questi undici ragazzi a stretto contatto l'uno con l'altro? La loro quiete sarà distrutta dall'arrivo di quattro allenatori, teste calde esattamente come loro...