Capitolo 21: Flashback e coccole

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-Signorino Kurosaki, desidera qualcos'altro? Abbiamo un'ampia varietà di tè che siamo sicuri possa piacerle.-

L'ennesima cameriera nel giro di un'ora che provava a convincerlo a ordinare da mangiare o da bere, però come diamine avrebbe potuto scegliere? C'era veramente l'imbarazzo della scelta, in ogni singolo significato della parola, e Makoto iniziava a sentirsi un po' fuori luogo.

-No grazie, davvero, sto bene così.- Disse quasi sottovoce, tirandosi le gambe al petto mentre si sistemava sul davanzale della finestra. Non solo era imbottito e molto più largo del normale, ma sembrava essere stato costruito apposta per sederci sopra, e chi era Makoto per decidere di sedersi per terra?

Era ormai il quinto giorno che era scappato di casa insieme a Yamato (non molto distante, eh), e nessuno lo aveva cercato, neppure la polizia sembrava aver avviato una ricerca, e non sapeva cosa provare. Ovviamente amava la sua famiglia, però c'era stato un distaccamento negli ultimi mesi e non sapeva se sarebbe tornato tutto alla normalità.

-Capisco. Il signorino Senguuji ci ha informato di dover trattarvi con il rispetto dovuto, perciò saremo al vostro servizio.- Neanche il tempo di ringraziarla che la donna era già uscita, chiudendosi la porta alle spalle.

Ecco, la cosa buona che era riuscito a rimediare dopo tutto quel bordello era proprio Yamato, il ragazzo senza cuore che si divertiva a prenderlo di mira durante l'Holy Road. Certo, neanche lui si era comportato meglio durante quelle partite di allenamento tra la Seidouzan e la Dragonlink, ammise di averlo forse provocato troppo e il pugno in pieno zigomo se lo era meritato tutto.

-E' davvero tutto quello che sai fare, Senguuji Yamato?!- Urlò senza fiato il ragazzo moro mentre si tirava lentamente in piedi. Aveva le ginocchia sbucciate e il suo corpo gli faceva male in un modo pazzesco, ma ormai non si sarebbe fermato prima di aver distrutto il portiere.

Si divertiva tanto a schernirli, no? Bene, lo avrebbe fatto nero, tanto per ricordargli di non fare il gradasso.

Il ragazzo in porta rise e prese il pallone in mano, per poi puntare le iridi azzurre nelle sue. Era dannatamente bello, Senguuji Yamato, ma sapeva anche essere un pezzo di merda all'ennesima potenza. E ne era a conoscenza, perché se no non si spiegava quel ghigno di superiorità che sembrava essere disegnato ad opera sul viso.

Senguuji scosse la testa un paio di volte mentre faceva palleggiare il pallone sul ginocchio, come se fosse deluso all'improvviso, e riuscì a prenderlo in pieno con un tiro ben calcolato. Cadde ovviamente per terra e riuscì solo a sentire le voci ovattate dei suoi compagni, i quali chiamavano il suo nome con preoccupazioni. Dopo qualche minuto il viso del portiere si presentò davanti a lui, il quale lo tirò su con la forza tenendolo per la maglia.

-Seidouzan? Monte Olimpo? Ma chi vuoi prendere in giro? Non riuscirete mai a battere noi, è scritto nel fato, la Dragonlink regnerà sovrana e non importa se siete i favoriti dell'Imperatore.- Disse, per poi avvicinare al suo orecchio, in modo tale che solo lui potesse sentire. –L'Imperatore è un burattino e cadrà appena vinceremo l'Holy Road.-

-Provaci...solamente, puttana.- Provò a pronunciare a fatica sentendo il petto fare male come non mai, ma non nascose il ghigno soddisfatto vedendo l'espressione di pura rabbia di Senguuji.

Il pugno che gli arrivò fu anche quello che gli fece perdere definitivamente la lucidità.

Makoto sbatté velocemente le palpebre, quasi per risvegliarsi da quel tuffo nel passato che aveva fatto. Incredibile quanto le persone possano cambiare solo nel giro di un anno, e lui non voleva far finta di essere innocente e puro agli occhi della gente per migliorare la propria immagine.

-E' solo un peccato che tutti si facciano questa idea di me...- Sospirò mentre guardava fuori dalla finestra la strada che collegava la villa Senguuji al resto di Tokyo. Solo una macchina poteva aggirarsi da quelle parti e specialmente in quell'orario, e una macchina così costosa era ritenuta quasi un insulto al capofamiglia, chi avrebbe mai fatto viaggiare proprio figlio in un rottame del genere? Il nome dei Senguuji doveva comunque starsene molto in alto.

Non staccò gli occhi da quella macchina fino a quando non si fermò di fronte all'entrata, e solo allora decise di concentrarsi su qualcosa di diverso, l'unico ragazzo che aveva abbastanza coraggio per scendere dall'autovettura e salire la scalinata che lo conduceva alla porta come un principe.

Forse un principe viziato, ma sicuro di sé. Yamato aveva sempre saputo quale fosse il suo posto nella società e si adattava, non importava dove si trovasse, riusciva sempre a non sembrare fuori luogo. Era una cosa che aveva avuto modo di osservare molto, in quell'anno in cui si erano riavvicinati, e continuava a sorprendersi con quanta naturalezza camminava per quei lunghi corridoi, quasi infiniti.

Era Yamato a essere mozzafiato. Aveva un brutto carattere, però vedevano prima il suo perché Makoto aveva sempre fatto finta di essere l'angioletto che tutti volevano che fosse.

Somigliava a un angioletto, che senso aveva comportarsi male?

-Possibile tu sia sempre perso nei tuoi pensieri appena torno a casa?-

-C'è molto silenzio, e ho comunque molto su cui riflettere.-

Yamato scosse la testa e lanciò la cartella chissà dove, per poi sedersi dietro a lui per stringerlo contro il suo petto. Aveva ancora la divisa addosso, sistemata alla perfezione e senza una minima piega. Chissà come faceva, doveva farsi spiegare un bel po' di cose.

-Smettila di pensare e resta nel mondo dei vivi con me, sono stato tutto il giorno a scuola e non riuscivo a smettere di pensarti.- Disse il più alto mentre nascondeva i viso tra i suoi lunghi capelli.

-Anche a distanza riesci a distrarmi, Makoto.-

Era inutile nascondere il rossore che ormai sembrava essersi attaccato alla gote di Makoto, erano giorni interi che veniva sommerso da complimenti e, puntualmente, il suo cervello andava in pappa e non riusciva a dirgli niente in risposta. Ma quel giorno sarebbe cambiato tutto!

-Non che sia molto diverso per me, sono circondato da cose che ti appartengono...- Rispose, e per un momento pensò che l'altro ragazzo non era riuscito a capire o che non lo aveva ascoltato, ma dovette cambiare idea quando si sentì preso in braccio e posato su una spalla proprio dal diretto interessato.

Se il padre di Yamato non li avesse interrotti proprio in quel momento, molto probabilmente Makoto avrebbe trovato un ulteriore motivo per non alzarsi dal letto tutto il giorno.

-Ehm...non era mia intenzione interrompervi e posso giurarvi che dimenticherò qualsiasi immagine mi sia rimasta impressa nella mente, volevo solamente avvisarvi di preparavi che stasera andiamo a mangiare fuori.- Disse Senguuji Daigo con le mani sugli occhi, proprio per confermare quello appena detto, e Makoto sapeva che non si trovava nella posizione idonea per venir interrotti dal padre del suo ragazzo.

-Sisi, come vuoi papà, ora smamma che non ho sbatti ora.- Gli rispose e per poco non fu beccato in pieno viso da un mocassino che, molto probabilmente, sarebbe bastato per comprargli guardaroba nuovo di zecca.

Ah, la vita dei ricchi proprio non riusciva a comprenderla a volte.

Dopo qualche battibecco, finalmente i due restarono da soli e, dopo esser stato lasciato cadere piuttosto delicatamente sul letto, non riuscì a non sudare freddo vedendo il ragazzo dai capelli rosa slacciarsi la cravatta, parlando con tono malizioso.

-Guardiamo un po' dove ci siamo fermati prima.-

-...Yamato, non abbiamo neppure cominciato

Oasis - Cosa fa la Resistance quando non è in campo?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora